Con il peggior inizio di stagione dal ritorno in serie A, il Napoli è davanti a un bivio.
Ai primi di ottobre ci sarà una nuova sosta per la nazionale. Momento ideale per prendere una decisione drastica: mandar via l’allenatore spagnolo e affidarsi a un traghettatore (Reja?) o a un allenatore di prestigio internazionale che possa risollevare la stagione programmando la prossima (Mancini? Spalletti?).
Tifosi e addetti ai lavori si confrontano nei bar, nelle piazze e via etere, sulle tantissime emittenti private (radio e tv) che seguono le vicende del Calcio Napoli. Proviamo a sintetizzare tutte le argomentazioni che vengono utilizzate per supportare le due posizioni.
Con Benitez: Rafa deve rimanere a Napoli
1) Solo sfortuna.
Se Higuain avesse segnato il rigore con il Chievo, se Gargano e Callejon avessero segnato con l’Udinese, se l’arbitro avesse fischiato il rigore e l’espulsione contro il Palermo, ora staremmo parlando di un Napoli almeno terzo, seppur balbettante. Pur vincendo una sola partita, in campionato la squadra non ha mai subito il gioco dell’avversario, pareggiando e perdendo solo per episodi sfotunati.
2) Ancora troppo presto.
Siamo solo alla quarta di campionato. La squadra vive un momento negativo ma passeggero. L’eliminazione dalla Champions ha depresso il gruppo, ma già in passato (con Valencia, Liverpool e Chelsea) Benitez ha saputo riprendersi da un brutto inizio, portando poi la squadra al successo. Dopotutto, il Napoli non è ancora fuori gioco e a fine dicembre ha la Supercoppa contro la Juve: una vittoria potrebbe mettere un titolo in bacheca e dare la svolta alla stagione.
3) Il progetto deve andare avanti.
Il tecnico spagnolo lo scorso anno ha dato un’impronta tattica precisa agli azzurri, imponendo in pochi mesi un netto cambio di passo rispetto alla precedente gestione, nella mentalità, negli schemi e nell’atteggiamento della squadra in campo: non più difesa e contropiede ma un chiaro tentativo di comandare il gioco. Quando le cose vanno male, poi, il tecnico non protesta contro l’arbitro ma analizza la gara, ammette gli errori e si ripropone di correggerli. Un approccio europeo che piace tanto al presidente, uno dei motivi principali che lo hanno indotto a scegliere Benitez.
4) Le colpe sono di tutti.
Questa situazione è figlia di tanti errori: una campagna acquisti troppo condizionata dal “no” dei grandi nomi (Mascherano, Gonalons, Lucas Leiva, lo stesso Reina) e dai preliminari con il Bilbao ha portato a Napoli seconde e terze scelte, che hanno bisogno di tempo per essere funzionali alla causa azzurra; la cessione di nomi importanti nel gruppo (Pandev, Dzemaili, soprattutto Behrami e Fernandez, oltre a Reina) ha privato la squadra dei punti di riferimento nello spogliatoio e il tecnico di rincalzi di sicuro affidamento per fronteggiare i momenti difficili; la società non sembra così forte né dal punto di vista economico (il monte ingaggi frena il mercato) né politico (De Laurentiis è fuori dalla stanza dei bottoni, sovrastato da Lotito). Sicuri che la colpa sia solo dell’allenatore?
5) Mancano alternative.
Esonerando Benitez si darebbero tanti alibi alla squadra, che rischierebbe di vivacchiare in campionato, sentendosi ormai già assolta da eventuali critiche, e puntando solo alle coppe. Esistono poi eventuali sostituti all’altezza? Reja sarebbe un triplo salto all’indietro. Spalletti e Mancini non hanno lo stesso curriculum dello spagnolo. E tutti si ritroverebbero a gestire una rosa che non hanno scelto in prima persona, con tutte le conseguenze del caso.
Contro Benitez: deve essere esonerato
1) I numeri parlano chiaro.
Il Napoli di Benitez ha prodotto il peggior inizio di campionato dell’era De Laurentiis. Oltre ai 4 punti (solo Donadoni aveva fatto così male, ma con una squadra di gran lunga inferiore) pesa l’eliminazione dalla Champions. Il preliminare è stato gestito male dallo staff tecnico, che ha sbagliato la preparazione e la formazione. Benitez ha fatto perdere decine di milioni di euro alla società, fallendo il principale obiettivo della stagione.
2) Senza gioco, senza lucidità.
Il tecnico non sembra essere in grado di risalire la china. Si fossilizza su un modulo non congeniale alle caratteristiche dei giocatori, peraltro ormai prevedibile e ben letto da tutte le avversarie. I continui cambi sulle fasce e in mezzo al campo confondono e impediscono che si crei l’amalgama. Più che un turnover, il suo sembra un tentativo di mischiare le carte per imbroccare la scelta giusta. Molti giocano fuori ruolo, altri non vengono messi nelle condizioni di rendere al meglio, altri ancora (Albiol) sono palesemente in difficoltà ma giocano sempre.
3) La squadra non lo segue.
I giocatori non lo seguono più. Fin dal ritiro, tanti gesti eclatanti hanno evidenziato una rottura fra il gruppo e la guida tecnica: Callejon, Higuain, Insigne e Behrami i casi più evidenti di un malessere che cova da settimane e che, secondo voci di corridoio, sarebbe esploso negli spogliatoi di Udine, dopo il radicale cambio di formazione che ha messo fuori tutti i big del centrocampo.
4) Non c’è feeling con la società.
La luna di miele fra Benitez e il Napoli si è interrotta all’inizio dell’estate. Dopo la vittoria in Coppa Italia il tecnico aveva annunciato almeno tre colpi di valore e qualche buon rincalzo. Sono arrivati solo rincalzi. Dimenticati i proclami di inizio ritiro, quando tutti parlavano di scudetto, il tecnico ha messo le mani avanti, dicendo che l’eliminazione dalla Champions non era una tragedia e andando in vacanza per una settimana dopo la prima vittoria. Non ha il coraggio di esprimere il suo dissenso, ma fa ripicche indispettendo l’ambiente, come quando era all’Inter. Il silenzio di De Laurentiis è emblematico e il suo viaggio negli Usa è indicativo: fece così anche prima di cacciare Donadoni.
5) Il mercato è anche suo.
Sarà pur vero che i nomi chiesti da Benitez non sono arrivati, ma il mercato ha avuto il suo pieno appoggio. Lui stesso ha definito la rosa perfetta. Molti degli acquisti (David Lopez, De Guzman, Michu) sono stati suggeriti da lui e sempre lui ha avallato le cessioni di Fernandez e Behrami, che hanno indebolito una fase difensiva già traballante (poi ci meravigliamo che il Napoli subisca tanti gol). In due anni ha smembrato un gruppo solido, mandando via innanzitutto il capitano Cannavaro poi tutti i leader dello spogliatoio. E ora la squadra non ha più un’anima.
Fin qui le requisitorie di difesa e accusa. A voi lettori la sentenza su Benitez.