Dakar 2020: tiriamo le somme della prima settimana di gara
Uno sguardo alle classifiche parziali, tra cambiamenti e conferme.
La Dakar del 2020 che ha terminato, con il giorno di riposo, la prima settimana di prove è stata, finora, un concentrato di novità e debutti ma, si sa, le tradizioni sono dure a morire e quindi anche nel cambiamento molti elementi del puzzle hanno continuato a rimanere al loro posto. Proviamo quindi a esaminare tutto ciò che di nuovo e di "antico" convive in questa 42edizione del Rally Raid più famoso e duro del mondo.
Dakar 2020: il percorso
Per la prima volta nella sua lunga storia il Rally Dakar solca le sconfinate distese sabbiose dell'Arabia Saudita. Un percorso racchiuso all'interno di una sola, immensa, nazione i cui colori hanno ricordato per molti aspetti l'Africa, continente che ha dato i natali alla Parigi-Dakar. Ma la sfida saudita ha sorpreso chi pensava in una riedizione "restomod" della competizione che dall'Europa portava alla capitale del Senegal: sulla penisola araba i concorrenti hanno affrontato per la prima volta sfide inedite.
Nella prima settimana ha vinto, infatti, chi è riuscito a districarsi tra le numerose "tracce" presenti lungo il percorso mentre ha perso minuti e in alcuni casi quarti d'ora chi, anche tra i più titolati, è incappato in tracciati accidentati senza via d'uscita. A questa problematica si è aggiunta poi quella delle forature, molto sentita tra le auto, causata dalla presenza di rocce nascoste sotto un sottile manto di sabbia. Specie nelle prime prove della settimana queste "trappole" hanno rallentato tutti, chi più chi meno, costringendo alcuni equipaggi a concludere la prova "sulle tele" dopo aver terminato le ruote di scorta.
Nonostante questi inconvenienti, il percorso è, nel complesso, piaciuto. Piloti e addetti ai lavori hanno lodato la selettività delle tappe e la loro bellezza, riscontrabile anche dalle immagini aeree.
All'arrivo di Riyadh per il giorno di pausa si sono contati in totale 262 veicoli ancora in gara pari al 77% dei partenti, tra questi sono stati sommati, però, i concorrenti che, nonostante si siano ritirati, hanno beneficiato delle nuove regole della "Dakar Experience", tornando così in lotta per terminare il Raid all'interno di una classifica separata.
Dakar 2020: i cambiamenti regolamentari
Anche i regolamentari sportivi sono stati rivisti in occasione di questo terzo capitolo del Rally Dakar: detto sopra della nuova classifica "Dakar Experience", riservata ai concorrenti ritirati che hanno la possibilità di continuare a gareggiare, c'è stata infatti la rivoluzione nella distribuzione dei road book: in alcune prove selezionate sono stati consegnati a pochi minuti dal via con l'intento di aumentare l'imprevedibilità e favorire i concorrenti amatori. Ad una settimana dall'introduzione non sembra, però, che i non professionisti abbiano beneficiato di questa sorta di "aiutino"; il fatto stesso che i road book finissero nelle mani dei navigatori auto e sui cupolini delle moto già "riletti" e "tradotti" con tanto di sottolineature e alternanza di colori aggiunta ex-ante ha forse ancor di più limitato la libertà interpretativa dei concorrenti amatori, togliendo alla sfida di durata e navigazione una variabile decisiva. In compenso, soprattutto nella prima parte della settimana, il processo di adattamento ai nuovi road book ha portato a delle sviste che hanno in parte e non definitivamente rimescolato la classifica generale delle varie classi.
