Cosa succede a Djokovic

Cosa succede a Djokovic? È la domanda che un po’ tutti si stanno facendo nel circuito dopo la clamorosa eliminazione dall’Australian Open del campione serbo contro Istomin in cinque set. Nessuno se lo aspettava, in fondo Novak aveva vinto a Doha appena dieci giorni fa contro Murray che sembra essere adesso il più forte tennista in circolazione, quello che è stato Djokovic fino a pochi mesi fa. Molti suppongono che il calo sia concomitato con la conquista del Rolland Garros, l’unico grande slam che mancava alla sua bacheca, quindi mancherebbero le motivazioni necessarie. In effetti, almeno nei tornei dello slam, il rendimento è calato vertiginosamente: a Wimbledon la sconfitta è arrivata per mano di Querrey, mentre negli Us Open solo Wawrinka in finale ha strappato il titolo a Djokovic, invece in Australia l’eliminazione è arrivata già al secondo turno come non accadeva dal 2008 quando a Wimbledon fu Safin a eliminare Novak. Si parla anche di un problema fisico, dovuto all’eccessiva magrezza, ma alle domande dei giornalisti è arrivata una secca smentita da parte del diretto interessato, che infatti comunque nella sconfitta è rimasto in campo quasi cinque ore. A partire da Becker, che al momento dell’ annuncio che non sarebbe più stato l’allenatore di Djokovic, aveva parlato di una maggiore attenzione verso la famiglia e di conseguenza un minor attaccamento ai risultati, tutti sembrano propendere in questa direzione. Ultimo a parlare in ordine di tempo è stato Obradovic, l’ex capitano serbo di coppa Davis che ha spiegato: «La prima impressione è sicuramente quella che Djokovic ha disputato forse il peggior match che gli ho visto giocare in un torneo del Grande Slam. Era lento, non era aggressivo, non era il Novak che ci aspettavamo di vedere in un torneo come questo»; Obradovic  ha poi evidenziato come rispetto al periodo in cui dominava il circuito il fuoriclasse serbo questa volta non abbia trovato le energie fisiche e mentali necessarie per trarsi d’impaccio da una situazione di difficoltà. «Sicuramente quando giochi male e non riesci a ritrovare la forma hai un calo di energie. Novak in passato è riuscito a recuperare da situazione simili e alla fine a portare a casa la vittoria. Deve riflettere su questo. E ci sono ancora aspetti del suo gioco che deve sistemare». Senza comunque cadere in allarmismi l’allenatore serbo ha concluso: «La sua vita personale è cambiata, la famiglia adesso è al primo posto e gli manca molto quando è lontano da casa. Novak è un grande campione, ha una personalità complessa. Tutti noi dobbiamo fare il nostro lavoro, ma per tutti la famiglia è comunque al primo posto. E quando sentiamo che qualcosa manca, allora c’è un problema. Credo che tutti noi, suoi tifosi connazionali, dovemmo fargli sentire il nostro sostegno, augurandogli di vincere e di difendere più punti possibili nei Masters 1000 americani e cercare di spodestare Murray». Lo stesso Djokovic nella conferenza stampa post eliminazione si è mostrato tranquillo e complimentandosi con l’avversario per la meritata vittoria, sorridendo ha annunciato il suo ritorno a casa, ma siamo certi che non ci si fermerà per troppo tempo: la stagione è appena cominciata e il campione serbo vuole tornare la macchina perfetta che fino a luglio macinava record.