L’incredibile storia di Minala: dal Camerun alla stazione Termini, la Caritas, la Lazio e il Bari

Pubblicato il autore: Simone Lettieri Segui

minala bari

Persino la Procura Federale ha voluto indagare sull’età, Palazzi l’ha interrogato per quasi due ore. I suoi documenti comunque sono tutti in regola, la Lazio l’ha praticamente adottato e lui l’ha preferita a Napoli e Roma (“avevo firmato un precontratto con Bruno Conti”), perché più propensa a puntare sui giovani. Dopo il debutto con la Lazio di Reja, ieri il primo gol con il Bari. A Formello guadagnava meno di duemila euro al mese e li mandava in Camerun alla famiglia: i genitori non lavorano, dieci fratelli hanno bisogno del suo aiuto. Lo fa anche per riconoscenza. Tre anni fa, fecero tutti una colletta per raccogliere un gruzzoletto da versare a un presunto talent scout locale, che gli propose un provino con il Milan. Arrivato a Roma, “non c’era il Milan e sparì pure il signore”, che gli lasciò un telefonino in mano e lo abbandonò alla stazione Termini.Mangiò alla Caritas, fece una recita in cui la sua unica battuta fu:” Non sono invisibile“. Quell’incubo si è trasformato in un bel sogno, come l’esordio in serie A e le foto in giro con i tifosi. Torniamo al 2011: la svolta vera, Minala, sperava di averla vissuta nel giorno in cui mise piede per la prima volta a Roma. Ma, alla stazione Termini, la persona che avrebbe dovuto introdurlo nel calcio italiano lo attese sul binario, gli diede un cellulare senza sim e scappò. Lo accolse la Città dei Ragazzi, comunità che si occupa dell’inserimento di giovani privi di un supporto familiare, che aveva anche una squadra in un campionato Figc, fuori classifica perché spesso giocavano ragazzi senza documenti; poi un’apparizione con lo Sporting Fiumicino, e la Vigor Perconti. È lì che Minala si fece notare negli Allievi regionali, conquistandosi un posto nella Rappresentativa regionale, ma è anche lì che iniziarono i primi sospetti sulla sua età, esplosi come un bubbone due giorni dopo la sua prima convocazione in Serie A, per il derby del 9 febbraio scorso, anche se Minala già da mesi si allenava e giocava con la Primavera di Alberto Bollini, che spinse tanto per farlo tesserare. «Come fa ad avere solo 17 anni?», la domanda che si ponevano solo i genitori degli avversari della Vigor, ma che fece prima il giro dei siti africani, poi arrivò in Italia in un lampo, suscitando tanta ironia.
I documenti, però, sono inconfutabili: la carta d’identità italiana, alla voce data di nascita, recita 24 agosto 1996. Avesse avuto davvero 30 anni, probabilmente non si sarebbe fatto espellere al fischio finale dopo aver vinto il derby contro la Roma nei quarti dei playoff scudetto, saltando la semifinale per squalifica.Quando la Lazio, dopo avergli rinnovato il contratto fino al 2018, lo ha mandato in prestito al Bari, Minala si aspettava di giocare più dei 41 minuti totali, con tanto di «bastonata» da Devis Mangia. «Minala non merita di giocare, non si allena con serietà ». Poi è arrivato quel colpo di testa contro il Cittadella che, forse, gli ha cambiato nuovamente la vita, anche se Minala ha spiegato che «l’esultanza non era polemica, ho semplicemente pensato a quanto passato in questi mesi».«Dio è forte», il messaggio inviato a Diego Tavano, più che il suo agente ormai un fratello maggiore.

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