Giusy Versace a SN: "Le mie priorità da deputata: diritti ed integrazione. Reinventarsi è fondamentale"
Giusy Versace non ha bisogno di presentazioni, perché il suo è il nome di chi ha fatto conoscere agli italiani la forza di cui può essere capace lo spirito umano, nonostante la fallacia del corpo. L'incidente stradale sulla Salerno-Reggio Calabria, che nel 2005 la priva di entrambe le gambe, sembra un episodio talmente lontano da quanti passi in avanti ha fatto la rappresentante della famiglia simbolo della moda italiana.
Paralimpica, argento e bronzo europeo ai campionati di atletica di Grosseto del 2016, vincitrice della decima edizione di Ballando con le Stelle, conduttrice tv (anche alla Domenica Sportiva), ed oggi deputata della XVIII legislatura sotto le insegne di Forza Italia: Giusy Versace non è una supereroina, ma una donna che fugge la retorica della disabilità per rimboccarsi le maniche o, come diceva Neil Marcus, considerare un handicap come "un modo ingegnoso di vivere".
Con lei abbiamo parlato della sua nuova avventura politica, del suo programma da onorevole e cosa bisogna fare per abbattere le barriere architettoniche e mentali che ancora oggi resistono nel nostro Paese. Infine, anche un cenno sulla recente serie tv che riguarda fatti vicini alla sua famiglia e che ha suscitato non poche polemiche.
Partiamo dalla tua candidatura: come è avvenuta?
Un incontro casuale a Milano con Maria Stella Gelmini. Ha abbracciato il mio mondo e mi ha fatto comprendere quanto fosse importante guardare alla politica come all'opportunità di poter provare a fare qualcosa di concreto e importante non solo per il mio Paese ma anche per tutte quelle persone che fino ad oggi hanno visto in me un punto di riferimento.
In cosa ti ritrovi nel programma del centrodestra e quale sarà il tuo contributo da deputata?
Ci sono temi e battaglie che porto avanti da tempo sulla disabilità, sullo sport, sui giovani e sulle donne. Mi batto per la parità di diritti e per l’integrazione. Tutti temi che il centrodestra ha abbracciato. Nel programma della coalizione ci sono anche due voci dedicate alla disabilità come l’adeguamento delle pensioni di invalidità e gli incentivi alle aziende per l’assunzione di persone disabili.
In una intervista al Giornale dichiarasti: “I politici fanno parecchi tweet sulla disabilità. Dicono che aggiornano i livelli essenziali di assistenza. Ma è tutto quasi fermo al 1999. Molte protesi e novità che la tecnologia ha inventato non sono coperte dallo Stato. Significa dire a un disabile: lo sport è un lusso. Invece è un suo diritto, è la via verso la rieducazione. Nel settore delle amputazioni c'è ancora parecchio da fare”. Hai deciso di scendere in campo proprio per questo motivo?
Esattamente! Le cose stanno ancora così. Questa è stata la spinta più forte che mi ha portato a “metterci la faccia” come si suol dire ed è anche la prima cosa sulla quale voglio lavorare.
Il Comitato Paralimpico Italiano è diventato autonomo,ed è stata introdotta la possibilità di assunzione per gli atleti disabili (che si allenano con gli altri normodotati) dei gruppi sportivi militari una volta finita la carriera agonistica: lo sport paralimpico sta facendo passi avanti oltre a regalare da alcuni anni delle soddisfazioni enormi per l’Italia. Per converso la strada che si apre davanti ad un disabile per fare sport è abbastanza impervia, irta di metaforiche barriere architettoniche come burocrazia e mancanza di fondi. Ad esempio, recentemente la campionessa di atletica paralimpica Arjola Dedaj aveva lamentato le difficoltà di reclutamento di guide che accompagnassero gli atleti non vedenti, mentre la pratica sportiva, tra le persone con disabilità, è ancora molto bassa; manca inoltre la preparazione specialistica per molte società sportive e i fondi per attuarla. Per non parlare infine dei costi per gli ausili. Considerati questi punti critici, come si potrebbe invertire la rotta?
