Astri nascenti diventati meteore: 10 promesse incompiute del calcio italiano negli ultimi anni
Talento che non è fiorito, aspettative deluse, paragoni azzardati con i grandi del calcio, infortuni e condizioni avverse, exploit in Serie A e poi l'eterno girovagare nelle serie minori: queste sono solo alcune delle possibili ragioni per cui giocatori considerati future stelle del nostro calcio sono rimasti "promesse incompiute". SuperNews dedica lo Speciale di ottobre alle meteore passate per i nostri campionati negli ultimi anni, stilando la top 10 dei calciatori che, per uno dei citati motivi, non hanno saputo affermarsi in Serie A e far fiorire il proprio talento.
Le 10 promesse mancate del calcio italiano
Filippo Boniperti
Classe 1991, il giovane Boniperti induce inconsciamente gli appassionati ad un immediato paragone con il nonno Giampiero, ex attaccante e dirigente dal palmares ricchissimo, che con la Juventus vinse anche ben 5 campionati di Serie A e due Coppa Italia. Filippo non ha scelto il fardello di un cognome così prestigioso, ma indubbiamente questo fa crescere le aspettative su un ragazzo che già a 19 anni si mette in mostra nella Primavera della Juventus. L'ottimo rendimento nell'Under 19 della squadra bianconera, numericamente quantificato in 9 gol e 52 presenze totali, gli consentono a dicembre 2010 di esordire in Europa League, a soli 19 anni, contro il Manchester City per scelta dell'allora tecnico della Vecchia Signora Luigi Del Neri.
Nel maggio 2011 Boniperti junior riesce a esordire anche in Serie A, sostituendo nel secondo tempo della sfida contro il Napoli il compagno Simone Pepe. Per il giovane torinese sembrava l'inizio di una stabile avventura nella massima serie del calcio italiano, ma non andò così. La carriera di Boniperti, infatti, da quel momento in poi viene costellata da una serie di prestiti, i primi ad Ascoli, Carpi e nel 2012-2013 ad Empoli, che frenano il suo rendimento e le aspettative nei suoi confronti. Tornato a Torino, Boniperti capisce che non c'è possibilità di giocare in prima squadra. Così, si apre per il nipote d'arte bianconero una nuova trafila di esperienze: Parma, Crotone, Gorica, Mantova, Alessandria, nuovamente Mantova e infine Cuneo. Oggi Filippo è un giocatore svincolato in cerca di una squadra che possa dargli spazio e nuove ambizioni.
Salvatore Foti
In casa Sampdoria brillava un diamante: Salvatore Foti. Palermitano, classe 1988, Foti esordisce in Serie A all'età di 17 anni, con una Samp nelle mani di mister Novellino che in quell'annata, nel 2005-2006, si trovava alle prese con tanti infortuni. Questa difficoltà di squadra si trasformò in una grande occasione per Foti, che giocò i suoi primi minuti in Serie A contro il Livorno, nel gennaio 2006, per poi siglare il suo primo gol nella massima serie un mese dopo, nel match contro il Messina terminato 4 a 2 per i blucerchiati. Il talento della Samp non si limita al campionato, e segna anche in Coppa Italia contro l'Udinese, dopo ben 6 minuti dal suo ingresso in campo. Il grande entusiasmo che aveva intorno e le sue doti, fisiche e tecniche, hanno alimentato la convinzione che l'attaccante blucerchiato ricordasse Zlatan Ibrahimovic. Sembrava l'inizio della sua definitiva consacrazione, ma ciò non avvenne. Con il ritorno di molti titolari, Foti inizia a non trovare più spazio in prima squadra. Inizia anche per lui una serie di prestiti, tra cui Vicenza, Messina, Treviso, Piacenza ed Empoli. La carriera dell'attaccante palermitano diventa presto un'altalenanza tra prestiti e ritorni in blucerchiato, fino a quando, dopo una nuova esperienza con la maglia del Brescia, nel settembre 2012 Foti diventa un giocatore del Lecce a titolo definitivo. Con i giallorossi, che allora militavano in Lega Pro, le sue capacità e il suo talento emergono immediatamente: primo gol all'esordio dopo 2 minuti dal suo ingresso, 8 gol nelle prime 15 partite e prima tripletta in carriera contro la Virtus Entella. Sembra finalmente il suo momento, quando invece Foti viene fermato da continui infortuni e da un grave problema all'ernia del disco. Un errore medico peggiora le sue condizioni, anziché migliorarle, e da quel momento in poi inizia per il diamante della Samp una parabola discendente. Foti ha successivamente intrapreso la carriera di allenatore e collaboratore tecnico di Marco Giampaolo.
