Nazzareno Canuti a Supernews: "Io, interista che ha vinto anche con il Milan. Derby non decisivo, vi dico perché Oriali non ha seguito Mancini in Arabia"

La storia dell'ex difensore, intervenuto ai nostri microfoni, ha il bel sapore del calcio di una volta: campione d'Italia con l'Inter nel 1980 e tre anni più tardi vincitore del campionato di Serie B in rossonero. Benvoluto da entrambe le tifoserie, Canuti ci dice la sua sul derby imminente, su Lukaku e non solo.

Dopo la pausa per le nazionali il campionato di Serie A riprenderà mettendo subito di fronte le due capolista, nonché uniche formazioni a punteggio pieno. Non due squadre qualunque, bensì Inter e Milan. Sarà testa a testa per lo scudetto in salsa rossonerazzurra come nel 2022? In palio ci sarebbe anche l’agognata seconda stella e per saperne di più Supernews ha sentito il parere di un doppio ex come Nazzareno Canuti, uno dei pochi giocatori ad aver vinto un campionato con entrambe le maglie: scudetto in nerazzurro nel 1980, successo in Serie B con i rossoneri nel 1983.

Ciao Nazzareno. Che derby prevedi? La sensazione è che dopo la finale di Champions League persa l’Inter sia più consapevole e matura, mentre il Milan ha cambiato tanto sul mercato e sembra esserne uscito rafforzata.

Perdere una finale fa sempre male. Certo, l’Inter l’ha persa “bene”, se così si può dire, creando tanto contro una squadra fortissima, ma nel calcio gli episodi sono determinanti e purtroppo se sbagli tanti gol in una finale è normale che tu la perda. Quella partita può avere rafforzato le certezze della squadra, che però quest’anno è cambiata molto. A centrocampo l’Inter è più forte dell’anno scorso, in attacco molto dipende da Lautaro, ma Thuram si sta ambientando bene. In generale vedo un’Inter che è partita consapevole di quanto è forte e anche del fatto che per lottare per lo scudetto non potrà perdere 11 partite come lo scorso anno. Quanto al Milan se Leao sarà continuo potrà davvero fare la differenza, ma anche Pulisic non mi dispiace, ha già giocato in una squadra forte come il Chelsea, è stato un buon acquisto. Pronostico per il derby? Credo che se la giocheranno con pochi tatticismi, siamo solo alla quarta giornata: vincere darebbe tanta autostima, ma perderlo non comprometterebbe nulla.

Da tifoso nerazzurro dichiarato, sei stato protagonista del famoso scambio con il Milan nel 1982: Collovati all’Inter, tu, Pasinato e Serena in prestito al Milan. Oggi sarebbe ancora possibile un affare del genere? E da “interista” cosa pensi del tradimento di Lukaku?

In questo calcio niente è impossibile, certo la mia fu una situazione particolare. Avevamo una settimana di tempo per mandare una raccomandata e rifiutare il trasferimento, ma eravamo in tournée in Cile e non c'era tempo… È naturale che in me, tifoso e già campione d’Italia con l’Inter, un po’ di perplessità ci fu all’inizio, ma l’allenatore del Milan di allora, Ilario Castagner, fece espressa richiesta di avere me nella trattativa per Collovati, giocavo nel suo ruolo e dovevo sostituire direttamente lui. Alla fine è stata una buona stagione, ho sempre avuto amici milanisti anche quando giocavo nell’Inter e tuttora scherzo dicendo “Avevo vinto un campionato con l’Inter volevo vincerne uno pure con il Milan, anche se in Serie B”. Lukaku? Non mi sento di dire che abbia sbagliato, sappiamo che nelle trattative di calciomercato certi valori e l’attaccamento alla maglia oggi non ci sono più. Poi ci sta che i tifosi non la prendano bene, quando ci sarà Inter-Roma immagino che lo fischieranno, ma tutto deve restare nell’ambito del rispetto senza trascendere in insulti. In realtà i fischi dei tifosi avversari quando andavo in trasferta a me davano la carica, ma a molti possono dare fastidio….

Due dei tuoi migliori amici nel calcio sono Evaristo Beccalossi e Gabriele Oriali. Con quest’ultimo oltre che all’Inter sei stato insieme alla Solbiatese, tu alla fine del percorso da giocatore, lui all’inizio di quello da dirigente. Tu che lo conosci bene ti aspettavi che Gabriele si rifiutasse di seguire Mancini in Arabia Saudita?

Il presidente della Solbiatese di allora, Giorgio Caravatti, passava una buona parte dell’anno negli Stati Uniti e mi chiese di sentire Oriali che voleva iniziare la carriera da dirigente per proporgli di seguire la squadra da vicino. Alla fine però volle prendere anche me da giocatore. Io pensavo di smettere dopo Catania, ma mi disse: "Vieni, mi metti a posto la difesa...”. È andata bene, facevo due allenamenti invece di quattro, ma abbiamo vinto il campionato. Volevano tenermi anche in C2, ma non ce la facevo più fisicamente e neppure economicamente mi sarebbe convenuto. Con Lele e gli altri campioni d’Italia con l’Inter del 1980 ci sentiamo sempre e ci incontriamo ciclicamente a cena tutti insieme, ma Oriali è uno riservato, non mi ha detto nulla della nazionale e non gli ho chiesto nulla. Però avevo previsto non sarebbe andato in Arabia, quando ci siamo incontrati per ricordare Bersellini parlavamo tra noi ex compagni e ci siamo detti che Gabriele è troppo legato alla sua famiglia, alla moglie e ai figli. “Figurati se ha voglia di litigare...” abbiamo scherzato ed in effetti è andata così.

Nella tua carriera hai avuto tanti allenatori-maestri che oggi non ci sono più. Da Bersellini a Simoni, da Castagner a Burgnich. Secondo te oggi quale sarebbe il loro punto di vista sull’Arabia Saudita nuova frontiera del calcio? E tu come ti poni sul tema?

Bersellini è stato un insegnante di calcio e di vita, a me e ai miei compagni ha fatto capire l’importanza di creare un gruppo, di valori come l’amicizia. Se vedeva qualcuno in pullman con le cuffie per ascoltare musica sbottava. Ci diceva sempre "la vita privata è vostra, scherzate tra voi fin che volete, ma appena si mette piede in campo si lavora”. Oggi di fronte all’ondata di giocatori in Arabia penso che Eugenio si rivolterebbe nella tomba. Io dico che nessuna scelta può essere biasimata a prescindere, i calciatori sono ragazzi ed è giusto che prendano le proprie decisioni. Certo, se si privilegia la carriera bisogna restare in Italia o in campionati di livello, altrimenti si fanno scelte di tipo economico. Si diventa milionari, ma il lato tecnico va in secondo piano. Sono scelte e come tali vanno rispettate, l’importante è essere chiari con se stessi e capire cosa si vuole".

Tu hai vestito anche la maglia del Genoa. Come vedi il Grifone tornato subito in A dopo un solo anno tra i cadetti? Pensi possa essere una delle rivelazioni della stagione?

Penso che la stagione in Serie B possa aver fatto bene a tutto l’ambiente. Sono tornati subito su, la nuova proprietà ha piani ambiziosi, Gilardino è un bravo allenatore e la campagna acquisti è stata buona. Ritengo che ci sia tutto per fare un campionato di medio-buon livello.