Il razzismo ormai, è entrato di diritto come un elemento da rispettare negli stadi italiani. Senza razzismo, cori beceri, territoriali, il calcio italiano non è lo stesso. In ogni stadio, per un po’ si ascoltano i cori di incoraggiamento alla propria squadra del cuore, poi, per i restanti 80 minuti, solo cori ed inneggiamenti a distruzioni, eruzioni, colore della pelle non ammessa e quant’altro di indegno. Ieri, all’Olimpico, si è toccato il fondo. Eppure, i tifosi della Lazio, sostengono ben 4 calciatori di colore della loro squadra. Che probabilmente si saranno sentiti offesi anche loro, indirettamente. Ed il gesto di Keita, a fine gara, nell’abbraccio e nel conforto al difensore del Napoli Koulibaly, rende tristi e speranzosi in un cambiamento. Il calciatore del Napoli, ieri avvertiva il peso dei cori e dei “buuuu”, innervosendosi. Il gesto di Irrati, speriamo possa dare una mossa, all’interno della Federazione, che parla, propone, ma non arriva mai ad una vera conclusione. Ieri, messaggi di conforto a Koulibaly, sui social da ogni parte dell’Italia pulita, e soprattutto uno striscione apparso a Castelvolturno, che cercava di consolare il centrale difensivo franco-senegalese degli azzurri, che quest’anno sta disputando un’ottima stagione. I tifosi lo sostengono, e Koulibaly, ieri ha mostrato, regalando la sua maglia ad un bambino, di essere forte dentro. Dal punto di vista giudiziario, la Lazio rischia la chiusura dell’Olimpico per la prossima gara interna.
Striscione a Castelvolturno per Koulibaly
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