Sabato speciale per la Sampdoria che approccia la gara di Firenze. Ad attendere i blucerchiati, infatti, ci sarà il Papa.
Proprio per questo la squadra effettuerà domani la rifinitura nella capitale per poi raggiungere subito dopo Firenze. Un fuori programma che però vale, visto che di mezzo c’è anche una benedizione speciale. Sabato nel pomeriggio, infatti, l’intera squadra sarà ricevuta in udienza speciale giubilare da Bergoglio. E qui c’è davvero da stare sintonizzati, perché con due personaggi estroversi ed imprevedibili come il Santo Padre e il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, ci può davvero scappare il siparietto a sorpresa.Dal canto suo, Papa Francesco, non ha mai nascosto il suo amore per il calcio e ha avuto anche modo di dichiararlo nel corso di un’intervista concessa ad un giornale olandese. “A Buenos Aires a quelli che giocavano a calcio come me, li chiamavano “pata dura”. Che vuol dire avere due gambe sinistre. Ma giocavo, facevo il portiere tante volte”, ha rivelato il Pontefice.
“Io – aveva aggiunto Papa Bergoglio nell’intervista – da quando avevo un anno fino al momento in cui sono entrato in seminario, ho vissuto nella stessa via. Era un quartiere semplice di Buenos Aires, tutte case basse. C’era una piazzetta, dove noi giocavamo a calcio. Mi ricordo che scappavo da casa e andavo a giocare con i ragazzi dopo la scuola.
Del resto, con la sincerità che lo contraddistingue, non ha mai nascosto di essere tifoso del San Lorenzo de Almagro, prestigioso club argentino. Non è neppure la prima volta che la Sampdoria viene ricevuta in udienza papale. Era già accaduto l’8 gennaio di due anni fa, sotto la gestione Garrone anche se l’udienza più celebre risale a qualche anno prima. Fu Karol Wojtyla, infatti a ricevere la Sampdoria fresca di scudetto, il giorno dopo la gara conclusiva del campionato. Era il 27 maggio 1991, e il giorno prima la Sampdoria aveva giocato, e pareggiato 3-3, contro la Lazio all’Olimpico.
Chissà che cosa avrà pensato il Pontefice in quell’occasione quando si vide capitare davanti, oltre ad un compassato Mancini, anche tre “scatenati” coma Vialli, Cerezo e Ivano Bonetti che si erano tinti i capelli di biondo come “voto” laico per la conquista del tricolore.