Intervista esclusiva a Roberto Beccantini: "Per il dopo Allegri alla Juve meglio Thiago Motta che Conte. Milan? Pioli non è l'unico colpevole"
La nostra redazione ha intervistato il popolare giornalista sportivo per avere un parere qualificato sulle difficoltà di Juventus e Milan, che si apprestano a cambiare allenatore. E ancora, la marcia europea dell'Atalanta e il bilancio della stagione dell'Inter neo-campione d'Italia.
L’Inter è riuscita a cucirsi sul petto lo scudetto della seconda stella nel derby, centrando la sesta vittoria consecutiva nelle sfide contro il Milan tra tutte le competizioni. Uno scenario da sogno per ogni tifoso nerazzurro, da incubo per quelli rossoneri, che vedono chiudersi nel peggiore dei modi l'era Pioli. Per approfondire le principali tematiche del calcio italiano a poche settimane dalla fine della stagione la nostra redazione ha raggiunto Roberto Beccantini. Uno dei decani del giornalismo sportivo italiano si è espresso sulla cavalcata dei nerazzurri, sul momento magico dell’Atalanta e anche sui nuovi corsi tecnici ai quali sembrano avviarsi Juventus e Milan, di fronte il prossimo weekend in una sfida che sa già di futuro.
Grazie per aver accettato il nostro invito, Beccantini. Il derby di Milano ha assegnato lo scudetto, otto giorni prima la stracittadina di Torino è stata in tono minore. Da troppo tempo ormai la Juventus gioca solo un tempo: il secondo contro la Lazio in Coppa Italia e contro il Cagliari, il primo contro Fiorentina e Toro. Secondo lei c'è una spiegazione? Questione fisica, colpa dei limiti tecnici dei giocatori o della filosofia e del gioco del tecnico?
Il rendimento della Juventus è misterioso. A inizio anno si era detto che non facendo le coppe la squadra sarebbe stata più brillante sul piano fisico, ma non è andata così. Paradossalmente Allegri va in difficoltà se ha tutta la settimana a disposizione. Anche l’inserimento dei giovani è stato problematico, direi a singhiozzo. Se ne sono visti alcuni, poi sono spariti e quindi ricomparsi. La realtà è che dopo la partita contro l’Empoli è come se la Juventus si fosse smaterializzata. Fino a quel momento i risultati avevano coperto i problemi di gioco, poi la polvere è uscita da sotto al tappeto. Nella mia griglia di inizio stagione comunque avevo messo la Juve al quarto posto. Quindi anche un terzo posto non sarebbe insoddisfacente.
Alcuni numeri della Juventus fanno effetto. Peggior squadra della Serie A per tiri nello specchio su quelli tentati e peggior attacco degli ultimi 25 anni. Vlahovic segna tanto, ma sbaglia parecchio soprattutto in momenti decisivi, come contro Inter, Napoli e anche Torino. Dove finiscono i presunti limiti della squadra e dove iniziano quelli del gioco di Allegri?
Il manicheismo paga e lo dico con dispiacere. Buona parte della critica e della tifoseria ragiona così: o è tutta colpa di Allegri o lo è dei giocatori. La realtà è diversa. Premetto che non avrei ripreso Allegri dopo quell’eccezionale quinquennio, lo scrissi in tempi non sospetti. Dopo Sarri e Pirlo non era quello che serviva, ma come sappiamo Agnelli si è intestardito. Allegri è un allenatore che ravviva il fuoco, ma non lo riaccende. Detto ciò, il livello della rosa non è eccelso, questo è evidente, ma era legittimo aspettarsi un gioco migliore. Vlahovic? Anche qui vorrei rifuggire dal manicheismo. Il ragazzo è forte e ha fatto gol importanti, dico solo che Guardiola quando ha voluto prendere un centravanti ha puntato su Haaland. L’anno di nascita è lo stesso di Vlahovic…
Il futuro di Allegri sembra comunque scritto. Elkann non l’ha nominato nei piani per il futuro e il contratto in scadenza è un altro indizio. L’erede potrebbe essere Thiago Motta. Secondo è la scelta giusta considerando che è molto diverso rispetto ad Allegri e che i cosiddetti “giochisti” alla Juve hanno sempre avuto vita difficile. Avrebbe visto meglio il ritorno di Conte?
Personalmente sono contrario alle minestre riscaldate. Se non altro perché non sai mai che sapore hanno. Lippi quando tornò alla Juventus fece benissimo, in nazionale molto meno. Per questo motivo non punterei sul ritorno di Conte. Se devo scegliere tra i due ben venga Thiago Motta che è un tecnico che sa far giocare bene le proprie squadre. Detto questo, la proprietà della Juventus al momento ha ben altre preoccupazioni e una situazione famigliare molto delicata. Oserei dire che l’eredità che sta più a cuore ad Elkann non sia quella di Allegri… Purtroppo la Juventus è ormai schiava del suo slogan, quel “vincere non è importante, ma l’unica cosa che conta”. Boniperti lo mutuò dal football americano e via via la Juventus si è trasformata in un’entità che deve fabbricare risultati, come la Fiat. Le rivoluzioni non hanno mai attecchito, pensiamo al famoso “calcio champagne” di Maifredi. Io avrei tenuto Sarri, al di là del look e delle sigarette, ma Agnelli prese un’altra strada. In pochi alla Juve sono riusciti a coniugare i risultati al bel gioco. Penso al primo Trapattoni e al primo Lippi e in parte a Conte. La fretta del risultato è sovrana, sono curioso di vedere cosa farà Thiago se davvero il prescelto sarà lui.