Raffaele De Martino
Un'altra parabola discendente è la storia calcistica di Raffaele De Martino, centrocampista che all'età di soli 14 anni si lega alla Roma. Inizialmente giocatore dell'Invicta Agro, nel 2000 arriva l'occasione dei capitolini che può svoltargli la carriera. Con la Roma esordisce in Serie A nel novembre 2004, sembrava l'inizio di un lungo percorso a tinte giallorosse. Sembrava, appunto, perché nel gennaio 2005 succede qualcosa di inaspettato: De Martino, senza dire niente a nessuno, vola in Svizzera e firma il contratto con il Bellinzona, squadra che militava nel campionato svizzero di Serie B, svincolandosi così dalla società capitolina. Questa scelta apparentemente inspiegabile, in realtà, trova la sua ragion d'essere nell'avvicinamento di De Martino all'Udinese, club che gli aveva suggerito l'esperienza al Bellinzona, società con cui i friulani mantenevano una fruttuosa collaborazione. "A Roma stavo bene, non me ne sarei mai voluto andare, ma l'Udinese ha dimostrato di credere in me, a Trigoria non sentivo tutta questa fiducia. E ho preso una strada diversa.
"Andando a Bellinzona potevo svincolarmi dalla Roma, sapendo che poi mi avrebbero ceduto all'Udinese, che era la società che mi aveva contattato fin dall'inizio, anche se prima di prendermi mi hanno girato in prestito al Treviso, club che all'epoca stava in Serie A", dichiara De Martino nell'intervista rilasciata a "Il Romanista", risolvendo così ogni dubbio sulla sua fuga in terra svizzera. Dopo le sue 11 presenze nella Challenge League, l'ex giallorosso fa il suo ritorno in Italia in Serie B indossando la maglia del Treviso prima di approdare definitivamente a Udine. Il gol siglato in maglia bianconera contro l'Atalanta nel novembre 2006, però, rimane la sua prima e unica bellissima rete in Serie A. Nel momento in cui il centrocampista può finalmente prendersi il palcoscenico, ecco che i problemi fisici lo attanagliano ancora e lo costringono a giocare in una serie inferiore. Nel 2008, in Serie B De Martino vestirà la maglia dell'Avellino, club che in quella stessa stagione retrocesse e fallì. A luglio 2009 la promessa ex Roma si accasa al Crotone, che però non lo riconferma: da quel momento in poi, la sua carriera non passerà mai più della Serie A, e proseguirà tra Lega Pro, Serie D e Seconda Divisione, fino al rinnovo contrattuale effettuato lo scorso luglio con il Pontinia, club che milita nel campionato di Eccellenza.
Cristian Pasquato
Un altro talento del calcio italiano è stato destinato a vestire più maglie e a ritrovarsi spedito da un club all'altro, senza quella continuità che probabilmente gli avrebbe garantito un posto da titolare e un destino differente. Parliamo di Cristian Pasquato, stella che nelle giovanili della Juventus emana una luce così accecante da renderlo meritevole di una chance in Serie A. Il suo esordio in prima squadra, infatti, avviene ai suoi 18 anni, in quella sfida del maggio 2008 tra Juventus e Catania terminata 1 a 1. In quell'occasione, dopo aver rimontato l'iniziale svantaggio grazie ad un gol di Del Piero, l'allora tecnico Claudio Ranieri decide di far debuttare Pasquato sostituendo proprio Alessandro Del Piero al 90esimo. Sarà per quest'immagine che assomiglia tanto ad un passaggio di testimone, sarà per le ottime capacità abbinate ad una storia d'amore che sembra stia per decollare, che Pasquato inizia ad essere considerato "il nuovo Del Piero". Ma purtroppo, si sa, i paragoni e le etichette non in tutti i casi producono gli effetti sperati e attesi, e in questo caso la qualifica di "nuovo Del Piero" non ha aiutato Pasquato, come lui stesso ha dichiarato nell'intervista concessa a "Goal.com" lo scorso luglio.