Dakar 2020: i protagonisti
Gli organizzatori della Dakar 2020 avevano tra gli obiettivi legati all'apertura del nuovo capitolo in Arabia Saudita anche quello di riscrivere le classifiche dei piloti con l'arrivo di nuovi concorrenti e l'affermazione di qualche "outsider" di talento. La buona notizia è che questo sta avvenendo in maniera piuttosto clamorosa tra le moto con lo statunitense Ricky Brabec in testa alla generale su Honda. Il californiano che sta facendo sognare la Casa giapponese, alla ricerca del successo alla Dakar da 31 anni, al momento vanta solamente un nono posto finale come miglior risultato nel Raid mentre nelle ultime tre edizioni ha collezionato atrettanti ritiri. Dietro di lui scalpitano l'Husqvarna di Quinanilla e la KTM, dominatrice delle ultime 18 edizioni, con l'alfiere Toby Price, in una classifica che rende difficile qualsiasi pronostico dopo il ritiro di nomi importanti come Sunderland, Van Beveren e de Soultrait.
Tra i Quad, invece, si conferma in lizza per la vittoria Ignacio Casale, il quale è stato bravo a imporsi in tre tappe su sei. Anche questa classifica, però, ha il suo outsider nella persona del francese Simon Vitse, secondo, il quale ha unito ottime prestazioni ad un successo parziale nonostante l'assenza nell'ultima edizione della Dakar sudamericana.
Decisamente appassionante anche la lotta tra i Side by Side che vede contrapposti il veterano cileno Francisco Lopez Contardo, lo statunitense fresco di debutto Casey Currie e il russo Sergei Kariakin, con il polacco Aron Domzala e il francese Cyril Despres, vincitore di cinque edizioni moto, a fare da ago della bilancia.
Più tradizionale è, invece, il podio virtuale dell auto, occupato da tre leggende della competizione: Carlos Sainz, che guida la pattuglia su MINI JCW Buggy, il vincitore 2019 Nasser Al-Attiyah, secondo alla guida del Toyota Hilux ufficiale, e il compagno di squadra di Sainz, in forze al team X-Raid, Stephan Peterhansel. Tra le quattro ruote, però, la vera novità va ricercata fuori dalla Top10: è la presenza in gara del bicampione del mondo di Formula1 e vincitore della 24h di Le Mans Fernando Alonso. L'ex pilota McLaren e Ferrari non ha sfigurato nel confronto con gli specialisti della disciplina, anzi, ha mostrato doti velocistiche, capacità di interpretazione delle prove e un rapido adattamento alla navigazione. Ciò nonostante, un brutto incidente nel corso della prova n°3 ne ha compromesso irrimediabilmente le speranze di vittoria. Dopo la giornata "no" la ripresa dell'asturiano non si è fatta attendere e, mentre la classifica generale diveniva sempre più un triello Sainz-Al Attiyah- Peterhansel, Alonso recuperava il tempo perso nelle riparazioni con un settimo tempo nella tappa5 e un sesto riscontro cronometrico il giorno successivo, facendo meglio di piloti esperti come Giniel De Villiers e Bernhard Ten Brinke, compagni di squadra dello spagnolo in seno al team Toyota Gazoo Racing. Proprio nelle ultime prove della settimana si è imposto all'attenzione degli addetti ai lavori e dei rivali anche l'ottimo passo dei concorrenti sauditi, padroni di casa e abili conoscitori degli scenari attraversati dalla carovana: Yazeed Al Rjahi e Yasir Seidan, rispettivamente su Toyota e MINI, occupano la quarta e la non piazza nella generale e possono dire ancora la loro con l'arrivo delle grandi dune. Al Rajhi, in particolare, è quarto a 37 minuti dal trittico delle leggende Sainz- Al Attiyah - Peterhansel quando tra questi la lotta è tutta da decidere.
Nel complesso va sottolineata la vivacità della competizione in tutte le classi, fatta la sola eccezione per i Camion dove il dominio KAMAZ non sembra anche quest'anno scalfibile a meno di clamorosi ritiri che porterebbeto alla ribalta l'equipaggio bielorusso della MAZ - Sportauto composto dal trio Viazovich - Haranin - Zaparoshchanka, ad oggi in terza posizione a 37 minuti dai leader russi Karginov - Mokeev - Leonov.