Roma – Otto scudetti nelle ultime dieci stagioni, un dominio in Coppa Italia dal 2009 al 2013, una caterva di campioni portati su parquet del massimo campionato italiano: da McIntyre e Sato fino a Lavrinovic, Naumoski. Cercando di non dimenticare Stonerook, Hackett, Ress e tanti altri. La Montepaschi Mens Sana Siena, chiude i battenti ponendo fine ad una storia agonistica cominciata nel 1934. Il Tribunale Fallimentare della città del Palio ha ratificato ieri la decisione presa venerdì scorso in Camera di Consiglio in merito all’istanza di fallimento presentata dalla Procura di Siena: la Mens Sana Basket non esiste più. L’indagine “Time Out” (che ha portato alla scoperta di pagamenti in nero agli atleti, anche tramite società legate al club, poi evoluti nell’accusa di associazione a delinquere e frode fiscale verso l’ex general manager Ferdinando Minucci), sommata allo scandalo della Banca Monte dei Paschi hanno distrutto le fondamenta della squadra di basket italiana più vincente del nuovo millennio. L’intero movimento perde non solo una sua protagonista, ma anche una cultura di lavoro e di vittorie difficilmente replicabile altrove. Siena, antipatica a molti appassionati, era un microcosmo che viaggiava insieme verso la vittoria: anche quando la barca stava affondando, i toscani hanno mantenuto inalterata la propria mentalità rischiando di soffiare lo scudetto alla corazzata Armani Milano. La polisportiva Mens Sana 1871 ha cominciato le pratiche per aprire un nuovo club: difficile, però, capire al momento quali saranno gli scenari futuri. C’è di sicuro che con questo fallimento Siena non disputerà il prossimo campionato di massima divisione: al suo posto, molto probabilmente, sarà ripescata Capo d’Orlando (anch’essa sparita dal basket che conta a causa di problemi finanziari).
Fallimento Siena basket, Minucci pubblica una lettera aperta
L’ex General Manager del sodalizio toscano, allontanatosi dalla Mens Sana all’alba dell’inchiesta che l’ha coinvolto ha, tramite il suo avvocato Gian Piero Biancolella, diramato una lettera aperta a tutti gli organi di informazione per difendersi dalle accuse ricevute e dare una propria versione dei fatti. Riportiamo i passaggi più importanti di quanto scritto da quello che è stato uno dei dirigenti più vincenti della storia del nostro basket.
“[…] Secondo alcuni il mio comportamento è stato determinante per la fine drammatica della Mens Sana Basket. […] la crisi della banca ma soprattutto il repentino cambio di strategia del nuovo management senza preavviso e contravvenendo gli impegni assunti non solo scritti hanno contribuito, a mio avviso in maniera determinante a causare quello che purtroppo è avvenuto. Tale cambio di strategia del nuovo management si colloca, sia chiaro, prima delle perquisizioni e sequestri del dicembre 2012. Fermare un treno in corsa spinto da tutti verso traguardi continentali non si può fare in un metro. Mi assumo le responsabilità per essermi adeguato ad un sistema che nel mondo dello sport professionistico è ben conosciuto, noto all’interno della Mens Sana Basket. Se ho sbagliato mi assumerò le mie responsabilità ma quel che non accetto è l’accusa di aver profittato del mio ruolo. Ho piena fiducia negli organi inquirenti e nella magistratura, sono certo che la verità ristabilirà i confini del mio operato. In ogni caso tengo a precisare che per quanto di mia conoscenza, qualsiasi somma entrata nella disponibilità della società è stata utilizzata, per il bene e l’interesse della società stessa. Nego decisamente che da parte mia ci siano state locupletazioni personali. Per quanto riguarda la dichiarazione di fallimento della MSB voglio affermare con la forza che ha la verità che il fallimento non è stato causato da sottrazioni di risorse all’attività sportiva della MSB. Il fallimento in realtà come emergerà con chiarezza quando saranno rese pubbliche tutte le carte, è stato causato da un insieme di fattori e non a condotte ascrivibili al sottoscritto“.