La Juventus non mette in discussione le capacità del proprio astro nascente, tanto da non volerlo vendere a titolo definitivo. Quello che però succede, anche in questo caso, è l'inizio del peregrinare di Pasquato in altre società. Dal 2009 al 2014, Pasquato veste le maglie di Empoli, Triestina, Modena, Lecce, Torino, Udinese, Bologna e anche quella della sua città Padova, con brevi ritorni in casa bianconera prima di essere nuovamente prestato ad altre squadre. Una piccola speranza di un ritorno di fiamma nasce quando la Juventus nel 2014 decide con 1,5 milioni di riscattare l'intero cartellino dell'attaccante, precedentemente messo in comproprietà con l'Udinese. Sembra una promessa di rinnovata fiducia, ma la verità è che la Serie A e il promettente futuro in bianconero stavano per dissolversi definitivamente davanti ai suoi occhi. A sancire definitivamente la fine dell'unione con il club bianconero è l'approdo di Pasquato nel 2017 al Lega Varsavia per 250 mila euro, dopo essere stato nuovamente in prestito a Pescara e a Livorno. La sua carriera continuerà con una nuova avventura, nel 2019, con il Campodarsego, club di Serie D con cui conquista una storica promozione in C. Dopo aver giocato nel 2020 anche con il Gubbio, oggi l'ex stella bianconera disputa il campionato di Serie C come giocatore del Trento.
Antonio Rozzi
In casa Lazio, un futuro radioso sarebbe spettato ad Antonio Rozzi. I biancocelesti mettono gli occhi sull'attaccante romano già ai tempi in cui Rozzi giocava con la Lodigiani, per prelevarlo e inserirlo nel proprio settore giovanile. Il classe 1994 non delude: nella trafila delle giovanili della Lazio mette a segno 35 gol in 40 presenze. La sua precisione nel tiro e la naturale predisposizione al ruolo di prima punta fanno sì che Rozzi sia considerato, ad inizio 2010, uno dei giovani più forti del calcio italiano. Lo straordinario rendimento nelle giovanili biancocelesti gli garantiscono la convocazione in prima squadra e il suo esordio in Serie A, avvenuto in occasione di quel Lazio-Milan del febbraio 2012: un Rozzi ancora 17enne entra al posto di Tommaso Rocchi nei minuti finali di quel match. Trascorre le prime due stagioni in prima squadra totalizzando in tutto 8 presenze e 0 gol, dopo aver macinato minuti di gioco in Europa League e in Coppa Italia e dopo aver rinnovato il contratto che lo lega alla Lazio fino al 2018. Ed ecco che, nel momento adatto per potersi affermare in Serie A, Rozzi viene ceduto in prestito. L'attaccante finisce prima al Real Madrid Castilla, in cui non riesce ad emergere anche a causa di un momento complicato per la squadra, per poi approdare nel luglio 2014 in Serie B con la maglia del Bari. Con la squadra dell'allora tecnico Davis Mangia Rozzi trova poco spazio, racimolando soltanto 9 presenze in campionato. Così, decide di terminare l'avventura in biancorosso dopo 7 mesi. E' da quel momento in poi che Rozzi ricomincia il suo viaggio tra i campionati minori, ceduto in presto a Entella, Virtus Lanciano e Robur Siena. In questi anni l'attaccante ha poche chances di trovare continuità e di dimostrare il suo potenziale. Nel 2016 la Lazio decide di smettere di credere in lui, proponendogli una rescissione contrattuale che Rozzi rifiuta. Purtroppo, però, per la promessa biancoceleste era svanita ogni occasione che profumasse di Serie A. La sua carriera continua con la cessione temporanea alla Lupa Roma, per poi finire con la parentesi nella squadra ungherese dell'Haladàs e con la Pistoiese in Serie C. Nel 2018, anno di scadenza del contratto con la Lazio, rimasto svincolato decide di firmare un contratto annuale con la squadra maltese del Qormi, per poi vestire nel 2020 la maglia del Trastevere, in Serie D. Vi chiederete a questo punto: "e oggi? Che fine ha fatto, Rozzi?". Bene, attualmente l'ex Lazio gioca ancora ma in Andorra, nel Sant Julià.
