Roma – Torna l’appuntamento le Super Interviste di news.superscommesse che vi raccontano retroscena, avvenimenti e curiosità sul mondo dello sport attraverso la voce dei protagonisti.
Abbiamo intervistato Ferretto Ferretti, Direttore Responsabile di Il Nuovo Calcio, il mensile di informazione pensato per calciatori, allenatori, dirigenti, preparatori, medici e appassionati. Il Nuovo Calcio è un prodotto del gruppo Editoriale Sport Italia che oggi raggruppa testate periodiche, libri e CD.
Come e quando nasce Il Nuovo Calcio?
Il numero 1 della nostra rivista è stato pubblicato nel febbraio 1991. Nasce grazie all’intuizione di Antonio Brazzit, l’editore, che ha voluto portare l’esperienza avuta con “Correre” (rivista leader del settore) nel mondo del calcio.
Quali notizie possiamo trovare in Il Nuovo Calcio?
È un mensile a trecentosessanta gradi. L’allenatore, il giocatore, il semplice appassionato, insieme chiaramente agli addetti ai lavori, possono reperire articoli tecnici, interviste, informazione generale (come lo speciale sui Mondiali Brasile 2014 del mese di giugno). Per quanto riguarda la parte tecnica, vi sono scritti di allenatori professionisti (da Zambrotta a Giovanni Galli, da Crespo a Ulivieri e altri) con esercitazioni, analisi tattiche della serie A, di preparazione fisica (curati anche questi da professionisti che lavorano nella massima serie), alimentazione, medicina e via dicendo. Per le interviste, nel corso di questi 23 anni, tutti i mister che hanno allenato in A si sono raccontati.
Considerato il grande successo di pubblico che caratterizza tutti i siti del gruppo, cosa è che fa di Editoriale Sport Italia un network garanzia di successo?
La competenza, i nomi che mensilmente scrivono e la passione che cerchiamo di mettere tutti i giorni, oltre all’attualità e alla scientificità degli argomenti trattati. A conferma di questo, come saprete, la nostra pagina facebook conta oltre ben 36.000 like, in costante crescita.
Un tempo il nostro campionato era meta di tutti i più grandi calciatori del mondo. Oggi non è più così. Cosa cambierebbe nel mondo calcistico italiano per ridare prestigio ai nostri campi di calcio?
La situazione economica del nostro paese, chiaramente, nelle ultime stagioni ha inciso anche nei bilanci delle società calcistiche, compresi i top-team. Per questo, i campioni più prestigiosi mondiali hanno scelto altre strade. L’unica via percorribile per tornare ai fasti di un tempo è potenziare e investire nei settori giovanili.
Tra l’altro, negli altri campionati maggiori un giocatore proveniente dal vivaio viene fatto debuttare quando non ha ancora 20 anni, mentre in Italia si fanno giocare i cosiddetti giocatori ‘maturi’, con tanto di cessioni delle giovani promesse all’estero. Come si è creata secondo lei questa situazione e come si può invertire questa tendenza?
La situazione attuale non è proprio così, anche in Italia si sta iniziando a prendere questa strada. Una società e un allenatore che ha in organico un giovane di vero valore lo terrà di sicuro in considerazione (vedi Scuffet, portiere di 17 anni titolare dell’Udinese). Il problema è costruirli nel settore giovanile e per questo ci vuole tempo. Non è questione di coraggio, ma di capacità.
A quanti anni dovrebbe avviarsi l’esperienza calcistica per un giovane che vuole intraprendere la carriera di calciatore?
In primo luogo sottolineerei che per diventare calciatore professionista la strada è davvero molto difficile e solo pochissimi ci riescono. Ogni anno, secondo il report della FIGC, vi sono circa 204.000 bambini dagli 8 ai 10 anni che giocano; di questi, solo 74.000 arrivano agli Allievi (15-16). E di questi una minima parte può fare del calcio una professione. Negli ultimi tempi si è verificato un abbassamento dell’età media d’inizio: le scuole calcio aprono le proprie porte anche a bimbi di 5-6 anni. È chiaro che in tal caso si deve parlare di attività motoria legata al calcio e non di calcio vero e proprio!
Quali suggerimenti potresti dare ai ragazzi che si avvicinano al calcio giocato per la prima volta? E alle loro famiglie?
Di non pensare di diventare calciatori professionisti, ma di viverlo come uno sport, con i suoi valori importanti. Con passione e impegno! Alle famiglie? Di non creare troppe aspettative e pressione anche involontariamente ai figli. Diventa un boomerang che si tramuterà in una grande delusione col conseguente abbandono.
Alimentazione: il piatto proibito ai calciatori e quello, invece, di cui non possono proprio fare a meno.
Non esiste un piatto proibito, ma ci sono momenti e momenti in cui mangiare questa o quella pietanza. Quello che conta è avere una dieta generale controllata e varia, che preveda un giusto apporto calorico e una corretta integrazione. Non bisogna fare assolutamente a meno di una giusta idratazione!