L’anno prossimo porteremo cinque squadre in Champions League, ormai è ufficiale, eppure lo spettacolo delle sfide dei quarti di finale ha confermato la distanza tra il nostro calcio e i vertici europei. Come confermato dall’eliminazione dell’Inter ad opera dell’Atletico Madrid, poi 'maltrattato' dal Borussia Dortmund. A scudetto assegnato, che valutazione possiamo fare della stagione dei nerazzurri? Si può parlare di occasione persa in Europa, proprio alla luce del fatto che l’ampio vantaggio in campionato poteva permettere di concentrarsi sulla Coppa?
La stagione dell’Inter resta ampiamente positiva avendo vinto la Supercoppa Italiana e avendo dominato il campionato. La marcia in Serie A è stata trionfale. Sono riusciti a passare in un anno da 12 sconfitte a una grazie a un 3-5-2 a tratti sfrontato e a tratti più conservativo, ma è stata la vittoria di Simone Inzaghi e di Lautaro. Si è vista un’Inter dominante e soprattutto in grado di mostrare un bel gioco, sulla falsariga di quanto fatto dal Napoli lo scorso anno. Detto questo, a mio avviso il rimpianto per l’epilogo dell’avventura in Champions League c’è. Dopo una finale contro il Manchester City nella quale secondo la stragrande degli osservatori avresti dovuto straperdere e invece giochi meglio, crei tanto e vai ad un passo dai supplementari mi sarei aspettato una conferma ad alti livelli. Invece già dalla prima partita di quest’anno a San Sebastian contro la Real Sociedad ho visto un’Inter con più ombre che luci, compresa la doppia sfida contro l’Atletico. Detto che all’andata la squadra avrebbe meritato una vittoria con uno scarto maggiore, al ritorno si sarebbe dovuto fare tesoro del gol di Dimarco. Invece si sono fatti rimontare subito e poi non sono più riusciti a prendere in mano la partita.
Deciso sembra anche il destino di Stefano Pioli al Milan dopo l’eliminazione dall’Europa League e l'ennesima sconfitta nel derby. Ritiene che il ciclo in rossonero del tecnico emiliano si sia davvero concluso o che tifosi e critica siano troppi severi? Per la sua sostituzione la società sembra orientarsi verso un tecnico straniero…
Per utilizzare espressioni che vanno di moda oggi io sono più 'giocatorista' che 'allenatorista'. Ho grande stima dei tecnici, ma poi in campo vanno i giocatori. È chiaro e inevitabile che quando i risultati non arrivano cambiare l’allenatore sia più semplice che stravolgere la rosa. La storia ci insegna che Inzaghi un anno fa era quasi fuori, poi si salvò in casa del Porto e sappiamo com’è andata. Pioli al Milan ha vinto uno scudetto e raggiunto una semifinale di Champions, ma ci sono stati tanti alti e bassi e i sei derby persi pesano così come l’eliminazione contro la Roma. Io lo terrei, perché non è colpa sua se Leao ha la tendenza a essere grande contro i piccoli e piccolo contro i grandi. A quanto pare, però, hanno già deciso e l’andamento di questa stagione è risultato decisivo.
Nella corsa Champions è tornata prepotentemente anche l’Atalanta, sulla scia dell'entusiasmo per la storica qualificazione alle semifinali di Europa League ai danni del Liverpool. Ad Anfield è stata scritta una pagina di storia del calcio italiano. Le squadre inglesi sono uscite in massa dalle Coppe, è sopravvissuto solo l’Aston Villa in Conference League. Come se lo spiega e cosa pensa della marcia della Dea?
Se sta bene a livello fisico e riesce a esprimere il proprio gioco l’Atalanta è sicuramente la squadra più europea del nostro campionato. Il suo cammino in coppa è quindi sorprendente solo in parte. Quanto al tracollo delle squadre inglesi in Europa bisogna dire che la Premier League assorbe molte più energie rispetto alla Serie A. Ricorrere al turnover è indispensabile, quindi non mi sento di biasimare le scelte di Klopp nella gara d’andata. Ad Anfield sono stati decisivi anche gli episodi oltre al fatto che si è vista un’Atalanta più “dentista” che dea. Quel cazzotto subito ha tolto certezze al Liverpool, che poi in campionato ha perso anche contro il Crystal Palace. Detto questo, Klopp è il mio allenatore preferito. Il migliore penso sia ancora Guardiola, nonostante l’eliminazione dalla Champions, ma adoro il gioco di Klopp, che mi ricorda tanto da vicino il famoso “casino organizzato” di Eugenio Fascetti.