Per come la vedo io, la prima cosa da fare è abbattere le barriere mentali e culturali. C’è poca informazione e poca formazione. Su molti aspetti non servono denari ma buona volontà e grande sensibilità, su altri invece occorre che lo Stato sia più disponibile. Conosco bene Arjola e obiettivamente è difficile trovare un’atleta guida che la accompagni.. io stessa mi sono mossa per darle una mano. I gruppi militari stanno facendo tanto per il nostro mondo e questo è decisamente un grande passo avanti ma c’è ancora molto da fare.
Se sarai eletta, continuerai ad allenarti e gareggiare nell’atletica come fece a suo tempo Valentina Vezzali nella scherma, disputando da deputata delle gare, oppure ti dedicherai totalmente alla tua nuova vita politica?
Dopo Rio mi sono presa un anno di pausa e mi sono dedicata al teatro trasformando il mio libro, la mia storia, in uno spettacolo che ho portato in giro per l’Italia con l’obiettivo di contagiare positivamente la gente e al tempo stesso raccogliere fondi per la mia Onlus (www.disabilinolimits.org). Ma io sono una perfezionista e mi rendo conto che se vuoi fare le cose per bene ti ci devi dedicare a tempo pieno , non puoi fare tutto. Ora che sono stata eletta ho schiacciato il tasto pausa su molte cose e voglio dedicarmi a questo nuovo grande impegno. Ci metto cuore, passione e buona fede e come ad ogni mia gara anche il massimo impegno per raggiungere l’obiettivo. So che non sarà facile ma ci metto anima e corpo. Continuo ad allenarmi quando è possibile ma lo faccio per me, non posso pensare di gareggiare. Credo che ogni cosa abbia un suo tempo.
Certamente lo sport può essere un grande mezzo:aiuta non solo noi che viviamo con un handicap a sentirci più forti e meno invalidi, ma anche e soprattutto chi ci guarda perché attraverso le nostre imprese sportive la gente impara ad apprezzare le tante cose che possiamo fare senza compatirci per ciò che non possiamo fare
L’olimpionico dell’handbike Vittorio Podestà, in un intervento sulla Gazzetta dello Sport, tempo fa ha parlato di una generale mancanza di “educazione sociale” all'accoglienza di chi ha una disabilità. Nonostante il grande esempio degli atleti paralimpici, in generale in Italia manca una cultura, una mentalità aperta verso chi non è normodotato? Penso anche al mondo del lavoro dove, come hai detto in una intervista, un disabile viene relegato a lavori da passacarte senza possibilità di crescita professionale?
Condivido quello che dice Vittorio, è una dura e triste realtà. Molto sta cambiando ma la gente non è ancora abituata. Sotto questo aspetto siamo davvero tanto indietro rispetto all'estero. Basti pensare che c’è una legge che obbliga tutti i comuni d’Italia ad abbattere le barriere architettoniche e sono pochissimi quelli che la applicano. Per non parlare della gente che occupa il posto riservato alle persone disabili come fosse un carico e scarico… Vedessi le litigate che faccio. Il problema culturale è molto diffuso e riguarda Nord e Sud senza distinzione. Certamente lo sport può essere un grande mezzo… aiuta non solo noi che viviamo con un handicap a sentirci più forti e meno invalidi, ma anche e soprattutto chi ci guarda perché attraverso le nostre imprese sportive la gente impara ad apprezzare le tante cose che possiamo fare senza compatirci per ciò che non possiamo fare. I limiti, di fatto, stanno negli occhi di chi guarda.
L’ex ministro Antonio Guidi, medico neurologo affetto da tetraparesi spastica, disse che la sua esperienza nel primo Governo Berlusconi del 1994 era servita più che altro “come foglia di fico”, una operazione di immagine nonostante il suo impegno da ministro. Permettimi la brutalità, ma non temi che si possa dire la stessa cosa della tua candidatura? Cosa risponderesti davanti alle eventuali malignità o alzate di sopracciglio?