Vincenzo Fiorillo
Altra etichetta scomoda è quella che è stata attribuita a Vincenzo Fiorillo. Sì, perché fin da subito al talentuoso portiere della Sampdoria si è dato l'appellativo di "nuovo Buffon", un nome dal peso specifico troppo importante, carico di aspettative troppo grandi da poter attendere. Il portiere genovese, che già nel 2008 vantava con la maglia azzurra la nomina di miglior portiere dell'Europeo Under 19, si mette in mostra in blucerchiato fin dalle giovanili, diventando nel 2007-2008 uno dei protagonisti della vittoria della Coppa Italia Primavera, la prima nella storia della Samp. In quella finale di Coppa Italia contro l'Atalanta, il suo grande potenziale è sotto gli occhi di tutti: nei tempi supplementari del match, Fiorillo para ben 2 rigori dei 4 concessi ai bergamaschi. Il portiere classe 1990 macina minuti, esperienza e traguardi, dal momento che con la Primavera dei blucerchiati nello stesso anno vince anche il campionato.
La fiducia in lui è totale, e questo gli consente di esordire in Serie A nell'aprile 2008 , in sostituzione di Luca Castellazzi al 20esimo minuto del secondo tempo di un Reggina-Sampdoria terminata per 1 a 0. Così Fiorillo, miglior portiere del Torneo di Viareggio del 2009, riesce a guadagnarsi un posto da titolare in prima squadra in altre occasioni. Essere diventato il secondo portiere dopo Castellazzi non lo salva, però, dalle esigenze del mercato, e così iniziano anche per lui una serie di prestiti: in Serie B con Reggina e Livorno, con lo Spezia in Lega Pro, fino a vestire la maglia del Pescara nel campionato cadetto nel luglio 2014. Con i biancazzurri colleziona complessivamente 224 presenze, diventando il primo portiere per presenze complessive della storia del club. La carriera di Fiorillo è ancora in corso: lo scorso agosto, infatti, l'ex Samp ha firmato un quadriennale con la Salernitana. Ora è l'uomo fidato tra i pali dei Granata.
Stefano Pettinari
Un debutto in Europa League a soli 17 anni è fisiologicamente qualcosa che può capitare solo ad un ragazzo con grandi capacità. Ed è proprio quello che è successo a Stefano Pettinari, attaccante classe 1992 che inizia il suo percorso calcistico nella Cisco Roma. Le sue prestazioni attirano immediatamente l'attenzione della Roma, che decide di riporre la sua fiducia in lui acquistandolo e inserendolo nelle proprie giovanili. Probabilmente a Pettinari il solo palcoscenico della Primavera stava stretto, ed è così che ritorniamo al suo giovanissimo esordio con la maglia giallorossa: il centravanti romano fa il suo ingresso in campo in CSKA Mosca-Roma del dicembre 2009, entrando al posto di Alessio Cerci al 74esimo. Non tarda ad arrivare l'esordio in Serie A a 18 anni, concretizzatosi a marzo dello stesso anno in Roma-Udinese 4 a 2, in cui Pettinari prende il posto di Jeremy Menez all'87esimo minuto. Nonostante le grandi prospettive dell'attaccante romano, a luglio 20120 i capitolini decidono di mandarlo in prestito al Siena, in Serie B. Pettinari ancora non sapeva che la tappa senese fosse la prima di una lunga serie di prestiti.
Dopo Siena, approda a Crotone, poi veste la maglia di Latina, Pescara, Vicenza, Como per poi ritornare in biancazzurro. La sua stagione migliore con la squadra abruzzese è stata quella del 2017-2018, dove sotto la guida di Zeman Pettinari parte a razzo: 7 gol nelle prime 4 giornate, con ben 2 triplette rifilate a Foggia e Frosinone che gli garantiscono il primato nella classifica dei cannonieri della Serie B. Quando sembrava essere sulla via dell'exploit definitivo, Pettinari però digiuna per tutta la seconda parte della stagione, ed è solo una volta indossata la maglia del Trapani che riprenderà a macinare record. Infatti, dopo una magra e sfortunata parentesi con il Lecce nel 2018 e l'anno dopo con il Crotone, il centravanti viene ceduto ai Granata, appena promossi in Serie B: Pettinari contribuisce al successo della squadra a suon di doppiette, fino a chiudere l'annata con 17 gol in 35 presenze. Il centravanti classe 1992 non ritornerà più a giocare nella Roma, non avrà più l'occasione di mettersi in mostra nella massima serie. Pettinari attualmente gioca nella Ternana, con cui ha firmato un contratto fino al 2024.
