Intervista esclusiva a Michele Plastino: "Tacconi? Non ha torto su Juventus-Napoli. De Rossi non meritava l'esonero. La Lazio? Credo che..."

Intervista esclusiva della nostra Redazione a Michele Plastino, icona tra le più rappresentative del giornalismo italiano. E' noto, soprattutto, per essere stato l'ideatore e il conduttore di "Goal di Notte", trasmissione televisiva in onda ininterrottamente dal 1979. E' anche Direttore Responsabile, dal 2017, di Radio Sportiva.

Intervista esclusiva della nostra Redazione a Michele Plastino. Il noto giornalista e conduttore televisivo ha espresso il proprio parere su diversi temi che riguardano il calcio italiano. Non sono mancate interessanti osservazioni relative alla squadra del suo cuore, la Lazio, oltre che su quella della "rivale cittadina", la Roma. Tra le dichiarazioni, c'è anche un invito indirizzato a Stefano Tacconi, ex storico portiere della Juventus.

Michele, buongiorno. Grazie per aver accettato l'invito della nostra Redazione.

Domanda che verte su una dichiarazione di Stefano Tacconi: "Il calcio di oggi è una noia mortale. Ho visto Juventus-Napoli ed è stata una palla". Inoltre, egli ha aggiunto di essersi definito "scomodo" per poter lavorare nei salotti della televisione. Lei cosa ne pensa di queste sue parole?

Sul calcio attuale, posso dire che anche a me accade di annoiarmi, per cui sento di dargli ragione. Non bisogna dimenticare che chi segue il calcio da tantissimi anni, come lui e come me, ha vissuto un'evoluzione che portava a scoprire cose nuove di continuo: dalle trasformazioni della marcatura "a uomo" a quella "a zona", dal pressing alla fantasia dei numeri 10; specialmente negli ultimi anni, molte squadre si sono uniformate nel proporre il proprio gioco ed è venuto sempre meno l'estro del singolo, una caratteristica primaria senza la quale non si riesce più a ravvivare lo spettacolo, tranne che in poche occasioni.

Se gran parte del pubblico inizierà a disamorarsi, questo sport rischierà di subire conseguenze pericolose nei prossimi tempi, soprattutto sul profilo economico. C'è da aggiungere che, complice anche l'avvento dei social, il calcio sta perdendo un po' alla volta umanità, quella che ti consente di avere un rapporto diretto con i vari protagonisti per confrontarsi faccia a faccia, per stringersi la mano, per darsi un abbraccio e regalare un sorriso; questa condizione, nel suo insieme, testimonia come i cambiamenti non sempre siano sinonimo di una condizione migliorativa, tutt'altro.

Su Juventus-Napoli, gara che ho avuto la possibilità di guardare, posso comprendere le parole di Tacconi, pur ritenendo un po' esagerata la sua osservazione; non è facile vedere la spettacolarità quando si trovano di fronte due squadre che sanno studiarsi bene; Thiago Motta ha cercato di proporre un calcio spumeggiante, puntando anche sull'imprevedibilità di qualche giocata individuale, ma dall'altra parte c'era un vero "marpione" che aveva come obiettivo principale quello di annullare tutte le mosse dell'avversario. Direi che Conte sia riuscito perfettamente nel raggiungere il suo intento.

Nei limiti, ritengo che sia sempre importante avere il coraggio di manifestare il proprio pensiero e distaccarsi da una conformità di giudizio che diventa sempre più frequente nelle trasmissioni televisive; conosco Stefano da tanti anni e lo rispetto molto, in quanto si è sempre mostrato schietto nel manifestare le proprie opinioni; non ritengo che sia "scomodo", anzi, ne posso approfittare per riferirgli che, se avrà il piacere di intervenire, sarò molto lieto di accoglierlo nella mia trasmissione.

In una puntata di "Goal di Notte", Platini sostenne che le punizioni di potenza erano come uno "spumantino", mentre quelle a giro "champagne". Per Michele Plastino, quali sono i calciatori da "spumantino" e quali da "champagne" in questa Juventus? Crede che Thiago Motta resterà a lungo sulla panchina bianconera?

Erano bei tempi quando veniva a trovarmi Platini in trasmissione (ride, ndr). A parte questo, Thiago Motta è immerso in una piena fase di transizione, anche se è vero che alla Juventus c'è sempre un tempo limitato per dimostrare di valere, perché occorre portare subito ottimi risultati; ho avuto la possibilità di vedere il suo Bologna in più occasioni nella passata stagione, mettendo in risalto la sua intelligenza sia di uomo che di professionista; credo che ne farà di strada, come sta già dimostrando da tempo di poter fare.

Volendo riportare il paragone sulle punizioni di Platini, direi che questa Juventus è un "buon spumante". Non c'è un singolo a prevalere su un altro, ma l'intera squadra; si stanno vedendo buone cose, soprattutto in Champions League, questo perché man mano sta venendo fuori quell'idea di crescita del gruppo su cui Thiago Motta ha puntato dal primo giorno. Ci sarà ancora tanto da fare, ma sta procedendo piuttosto bene. Anche la Juventus, naturalmente, se la giocherà per vincere lo Scudetto.