Le malignità non sono mancate in campagna elettorale e continuano ad esserci anche per me. Ma io ritengo che ogni caso sia a sé. Certamente la macchina politica è complicata e complessa… ma io guardo all'obiettivo. So di non poter fare miracoli ma nella strada che percorro cerco e voglio cogliere le cose positive e le opportunità. Se parti pensando al male o guardando il negativo delle cose, non vai da nessuna parte! Nel gruppo di Forza Italia ho trovato gente che ha voluto, con sincerità, abbracciare il mio mondo. Gente che ci mette passione come me. Io sono abituata a guardare sempre il lato positivo delle cose, a guardare il buono… il marcio, semmai lo dovessi incontrare, sono in grado di riconoscerlo e credo anche di avere la giusta forza per tenerlo lontano.
Partire dalle scuole e valorizzare anche le ore di educazione fisica ritengo sia una cosa importante e anche fondamentale. I ragazzi si devono innamorare delle cose. Lo sport è anche sacrificio, ma bisogna trovare il modo di far capire ai giovani quanto sia importante e anche più bello gioire dei successi se raggiunti con sacrificio e lavoro
Torniamo allo sport. Seppure i praticanti siano in crescita, secondo i dati Istat , così come i numeri di tesserati nelle federazioni, l’Italia resta sotto la media europea per il tempo dedicato all’attività fisico-sportiva. Uno dei tasti dolenti, quando parliamo dello sport in Italia, è il ruolo della scuola, in cui per troppo tempo l’educazione fisica ha svolto il ruolo di cenerentola. Per non parlare di iniziative estinte come i Giochi della Gioventù, che formavano ed introducevano allo sport e alla sana competizione generazioni di giovani. A tuo parere, cosa bisognerebbe fare per incentivare sempre di più la pratica sportiva, di qualità, tra le ragazze e i ragazzi?
Di certo la strada è lunga ma nemmeno cosi complicata. Ci vuole solo volontà e buon senso. Lo sport è anche e soprattutto educazione, disciplina, rispetto. Partire dalle scuole e valorizzare anche le ore di educazione fisica ritengo sia una cosa importante e anche fondamentale. I ragazzi si devono innamorare delle cose. Lo sport è anche sacrificio, ma bisogna trovare il modo di far capire ai giovani quanto sia importante e anche più bello gioire dei successi se raggiunti con sacrificio e lavoro.
L’atletica, la vittoria a Ballando con le Stelle, la co-conduzione della Domenica Sportiva, ora la politica: quanto è fondamentale reinventarsi continuamente per prendersi una rivincita con la vita?
Io ho scoperto, rischiando di morire, di avere una tremenda voglia di vivere. Amo la vita perché piena di sorprese nel bene e nel male. Reinventarsi è fondamentale e per me lo è stato. 10 anni fa non avrei scommesso 1 euro su di me. Mi sono meravigliata io stessa delle tante cose fatte. Ma io sono un’adrenalinica che non ama stare ferma, mi annoio. Trovo sempre il modo di fare cose che mi stimolino, amo le sfide. Mi ci butto. Vivo. Cerco di dare anche senso a quello che faccio e a quanto mi è capitato. Dio è stato crudele con me ma anche molto generoso.Oggi ho la possibilità di mettere a disposizione di altri le cose belle che io ho fatto e che ho imparato. Credo che sia il modo più bello per dire grazie alla vita.
American Crime Story: Versace? Di fatto hanno solo usato il nome di Gianni per attrarre lo spettatore ma il contenuto è un altro
Infine lasciamo lo sport e la politica per andare, se permetti, sul personale. Ultimamente la tua famiglia ha preso le distanze dalla ricostruzione fatte da Ryan Murphy sui fatti tragici che hanno coinvolto il tuo parente Gianni Versace, nella seconda stagione di American Crime Story. Hai visto qualcosa della serie? Che ne pensi?
Tutte le serie TV, se pur tratte da storie realmente accadute, sono pur sempre delle ricostruzioni completate da elementi di fantasia. Personalmente ho trovato simpatica l’interpretazione di Penelope Cruz ma non ho apprezzato la descrizione fatta della famiglia perché a mio avviso non corrisponde del tutto alla realtà. Ad ogni modo se si guarda la serie, l’omicidio di Gianni è solo lo spunto per descrivere il profilo di una persona squilibrata e disadattata e che si è tristemente trasformata in un serial killer. Di fatto hanno solo usato il nome di Gianni per attrarre lo spettatore ma il contenuto è un altro.