Roma – E’ stato uno dei primi a ipotizzare l’addio tra Antonio Conte e la Juventus. Ultimamente hanno destato scalpore le sue dichiarazioni sul neo tecnico Allegri che, a detta sua, non porterà i bianconeri oltre il sesto-settimo posto nella prossima Serie A. Stiamo parlando di Tony Damascelli, prima firma de Il Giornale che abbiamo voluto intervistare per cogliere appieno gli elementi cardine del suo pensiero in merito alla vicenda Conte Juventus.
E’ stato tra i primi a ipotizzare un possibile addio di Antonio Conte, ne parlava già la primavera scorsa. Da cosa derivava tanta sicurezza?
Nessuna certezza ma sensazioni forti, parlando con l’allenatore, intuendone lo spirito. Il mestiere di giornalista, quello di un tempo forse, è semplicemente: osservare, capire, trasmettere.
Ultimamente ha dichiarato che il mercato non è il fattore alla base delle dimissioni del tecnico lasciando intuire altre motivazioni. Conte era diventato in qualche modo “scomodo”. Se si nei confronti di chi?
Conte, come Del Piero, era diventato, forse lo è sempre stato, scomodo perché amatissimo dai tifosi, protagonista da capitano e poi da allenatore, in un ambiente che difficilmente sa accettare che altri possano diventare primi attori.
Citando Sacchi “per vincere serve una società forte, un grande allenatore e ottimi giocatori”. Quale squadra ha il maggior mix di queste tre componenti e vede, quindi, favorita per lo scudetto?
Non faccio pronostici, li sbaglio sulle squadre non sui calciatori però. Comunque Roma e Napoli sono messe bene e il Milan non può certe ripetere la stagione disastrosa.
In un suo intervento ha ricondotto i recenti successi della Juventus quasi esclusivamente ad Antonio Conte evidenziandone il ruolo “alla Mourinho”. E’ stata la classica eccezione alla “regola Sacchi”?
Sacchi non detta regole se non in campo e bene. Lo stesso Sacchi era la smentita alle sue parole. Un allenatore è importante, anche decisivo quando riempie i vuoti della società o della squadra.
Ha destato scalpore la sua dichiarazione secondo cui la Juve di Allegri, nella prossima stagione, arriverà sesta o settima. Quali sono le motivazioni che la portano a pensarla in questa maniera?
Perché è normale, dopo un grande periodo, fermarsi, quasi sgonfiarsi soprattutto se il nuovo allenatore ha certe caratteristiche.
Luciano Moggi ha rivelato che Massimiliano Allegri è stata una scelta giusta quanto aziendalista. Le dà ragione, seppure a metà.
Si assumono allenatori perché bravi allenatori e non aziendalisti.
“Gli allenatori vanno, la Juve resta”, “per tradizione la Juve cede ma continua a vincere”. Luoghi comuni da smontare o c’è qualcosa di vero?
Non è vero che la Juventus abbia continuato a vincere anche cambiando allenatori, così come il Milan o l’Inter o altri club. Basti pensare al Manchester United.
Ancelotti nel dopo Lippi, Benitez nel dopo Mourinho. Gli esempi di insuccesso (a volte parziale, a volte totale) dopo la chiusura di un ciclo sono molteplici. Cosa potrebbe salvare Allegri da un destino che pare segnato?
La società, forte, compatta e una squadra che capisca ogni giorno che cosa significhi essere juventini.