Intervista esclusiva a Salvatore Di Somma: "Juve Stabia in B una sorpresa per tutti, promozione meritata. Playoff? Spero nella finale Avellino-Benevento. Napoli disastroso, Conte per ripartire"
Intervista esclusiva a Salvatore Di Somma, ex bandiera e direttore sportivo dell'Avellino, nonché ex calciatore, allenatore e dirigente sportivo della Juve Stabia, club della sua città natale. Dalla promozione delle Vespe alla delusione in casa Napoli, e non solo: ecco le sue dichiarazioni.
In esclusiva ai nostri microfoni è intervenuto il dirigente sportivo Salvatore Di Somma. Da calciatore ha iniziato nella Juve Stabia, squadra della sua città natale, dove ha collezionato in tre anni 84 presenze tra il 1965 e il 1968. Nel 1977 è stato acquistato dall'Avellino, club con cui ha disputato ben sei stagioni consecutive in Serie A. Di Somma, inoltre, è stato responsabile dell'area tecnica della Juve Stabia di Braglia, squadra che ha conquistato la Serie B nel 2011, e direttore sportivo del Benevento che ha raggiunto una storica promozione in A nel 2017. Fino al 2022 è stato, invece, direttore sportivo dell'Avellino del presidente D'Agostino. Ecco le sue dichiarazioni.
La Juve Stabia ha di recente festeggiato il ritorno in Serie B. Qual è stato, a suo parere, il segreto di questo successo? Qual è il momento della stagione in cui ha capito che i gialloblù ce l'avrebbe fatta?
"La Juve Stabia sicuramente non partiva da favorita, la vittoria del campionato è stata inaspettata, una sorpresa per tutti. Hanno difeso alla grande il primato in classifica a cominciare dall'esordio in campionato col Monterosi. Tanto di cappello alla squadra della mia città per questa straordinaria stagione, la gioia è immensa. Sono stati bravi tutti: la società in primis, per aver gestito una situazione non facile, ma i meriti principali vanno senza dubbio al direttore sportivo Lovisa e all'allenatore Pagliuca, entrambi li vedremo stabilmente in categorie superiori. Tutti i calciatori, poi, sono stati fondamentali, alcuni, come Adorante, hanno fatto davvero la differenza. La squadra è cresciuta domenica dopo domenica sia a livello tecnico sia caratteriale. Il momento decisivo per la promozione, a mio parere, è rappresentato dalla vittoria a Picerno per 0-2, quando il club lucano viveva uno stato di forma molto positivo. Quel successo ha rappresentato la svolta e ha dato alla squadra consapevolezza circa i propri mezzi".
Lei è stato dirigente della Juve Stabia in occasione della promozione in B con Braglia nel 2011, quale consiglio si sente di dare alla società in vista della prossima stagione?
"Si, la Juve Stabia è tornata in Serie B nel 2011, dopo tantissimi anni di assenza, quando c'ero io come responsabile dell'area tecnica, con la proprietà formata dal duo Manniello-Giglio. Il direttore sportiva Lovisa è giovanissimo, ma ha le idee ben chiare e reduce dall'esperienza di Pordenone già ha avuto modo di conoscere il campionato di Serie B. Ci ho parlato in diverse occasioni, nonostante l'età è un ragazzo molto sveglio e preparato, lo ha dimostrato allestendo alla perfezione la squadra che ha stravinto il campionato di Serie C. Non credo la società abbia bisogno di miei consigli, sanno bene come muoversi. Spero in un campionato importante, la speranza è quella di ottenere la salvezza e restare stabilmente in cadetteria".
L'esperto direttore sportivo dell'Avellino, Giorgio Perinetti, nel corso della stagione ha più volte affermato che la Juve Stabia è stata più fortunata che brava, cosa ne pensa di queste esternazioni?
"Queste dichiarazioni fanno parte del gioco, in un momento di difficoltà ognuno cerca di aggrapparsi un po' a tutto. Tuttavia, credo che la fortuna rappresenti comunque una componente determinante nel calcio e nella vita in generale. Per raggiungere un traguardo, un certo obiettivo serve anche quella. Conosco bene Perinetti, l'ha detto sicuramente senza malizia, con l'intenzione di coprire i risultati non esaltanti dell'Avellino in quel periodo".
L'Avellino puntava quest'anno alla promozione diretta in Serie B, cosa è mancato agli irpini per raggiungere l'obiettivo prefissato?
"Sicuramente l'Avellino ha allestito una compagine forte, con l'obiettivo di ottenere la promozione in Serie B. In rosa ci sono tanti calciatori che hanno giocato in categorie superiori per tanti anni e di una certa esperienza, come Cionek e Gori. A inizio anno, assieme al Benevento, era considerata da tutti come la squadra da battere. Dal cilindro, poi, è venuta fuori la Juve Stabia. D'altronde, investire tanto non dà sempre la certezza di vincere. Non so quali siano gli errori attribuibili alla società, forse uno degli sbagli è stato quello di partire male con un allenatore indesiderato come Rastelli. Non a caso è proprio a inizio campionato che sono arrivati pochissimi punti".
Avellino e Benevento disputeranno i playoff, possono arrivare fino in fondo?
"Soprattutto l'Avellino sta venendo fuori con risultati importanti e con una invidiabile vena realizzativa. Credo e mi auguro che la finale playoff possa essere Avellino-Benevento. Sarebbe bello vedere almeno un'altra squadra campana ottenere la promozione dopo la Juve Stabia".
Le possibilità di rimonta Champions League per il Napoli sono ridotte. Si aspettava una stagione così deludente dopo la vittoria dello scudetto nella passata stagione?
"A mio parere è stata un'annata disastrosa. Spalletti da persona intelligente aveva capito la situazione ed ha preferito lasciare in estate da vincente. La stagione è iniziata male fin da subito, con la scommessa Garcia e tanti calcatori scontenti per la propria posizione contrattuale, senza contare gli atteggiamenti spesso negativi del presidente De Laurentiis. Il campionato non è stato all'altezza del Napoli, non a caso al momento gli azzurri sono fuori da tutto".
Antonio Conte è il nome giusto per la panchina del Napoli in vista del prossimo campionato?
"Sicuramente, Antonio Conte è il massimo a cui il Napoli potrebbe ambire in questo momento. Non so però se rappresenti un'ipotesi reale e concreta. Conte è un allenatore che chiude gli spogliatoi, non vuole alcun tipo di interferenza dall'esterno. Non so quanto possa coesistere con un presidente come De Laurentiis, calato in un contesto come quello della società azzurra".
Il Lecce è immischiato nella lotta salvezza, secondo lei ha le qualità per salvarsi?
"A Lecce c'è Corvino che è un grande amico, lo conosco dai tempi in cui giocavo lì in Puglia. Assieme a pochi altri, come Sartori e Angelozzi, è tra i migliori soprattutto nella ricerca dei giovani talenti. Ne ha scoperti e valorizzati tantissimi, in questo momento con un budget limitato sta facendo le fortune del club giallorosso. La vittoria contro l'Empoli è stata importantissima ai fini della salvezza, non ho dubbi circa la permanenza del Lecce in massima serie. La squadra ha le qualità per mantenere la categoria. Ho giocato a Lecce per sette anni e lì sono nati i miei figli, sono molto legato alla città e al club, faccio il tifo per loro".