Alessandro Nidi partecipa a "Sport Frame 2025" con l'articolo "Il ragazzo che ci ha insegnato a vincere (anche perdendo a Parigi)"
Alessandro Nidi é uno dei dieci partecipanti di "Sport Frame 2025", il contest giornalistico che decreterá il miglior articolo sul momento sportivo piú emozionante dell'anno. Scopriamo di piú su Alessandro e leggiamo insieme l'articolo che candida per l'iniziativa.
Alessandro Nidi é un giornalista classe 1993, diplomato al liceo classico e pubblicista dal 2014. Ha
collaborato con testate, settimanali locali e nazionali, ricoprendo altresì i ruoli di telecronista,
radiocronista, speaker e presentatore. Attualmente è Content Manager e responsabile dell’ufficio
stampa di "Prato Nevoso SpA". Da sempre nutre una profonda passione per lo sport e per la sua
narrazione in tutte le sue forme. Alessandro prende parte al contest Sport Frame 2025 con il suo articolo dedicato al tennis, in particolare a Jannik Sinner: "Il ragazzo che ci ha insegnato a vincere (anche perdendo a Parigi)".
"Il ragazzo che ci ha insegnato a vincere (anche perdendo a Parigi)"
Parigi, 8 giugno 2025. Cinque ore e ventinove minuti di battaglia estrema, un’epopea di resistenza, un’ode sublime al tennis. Quando Carlos Alcaraz chiude i conti con un rovescio millimetrico, Jannik Sinner avanza verso la rete a capo chino. Non impreca, non cede alle lacrime. Piuttosto, lancia uno sguardo al cielo crepuscolare di Parigi e abbozza un sorriso. Non ha vinto il Roland Garros, ma ha conquistato qualcosa di più raro e prezioso: il cuore di un’intera nazione.
Lo ha fatto partendo da San Candido, una realtà incastonata tra le Dolomiti, dove ha imparato a credere in un sogno troppo grande per quelle valli strette. Un luogo in cui Sinner ha acquisito la forza che germoglia dalla pazienza, dall’umiltà, dal rispetto per il cammino e non solo per la meta. San Candido non è semplicemente la sua terra d’origine, ma la radice profonda che lo ha plasmato e instradato verso la tenacia più autentica.
Il 2024, per lui, è stato un anno di trionfi: numero uno del ranking ATP, vittoria alle ATP Finals e la storica seconda Coppa Davis consecutiva, conquistata con l’Italia. Un percorso da dominatore, lungo il quale si è però palesato un ostacolo: una sospensione di tre mesi per doping, a causa di una contaminazione accidentale. Un momento difficile per qualsiasi atleta, che Jannik ha affrontato con discrezione, senza clamori e con la ferma volontà di restare fedele ai suoi princìpi.
Lontano dai riflettori, Sinner ha trasformato quel periodo in un ginnasio di pazienza e forza interiore. Nessuna distrazione, nessuna influenza esterna: contavano solo le sue sensazioni e la sua voglia di tornare in campo. Al suo rientro, non ha cercato rivincite plateali: ha lasciato parlare la sua racchetta e proprio al Roland Garros il destino gli ha riservato il dono più bello.
Dopo un torneo impeccabile, Sinner si presenta in finale contro Carlos Alcaraz. L’inizio è folgorante: due set a zero e una marcia inarrestabile all’ombra della Tour Eiffel. Lo spagnolo, però, non molla, risponde colpo su colpo. La partita assume le sembianze di una maratona di resistenza, intelligenza tattica e cuore. Scambi lunghi ed estenuanti, momenti di tensione estrema. Un duello senza quartiere, in cui ogni punto è una battaglia. Alla fine, il trofeo va ad Alcaraz, ma è Jannik il vero vincitore. Non per il risultato, ma per il coraggio, la dignità e la capacità di aver emozionato e unito un’intera nazione.
Se il 2024 lo aveva consacrato come fenomeno, questo 2025, con le sue luci e le sue ombre, l’ha fatto diventare davvero grande. Perché mantenere la vetta è più arduo che agguantarla, ma Jannik non è un fuoco di paglia, non è un caso. È sostanza, disciplina, esempio.
In un mondo che urla, Sinner è il suono del silenzio che costruisce, della disciplina che forgia, della determinazione coltivata a fari spenti. Non cerca applausi facili, non ostenta. Lavora con la costanza di chi sa che la gloria si conquista giorno dopo giorno, col sudore e con la testa. A 23 anni parla con gli occhi e i gesti, rifuggendo la retorica. È l’atleta che appassiona anche chi non segue lo sport, il campione che fa venire voglia di migliorarsi. È l’Italia che resiste, che ricomincia, che crede. Un’Italia che non si arrende, che conserva valori sempre più rari: rispetto, correttezza, umiltà. Un esempio pulito in una società che veicola tentazioni, che suggerisce scorciatoie e annienta la morale.
Qualsiasi bambino incollato allo schermo quella sera dell’8 giugno ha assistito a qualcosa di raro: unire milioni di cuori in un solo battito. Domani quel bambino prenderà in mano una racchetta, non per diventare campione, ma per imparare a essere come Sinner: concentrato, generoso, integro. Magari non vincerà mai un titolo, ma conserverà e tramanderà un’eredità più grande: quella di un ragazzo dai capelli rossi che ha insegnato a un’intera generazione che il vero successo è restare se stessi quando il mondo mette alla prova.