Christian Chivu, in riferimento all'Inter, ha sostenuto di recente che una squadra senza giuste motivazioni rischia un esito simile a quello del Napoli dello scorsa stagione. Può esserci questo rischio per la squadra di Simone Inzaghi?

Chivu è uno dei calciatori più intelligenti che abbia conosciuto, per cui le sue osservazioni non sono mai banali; su questo suo pensiero, mi sento di dire che Simone è, soprattutto, un grande motivatore, un allenatore che bada tantissimo all'aspetto psicologico della squadra. Nei pochi cali di concentrazione della passata stagione, ha sempre rimediato in maniera tempestiva, riuscendo a dare una carica incredibile; sono certo che, anche in questa stagione, riuscirà a gestire bene la condizione mentale di questa Inter. Credo anche, però, che nella testa dei calciatori le motivazioni di questa stagione siano rivolte a ottenere il massimo in Champions League, pur restando lo Scudetto un obiettivo da raggiungere, perché riconfermarsi Campioni d'Italia non è mai una cosa banale e scontata.

Khvicha Kvaratskhelia: "Conte mi ha migliorato molto, sogno la qualificazione al Mondiale e di vincere la Champions League con il Napoli". Cosa ne pensa di queste parole del calciatore georgiano e qual è il giudizio di Michele Plastino sulla squadra partenopea?

Penso, prima di tutto, che Napoli sia una città fantastica, che vive, specialmente, di amore per il calcio, quindi per il Napoli. L'ho sempre ritenuta unica, se lo ricorderanno bene quei tifosi che vissero quando fui il primo ad annunciare l'ingaggio di Diego Armando Maradona, oltre a realizzare in diretta uno speciale per la mia trasmissione alla vigilia del giorno del primo Scudetto. Enunciare certe parole, proprio come "Scudetto" o, ancora di più, "Champions League", regala sempre ai tifosi delle emozioni che fanno sognare a occhi aperti. E' bello avere entusiasmo e tanta voglia di fare bene, ma quando si tratta di certe dichiarazioni, come questa, il tutto va preso un po' "con le molle". E' stato lo stesso Conte a far capire a tutti che bisogna stare sempre con i piedi per terra e guardare di partita in partita, citando un'espressione tanto nota ai cari napoletani: "'Ca' nisciuno è fesso".

Al di là di tutte le frasi che si possono dire, la cosa certa è che il Napoli è lì per giocarsi le proprie chances alla pari con tutte, perché ha un allenatore che si porta dietro un bagaglio formidabile di esperienze vissute in club prestigiosi, vincendo anche tanto, tra l'altro. Sono state fatte anche delle analogie, ma non vedo un gioco dinamico come il Napoli di Spalletti, perché il calcio di Conte è essenziale ma tremendamente efficace; inoltre, è una persona che sa quello che vuole, sa tenere benissimo a bada le pressioni, sa gestire molto bene i singoli all'interno dello spogliatoio. Sta dimostrando di saperci ben fare anche a Napoli, del resto i numeri in classifica gli stanno dando ragione.

Una dichiarazione recente di Claudio Lotito: "Ho allestito una squadra per poter competere alla pari con tutti, se mantiene questo rendimento darà grandi soddisfazioni ai suoi tifosi". Lei in quale misura è d'accordo con le parole del patron della Lazio?

Ciascun tifoso laziale ha il diritto di esprimersi, sempre con rispetto, naturalmente; c'è chi contesta Lotito ogni anno e c'è chi pensa soltanto ai colori che appartengono al club, indipendentemente dalle scelte societarie; essendo, orgogliosamente, un tifoso "romantico" della Lazio, non mi sono permesso di dare giudizi a riguardo della sua gestione da presidente, in particolare nelle scelte adottate per la campagna degli acquisti e delle cessioni; anch'io da vero laziale ho vissuto momenti piuttosto difficili, ma bisogna anche essere onesti nel riconoscere che con lui si sono visti dei risultati importanti, ci sono stati periodi in cui la squadra andava molto bene e ambiva a ottenere il meglio che potesse, regalando all'intero ambiente momenti di entusiasmo.

Se si fa riferimento a questa stagione, posso affermare che la scelta di prendere Marco Baroni come allenatore sia stata appropriata, perché è una persona che ha tanto equilibrio e sa fare bene il suo lavoro; alcune partite possono andare bene, altre male, ma vedo che la squadra cerca sempre di giocarsela come meglio può con qualsiasi avversario. Per quel che riguarda me, indipendentemente da chi ci sia a rappresentarla, la Lazio è come una donna che senti di amare per tutta la vita, anche quando accadono quegli eventi che ti fanno soffrire parecchio.

Per Michele Plastino, fu più emozionante il primo Scudetto del 1974 o il secondo del 2000?

