Alessandro Piccinelli: "Il nostro obiettivo? Arrivare in fondo a tutte le competizioni"
SuperNews ha avuto il piacere di intervistare Alessandro Piccinelli, libero della Sir Safety Volley Perugia. Tanti i temi affrontati, dai suoi primi passi nel mondo della pallavolo fino ad arrivare ad oggi, periodo in cui veste la maglia di Perugia. Nella scorsa stagione Alessandro è stato anche uno dei protagonisti, con la maglia della Nazionale, della vittoria dell'Europeo, che ha ricordato in un passaggio dell'intervista. Per concludere, il pallavolista classe '97 ha voluto rivolgere un invito a tutti, dai più grandi ai più piccoli, a praticare il volley e non solo.
Intervista ad Alessandro Piccinelli
In una tua recente intervista hai detto più volte che “sognare non costa niente” e allora ti chiedo qual era il tuo sogno come pallavolista quando hai iniziato a giocare e se si è già avverato.
Di sogni nel cassetto ne ho tanti. Quando un ragazzo si approccia al mondo della pallavolo il sogno è quello di arrivare in Serie A e questo si è avverato e si sta avverando ogni giorno. Arrivare a giocare in Serie A in una società come il Perugia, essere secondo libero e cercare di ritagliarmi sempre più spazio è un grande sogno che avevo. Un altro sogno che avevo era quello di vestire la maglia azzurra e anche questo si sta avverando pian piano. L'unico tassello che manca è quello di giocare un'Olimpiade. Questo è il sogno che ha ogni atleta, essendo le Olimpiadi la massima competizione possibile. Speriamo si avveri.
A soli 20 anni sei stato ingaggiato dalla Powervolley Milano e hai fatto il tuo esordio in Serie A1. Quanto ha inciso la tua esperienza nella squadra milanese a livello di crescita sportiva e professionale?
Beh sicuramente ha inciso tanto. Milano è sempre stata la mia società e avendo fatto tutte le giovanili al Segrate per me è stato come un ritorno a casa. Per iniziare a calcare il palcoscenico della Superlega è stata un'ottima opportunità. Ho avuto il piacere di giocare con giocatori già affermati e con un allenatore già affermato. Ho lavorato bene ed è stato un trampolino di lancio per le stagioni future. E' stato un grande esordio, secondo me. Ho un bellissimo ricordo di quella stagione e anche quando adesso da avversario ritorno a giocare a Milano c'è sempre un grande affetto, un grande calore. Quel palazzetto è stato per me come una casa fin dalle giovanili. E' stata una stagione dura, difficile. Sono riuscito a giocare alcune partite e quindi è stato un bel trampolino, che mi ha portato ad ingrandire ed aggiungere un tassello ogni stagione per poi arrivare dove sono oggi.
Quante ore al giorno dedichi all'allenamento e com'è cambiato il tuo allenamento nel corso della tua carriera?
Partiamo dal presupposto che quando ci si approccia alla pallavolo lo si fa non tanto per passione ma quanto per divertimento. E' qualcosa che fai per divertirti perché fare sport fa bene a qualsiasi età. E' una valvola di sfogo pazzesca. Poi però, viste le mie capacità, ho voluto coltivare questa passione e man mano ho capito che potevo farla diventare il mio lavoro, ed è la cosa più bella. Noi facciamo quello che ci piace e siamo contenti di dirlo. Quando fai questo switch mentale di pensare che la pallavolo è il tuo lavoro, ragioni in maniera totalmente diversa. Devi diventare veramente maniacale sull'allenamento e sullo stile di vita, che cambia con il tempo. Io comunque sono fidanzato, mi sposerò l'anno prossimo e anche per la mia compagna non è stato semplice decidere di seguirmi. All'inizio non capiva come mai d'estate io continuavo, una volta finita la stagione, ad allenarmi ogni giorno tra sala pesi, allenamenti al parco, allenamenti cardio o con la palla. Diventa veramente uno stile di vita. Ci sono anche dei periodi di stop, ad esempio quando finisce la stagione per una settimana non voglio vedere nulla. Poi però si riprende e ci si inizia a preparare per l'inizio della stagione successiva. E quindi diciamo che l'allenamento è cambiato una volta che ho capito che la pallavolo poteva diventare il mio lavoro. Ragioni più da professionista: oltre alle capacità tecniche e fisiche, se decidi di fare il professionista devi gestire la tua vita come tale. Ciò non significa essere degli extraterrestri, noi siamo persone normalissime. Usciamo a cena, andiamo a mangiare la pizza, facciamo qualsiasi cosa, però abbiamo un occhio di riguardo diverso sul nostro lavoro e sul nostro fisico.
In Champions League avrete la possibilità di vendicare la semifinale persa lo scorso anno contro il Trentino. Come state preparando questa sfida e quali saranno gli errori da evitare per non ripetere una sconfitta?
C'è da dire che siamo due squadre con un assetto, degli innesti e degli equilibri totalmente diversi. Come dico a tutti, la partita si gioca sul campo. Ieri abbiamo giocato l'ultima partita della regular season e pensavamo a quella. Adesso pensiamo alla gara 1 dei play-off e poi arriva la gara 1 della semifinale di Champions. E' molto importante, quando si gioca tanto (perché da adesso in poi inizieremo a giocare ogni tre giorni), pensare uno step alla volta, una partita alla volta. Se devo essere sincero, al momento non c'è da pensare a Trento perché prima c'è la gara 1 con il Cisterna. Se vuoi arrivare in fondo a tutte le competizioni devi pensare una partita alla volta. La palla è rotonda, sarà il campo poi a decidere. Noi la prepareremo al meglio, saremo sicuramente pronti perché la Champions League è uno dei nostri grandi obiettivi per quest'anno. La squadra è pronta ed è stata costruita per provare a vincere tutto, quindi perché no?