Michele Paolucci
Miglior bomber di sempre delle giovanili bianconere, Paolucci con le sue 184 reti getta le basi per un futuro luminosissimo. Con la primavera della Juventus, l'attaccante marchigiano vince il campionato nel 2005-2006, dopo aver trionfato nel 2003-2004 anche nel Torneo Dante Berretti. Si presentava così al mondo del calcio Paolucci che, inizialmente mandato in giro per l'Italia a "farsi le ossa", viene aspirato nel vortice del prestito continuo. A 20 anni, infatti, la Juventus lo manda ad Ascoli a "farsi le ossa". Paolucci non delude con i piceni: esordisce in Serie A contro l'Atalanta nel settembre 2006, fa una buona stagione e segna anche una doppietta contro il Messina che gli vale il paragone con Van Basten da parte del suo allenatore Sonetti. In realtà, questo "giovane Van Basten" non avrà più la chance di ritagliarsi un ruolo di spicco nella sua Juventus così come nella Serie A, e questo è testimoniato dal prosieguo della sua carriera: dopo Ascoli, Paolucci si perderà in un percorso che lo porterà dall'Udinese all'Atalanta, per poi ritornare brevemente alla Juventus che, nuovamente, lo gira in prestito al Catania nel giugno 2008. Con gli Etnei il classe 1986 si toglie diverse soddisfazioni, per poi vestire nuovamente la maglia della Juventus, che riscatta il suo cartellino in comproprietà con l'Udinese per 3,3 milioni di euro. Dopo una piccola parentesi con la maglia del Siena, nel 2010 Paolucci può finalmente fare il suo ingresso nella prima squadra della Vecchia Signora, in quel periodo costellata da infortuni: in Chievo-Juventus l'ex tecnico Ciro Ferrara lo fa esordire al fianco di Alessandro Del Piero. Quando per il golden boy sembrava l'inizio di un nuovo capitolo con la maglia del suo primo amore, ecco che nuovamente si susseguono nuovi prestiti: di nuovo Siena e la sfortunata parentesi a Palermo. Paolucci realizza che la fiducia riposta in lui dalla Juventus è finita quando nel giugno 2011 il Siena acquisisce dai bianconeri il suo intero cartellino. Da lì in poi, Paolucci, oltre le esperienze con le maglie di Vicenza, Siena e Latina, vive brevi parentesi calcistiche anche in Ungheria e Romania, in particolare con il Petrolul Ploiești, club della massima serie rumena. Tornato in Italia, firma con il Catania nel 2016, per poi finire nuovamente all'estero nel Tarxien Rainbows, a Malta, a luglio 2020 con i canadesi del Valour e, sempre in Canada, tra le fila dell'FC Manitoba.
Davide Lanzafame
Paolucci e Davide Lanzafame hanno una cosa in comune: la Juventus. Ci sono diverse analogie tra le due carriere, la più evidente quella relativa alle giovanili. Lanzafame, attaccante classe 1987, dopo un provino andato male con il Torino, viene selezionato dalla Juventus, club con cui si lega per ben 14 anni. Il suo talento esplode subito già nelle giovanili bianconere, come testimonia il suo palmares: vince un Campionato Berretti, un Campionato Primavera, la Supercoppa Italiana Primavera e il Torneo di Viareggio, in cui viene premiato con la Scarpa d'Oro. Nel 2008 paragonato a Cristiano Ronaldo, Lanzafame aveva tutte le carte in regola per diventare un tassello importante della Juventus, ma 14 anni non sono bastati riuscirci. L'esordio in prima squadra è avvenuto nella penultima giornata del campionato cadetto, nel giugno 2007, in un Bari-Juventus terminato 1 a 0. Quell'anno la Vecchia Signora riuscì a ottenere la promozione in A, e l'attaccante torinese si sentiva parte del progetto che l'avrebbe portato sui campi della massima serie. Ma il suo destino prende una piega differente, e il classe 1987 viene ceduto in prestito al Bari, club in cui viene impiegato in più ruoli sotto la guida dei tecnici Conte e Materazzi e con cui sigla reti decisive per la permanenza dei pugliesi in Serie B.
