Spalletti l’anti Rudi Garcia, l’ambizione di sradicare una mentalità perdente
Spalletti l’anti Rudi Garcia, questo il primo pensiero che ho avuto terminato il ritorno degli ottavi di finale di ieri sera. La partita contro il Real Madrid è appena terminata, la Roma è stata sconfitta dai Blancos ma durante la diretta nessuno critica i giallorossi, in fondo autori di una buona prova nonostante il 2-0 anche grazie alle quattro occasioni nitide create e sprecate davanti ad un ottimo Keylor Navas. Una sconfitta da Roma: una buona partita, persa, con tanti rimpianti dove non si può recriminare perchè si è fatto il massimo e si poteva anche essere più fortunati. Luciano Spalletti invece non ci sta, è una furia e forse nessuno in studio, ed a casa, si aspettava una reazione simile nel post partita: “Due a zero all’andata e due a zero al ritorno, passa il Real Madrid e noi andiamo a casa. Dobbiamo crescere come mentalità, come cattiveria, come convinzione. Siamo ancora deboli”.
Il tecnico di Certaldo non è soddisfatto, non vuole una squadra che si accontenta, che si limita a fare il compitino e non offre nessun alibi ai calciatori rincarando la dose: “Quando rientro nello spogliatoio dopo il due a zero stasera e vedo i calciatori predisposti per essere soddisfatti perché gli verranno fatti i complimenti per la prestazione, beh questa cosa mi genera un malessere. Bisogna essere arrabbiati, forse non ci si rende conto dell’occasione che si è buttata via in questo doppio turno”. Insomma, un cambio di paradigma, di mentalità, di attitudine, uno stravolgimento di tutti gli atteggiamenti perdenti del club.
Parlare solo della sconfitta contro il Barcellona sarebbe riduttivo, tornando a partite più abbordabili fecero comunque scalpore le dichiarazioni dopo la cocente eliminazione in Coppa Italia, obiettivo dichiarato, in casa a febbraio 2015 per 0-2 contro la Fiorentina: “Da domani ci rimettiamo al lavoro, con quello che abbiamo: dobbiamo violentarci, fare quel metro in più per provare a vincere. La delusione è per la Coppa Italia, i ragazzi hanno messo tutto, non abbiamo avuto fortuna: la qualità di una rosa e di un club si vede nelle difficoltà, non quando va tutto bene. E io sono tranquillo”. Anche in questo caso l’ennesimo scarico di responsabilità, addirittura “violentarsi” per migliorare, per ambire a fare di più senza contare l’alibi della fortuna, da sempre insito nella mentalità stessa del club.
Perchè se la Roma perde è sempre colpa di qualcun’altro e Garcia, che non era uno stupido ed aveva colto al volo, continuava ad alimentare questa pericolosa autocommiserazione. L’espressione massima di questo atteggiamento c’è al termine di Roma-Palermo della scorsa stagione: “Nessuno di noi ad inizio stagione aveva detto che l’obiettivo era lo scudetto, ma era centrare la Champions e l’abbiamo fatto“. La stessa stagione dove il tecnico ammise: “Quest’anno vinceremo lo Scudetto”. Strategia solo sulla carta ambiziosa che finì per implodere in mano al francese anche per il suo lento ma incessante cambio di attitudine con un continuo abbassare l’asticella degli obiettivi.
SPALLETTI, UN ALLENATORE AMBIZIOSO CHE CONOSCE LE TRAPPOLE DELL’AMBIENTE
Una volta, dopo la sconfitta del Bernabeu, l’ambiente giallorosso avrebbe giustificato due sole reti di scarto contro il Real Madrid, adesso il tecnico ha fatto capire che non deve accadere più. Rudi Garcia, figura più bonaria, meno autorevole e ambiziosa almeno nell’ultimo anno e mezzo, è stato inghiottito e trasformato nel corso della sua avventura proprio in quella mentalità ed in quegli atteggiamenti che odia Spalletti: l’autocompiacersi della sconfitta perchè si è comunque fatto, almeno a parole, il proprio compito. Adesso serve un cambio di mentalità, si deve attuare una rivoluzione per la quale non bastano 7 vittorie di fila o non subire quattro o più reti al Bernabeu per essere felici e soddisfatti, per smettere di lavorare e di migliorare. Luciano Spalletti, che conosce bene Roma e la Roma dove ha già fallito una volta, ha indicato la via e non sembra voler più commettere gli errori del passato.