Avete concluso la regular season in Superlega al primo posto, con un'altra grande vittoria ieri contro la Lube. Ad inizio stagione vi aspettavate di raggiungere questo risultato? Era questo il vostro obiettivo?
Beh sicuramente sì. Il nostro obiettivo è arrivare in fondo a tutto. Per poterlo fare, bisogna passare dai vari step. Essere arrivati primi in regular season ci permette di avere gara 1 e gara 3 in casa e anche per eventuali semifinali e finale abbiamo il fattore campo dalla nostra parte, che non è una cosa da poco. Venire a giocare qui nel palazzetto del Perugia pieno di tifosi Sir maniaci (che adoriamo tutti) non è semplice., quindi anche questo è un fattore molto importante. Noi abbiamo costruito quest'anno una squadra che punta a vincere tutto, anche se poi sarà il campo a dire se le scelte fatte sono state idonee per vincere tutto. Noi comunque lavoriamo tutti i giorni e nessuno si risparmia, siamo grandi professionisti. Questo è il frutto di un lavoro che parte da agosto, con due-tre ragazzi inizialmente in preparazione, a cui si sono aggiunti dopo gli altri impegnati con le Nazionali, fino ad arrivare a noi che siamo arrivati praticamente al 20 di settembre dall'Europeo, quasi alla fine della preparazione. E' il frutto di un grande gruppo, una grande squadra che si trova bene insieme, sia dentro che fuori dal campo. C'è alchimia con lo staff e c'è fiducia, che è la cosa principale per creare un bell'ambiente di lavoro e questo porta ad avere grandi risultati.
Sei a Perugia dal 2018, quali sono i compagni di squadra con i quali hai legato maggiormente e che ti hanno aiutato nel tuo percorso di crescita?
Io sono una persona abbastanza solare e socievole quindi lego con tutti. Devo dire grazie a Max Colaci, che è il capo del mio reparto. Da lui ho appreso veramente tanto, sia dentro che fuori dal campo, c'è una forte amicizia tra di noi. Mi ha aiutato quando ho dovuto giocare le varie partite in questa e nelle passate stagioni. Ogni anno si creano delle alchimie diverse, con gente che va e gente che viene. Nel mondo della pallavolo ci si conosce abbastanza. Tra noi italiani si è creato un grande feeling e non solo tra di noi ma anche tra tutti in generale. Stiamo veramente bene insieme, in palestra ci divertiamo e c'è un agonismo sano, che è la cosa migliore.
Descrivimi il tuo ricordo più bello legato agli Europei vinti nel 2021 con la Nazionale (oltre alla finale e alla premiazione chiaramente).
E' stato tutto molto strano a dire la verità. Dopo la delusione delle Olimpiadi c'è stato un mix tra un gruppo che stava preparando l'Europeo ed il gruppo olimpico. E' stato tutto un po' surreale perché siamo riusciti in pochissimo tempo, grazie anche all'aiuto del nostro allenatore Ferdinando De Giorgi, a creare una grande squadra, un grande gruppo. Questo ci ha permesso di ragionare partita dopo partita, senza sottovalutare nessuno e sapendo che avevamo grandi possibilità. La mia entrata nella finale è stato secondo me il ricordo più bello, e anche poter alzare una coppa europea è una cosa indescrivibile. Ancora oggi, quando giro per casa e trovo qualcosa che mi può ricordare mi viene subito in mente quel ricordo. E' una cosa che sicuramente un giorno racconterò ai miei figli.
Quando da piccolo hai iniziato a giocare a pallavolo avevi un modello da seguire, un giocatore che ti ha ispirato a diventare quello che sei oggi?
Beh si sicuramente. Quando ho iniziato a giocare io a pallavolo erano gli anni della Sisley Treviso. C'erano Fei, Cisolla, Vermiglio. Mi ricordo che con i miei genitori andavamo spesso a vedere le partite. Io non ho iniziato come libero, ancora non sapevo effettivamente quale fosse il mio ruolo. Io prima ero un attaccante, un opposto, uno schiacciatore, diciamo che nelle giovanili le ho provate un po' tutte. Tranne il centrale che in effetti mi manca. E poi è stato l'allenatore della Nazionale giovanile che mi ha proposto questo cambio di ruolo che è stato ben ripagato. Io mi sono appassionato alla pallavolo, quindi alla fine tutti i grandi giocatori, come ad esempio Samuele Papi, Alessandro Fei, Alberto Cisolla, quelli della Nazionale degli anni d'oro sono tutti da ammirare. Facevano una vita da professionisti ed è li che capisci che, vedendo loro, questa vita si può fare. E allora fai quello switch che ti permette di fare anche tu quel tipo di vita.
Che consiglio vuoi dare a tutti i ragazzi che stanno muovendo i loro primi passi nel mondo della pallavolo e sognano un giorno di diventare un atleta professionista come te?
Come ho detto a molti ragazzi che erano con me in un camp estivo che ho seguito quest'estate prima di andare in Nazionale, la vita dello sportivo non è facile: è fatta di sacrifici, di rinunce e di un continuo mettersi alla prova. Però se è seguita da una forte passione, un grande divertimento, una grande dedizione al lavoro, ad ascoltare gli allenatori e a lavorare ogni giorno migliorarsi anche solo dell'1%, si riesce sicuramente ad arrivare in alto, senza mai arrendersi. Io invito tutti a fare sport, qualsiasi esso sia perché è importante. Sia fisicamente, perché ti fa stare bene, ma anche mentalmente perché può essere semplicemente una valvola di sfogo, visti i periodi bui che stiamo vivendo adesso.