Proprio dai biancorossi ritorna nel 2008-2009 dopo una brevissima parentesi a Palermo, e con il Bari vince il campionato cadetto. La chance di un ritorno alla Juventus si ripresenta dopo l'esperienza con il Parma dal 2009 al 2010: con i bianconeri riesce a fare la sua seconda presenza in assoluto giocando a luglio 2020 nel match di Europa League Shamrock Rovers-Juventus, terminata 0-2. Dopodichè Lanzafame viene girato al Brescia, prima che nel 2011 sia la Juventus sia il Palermo, proprietarie del suo cartellino, smettano di credere calcisticamente in lui non rinnovando alcuna offerta per il centravanti. La speranza di un futuro radioso in bianconero crolla definitivamente, e con essa il sogno di affermarsi nel grande calcio. L'ex Juve vivrà altre esperienze con Catania, Grosseto e vestirà anche la maglia della squadra ungherese dell'Honved, per poi passare nel luglio 2018 nelle file della squadra rivale, il Ferencvaros, club che lo gratificherà con la nomina di calciatore dell'anno del campionato ungherese e con il primato della classifica dei cannonieri. Dopo i successi in Ungheria, le ultime due parentesi della sua carriera con la squadra turca dell'Adana Demirspor e con il Vicenza in Serie B.
Daniele Ragatzu
Il nostro Speciale si conclude con un paragrafo su Daniele Ragatzu, oggi attaccante dell'Olbia. Ha vestito la maglia azzurra della Nazionale Under 16, con cui ha messo a segno 6 gol in 13 presenze. Il classe '91 cresce nelle giovanili del Cagliari, e con la maglia rossoblù esordisce in Serie A a soli 17 anni: era un Cagliari-Torino del marzo 2009, e Massimiliano Allegri, in quella stagione tecnico della squadra sarda, fa entrare Ragatzu in sostituzione di Matri. Il suo primo gol in Serie A, che l'attaccante sigla appena 2 minuti dopo il suo ingresso in campo, arriva però ad aprile dello stesso anno, in Fiorentina-Cagliari 2 a 1. La storia di Ragatzu sembrava essersi incanalata sul binario giusto, quello che poteva portare il giovane talento rossoblù a scrivere pagine importanti della storia del Cagliari. In fondo, Ragatzu nella squadra della sua città ci era cresciuto, e le doti non gli mancavano di certo: tutto sembrava promettere bene.
Ma nel novembre 2012 avviene la rescissione consensuale del contratto che legava l'attaccante al Cagliari, e iniziano per l'ex rossoblù nuove esperienze calcistiche: Verona, Pro Vercelli, Virtus Lanciano e Rimini, quest'ultima parentesi conclusasi con la frattura del perone che obbligò Ragatzu a sospendere il suo ottimo rendimento. Infatti, l'attaccante era stato fino a quel momento il miglior marcatore dei biancorossi con le sue 4 reti in 17 presenze. "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano", canta Venditti nella sua "Amici mai", ed è proprio così che è stato per l'attaccante, che viene riacquistato dal suo primo amore, il Cagliari, a gennaio 2018. Tuttavia, il club sardo lascia giocare Ragatzu con la maglia dell'Olbia in Lega Pro fino al 2019. Tornato in rossoblù dopo la positiva esperienza con i galluresi, l'attaccante cagliaritano nell'annata 2019-2020 contribuisce al passaggio del turno del suo club in Coppa Italia segnando il secondo gol di Cagliari Sampdoria 2 a 1 e pareggiando al 90esimo di Sassuolo-Cagliari, terminata 2 a 2, che lo riporta al gol in Serie A dopo ben 8 anni e mezzo. Sebbene per Ragatzu non ci sia il lieto fine con la società in cui è cresciuto, che gli avrebbe permesso di rimanere in Serie A, c'è comunque il rinnovato legame del giocatore con l'Olbia, di cui è attualmente attaccante.