Quello del '74 è un ricordo che va oltre il meraviglioso, perché l'ho vissuto da "ex bambino" che diventava grande e che pativa l'essere tifoso di una squadra che conobbe anni infelici in Serie B, risentendo anche della rivalità contro la Roma che viveva, all'epoca, una condizione migliore rispetto alla Lazio. La figura di Giorgio Chinaglia fu l'emblema di quello Scudetto, anche se c'erano tanti altri riferimenti storici, tra cui Vincenzino D'Amico, Tommaso Maestrelli, lo stesso Giuseppe Wilson che viene di frequente a trovarmi in trasmissione.

Non c'è alcun dubbio che anche quello del 2000 fu un'emozione straordinaria, una squadra strepitosa che regalò una felicità indescrivibile, guidata dal grandissimo e compianto Eriksson; da "tifoso romantico" della Lazio, però, il primo Scudetto resterà sempre sopra ogni altra cosa.

L'attore romano Valerio Aprea: “Non seguo più il calcio dopo l’esonero di De Rossi. Juric è lì per un equivoco”. Lei cosa ne pensa di queste parole, così come delle mosse compiute dai Friedkin?

Quando venne esonerato Mourinho, la scelta di puntare su una bandiera della Roma, oltre a esserne stato capitano, fu intelligente e anche di valore sul profilo umano; da un po' di tempo, sinceramente, non sono riuscito più a comprendere le mosse dell'attuale proprietà, un po' troppo scoordinate. La scelta di mandare via De Rossi, ragazzo di cui ho sempre avuto una grandissima stima, dopo avergli rinnovato un contratto per i prossimi tre anni, l'ho trovata illogica. Non meritava un trattamento del genere. Nonostante questo brutto finale, credo che Daniele potrà ritrovare presto un buon futuro per la sua carriera di allenatore.

La scelta di ricadere su Ivan Jurić ha significato non poter vedere un calcio divertente, ma piuttosto duro, senza troppi fronzoli; per ora, i risultati non stanno andando granché dalla sua parte, ma occorrerà attendere i prossimi mesi per dare una valutazione più oggettiva sul suo operato.

La Roma sembra non riuscire a compiere il salto di qualità ma sta facendo emergere una nuova bella promessa: Niccolò Pisilli. È l'unico a meritare, ad oggi, il voto più alto?

È stato quasi inevitabile che le attenzioni e le simpatie andassero tutte su Pisilli, perché è un giovanissimo del vivaio della Roma, ha esordito molto bene in campionato e ha anche segnato un gol determinante contro il Venezia; sono del parere che non sia l'unico nome a meritare un buon voto, perché reputo tutta la rosa della Roma di buona qualità. Mi aspetto che faccia di più, perché ha tutte le potenzialità per migliorare il proprio rendimento; per essere più esplicito, fa parte del gruppo di squadre che cercheranno di aggiudicarsi un posto utile per la qualificazione in Champions League, pur sapendo che ci sarà da lottare a denti stretti fino all'ultimo.

Dopo Cesare e Paolo, arriva un altro Maldini a esordire in Nazionale: Daniel. Riuscirà quest'ultimo a eguagliare i successi di suo nonno e di suo papà?

È molto difficile prevedere se potrà raggiungere i successi dei suoi predecessori, i quali hanno vinto tantissimo; posso dire di aver visto spunti interessanti nella gara contro Israele, tra cui il suo contributo nell'azione del 4-1 per l'Italia. Ho visto questo ragazzo già con la testa giusta per fare grandi cose, non ha paura di rischiare la giocata ed è piuttosto determinato nel mettere in mostra le proprie abilità tecniche, aspetti di lui che si sono già visti nelle gare di campionato. Mi sento di dire che ha grandi prospettive di carriera e, naturalmente, gli auguro con tutto il cuore di vincere tanto.

Da "pioniere" del calcio in televisione, qual è stata l'emozione sportiva più grande vissuta da Michele Plastino, in qualità di giornalista? Inoltre, qual è stato il collega con cui Lei ha avuto il miglior feeling durante una lunghissima carriera?

Sì, per scherzare ho detto che sulla mia lapide vorrò che venga inciso "pioniere" (ride, ndr).

Ci sono stati tantissimi amici, oltre a essere colleghi, che ho stimato e stimo tuttora, con i quali il rapporto personale è bellissimo, ma il mio modello di riferimento è sempre stato Gianni Minà, dal quale ho imparato tantissimo. Mi piace ricordare anche Aldo Biscardi, con cui mi sono confrontato in svariate occasioni; fu proprio grazie al suo invito, in una puntata del suo "Processo" durante i Mondiali del 1982, che si crearono i presupposti per produrre il docufilm su quell'Italia di Enzo Bearzot, dal titolo "Una magica favola". Fu una delle realizzazioni e delle soddisfazioni più grandi a livello personale, se non la più grande.

Michele, è stato gentilissimo per aver condiviso i Suoi pensieri. La ringraziamo di cuore per questa intervista, è stato un vero piacere.

Il piacere è stato tutto mio, invece. Grazie e buon lavoro.