Si aspettavano questi Campionati Europei di atletica di Berlino, come l’evento che avrebbe risollevato risultati e morale dell’atletica italiana, dopo i 2 anni con Olimpiadi di Rio de Janeiro e Campionati Mondiali di Londra avari di soddisfazioni.
Un contesto continentale, senza gli atleti caraibici nella velocità e senza gli africani nel mezzofondo, avrebbe potuto consentire risultati dignitosi anche a livello di titoli e medaglie.
A gare concluse la squadra italiana non pare abbia risposto a quelle che erano le attese.
Questo può derivare anche dal confronto con i successi che ci sono stati nei concomitanti Campionati Europei di nuoto, che nell’ambito di questi primi Campionati Europei Multisport, si sono disputati a Glasgow.
O anche vedere nazioni, storicamente meno evolute in atletica, avere atleti di grande fascino in più di una specialità (citiamo quasi a caso Norvegia, Belgio, Olanda, Svezia, Grecia, ecc.) o trovare una Polonia devastante non solo nei lanci ma anche in parecchie altre specialità.
Considerando anche, come poi vedremo nelle classifiche di medagliere e in base ai finalisti, l’assenza, almeno come nazione, della Russia.
Se un’analisi più tecnica, come quello che deriva dalla classifica dei punteggi in base ai primi 8 (la Placing Table) risolleva in parte il “poco” che ha fatto l’Italia, con un piazzamento oscillante tra il 6° e l’8° posto, a seconda si considerino anche i punteggi (favorevoli per l’Italia) nelle classifiche per nazioni della maratona e un confronto in linea con quello delle più recenti edizioni dei Campionati Europei, il medagliere classico ci ripone nelle posizioni basse di classifica (16° posto nella classifica ufficiale, anche considerate le gare a squadre).
Proviamo a trovare però anche qualche fattore positivo, come è stato il buon andamento delle gare di mezzofondo e maratona con 3 medaglie di bronzo e e un 5° posto e anche, bene o male, di altri 3 finalisti fra 1500 e 3000 siepi. Ma questo riguarda solo il settore maschile, perchè fra le donne, Dossena e compagne nella maratona a parte e il bel progresso della Mattuzzi nei 3000 siepi, il mezzofondo femminile praticamente non si è visto a Berlino, visto l’assenza di atlete nei 1500, 5000 e 10000. E meno male che c’è sempre la sicurezza Antonella Palmisano, che dopo le Olimpiadi Rio nel 2016 e i Mondiali di Londra nel 2017 continua a ottenere il miglior piazzamento italiano in una manifestazione internazionale.
Oppure la crescita dei giovani, che in campo europeo sono sicuramente competitivi, come il duo Crippa-Chiappinelli, o lo stesso Filippo Tortu (anche se tutti si aspettavano un piazzamento da podio), un Desalu rivelazione e altri giovani competitivi (Rachik e Stano per esempio), mentre tra i veterani, se lo possiamo considerare tale, si è visto un Gianmarco Tamberi, che si è difeso al meglio, anche se lontano dai fasti ante infortunio.
Negative le prestazioni dei lanciatori, con la sola Osakue, bella sorpresa con il 5° posto nel disco, mentre in generale per le 4 staffette, a livello europeo, ci si aspettava qualcosa di più (e una medaglia, come abbiamo visto, è stata proprio cacciata via nella 4×400 femminile).
Queste le dichiarazioni del C.T. Locatelli: “Siamo stati massacrati dal nuoto? Sì, ma quella è un’altra storia. L’acqua ce l’hanno solo in pochi posti, tutti sanno correre. Non siamo soddisfatti, però domani è un altro giorno”. Nella successiva conferenza a conclusione delle gare ha ribadito: “Qualcuno ha pagato lo scotto del contesto europeo. Ma devo dire che avevo messo in busta chiusa la mia previsione e fino a oggi di medaglie d’oro non ne vedevo, e nemmeno d’argento. Io sono soddisfatto di come sia andata. Molti quarti e quinti posti sono positivi. Sono sincero: dalla Pedroso mi aspettavo il bronzo, e anche da Vallortigara e Tortu. Sulla staffetta 4×400 donne mi prendo la responsabilità di non aver lasciato fuori Libania Grenot in semifinale per farle risparmiare un turno.”