La Lazio e il mal da salto di qualità

Lucas Biglia Lazio

L'assenza di Lucas Biglia ha pensato e non poco ieri in casa Lazio.

Un 3-0 secco e che non ammette alcuna replica, anche se probabilmente si tratta di un passivo un po' troppo pesante per quanto visto e ammirato in campo. Sono queste, senza alcun dubbio, le parole più semplici e brevi con cui si potrebbe descrivere Lazio-Napoli di ieri sera. La caduta dei biancocelesti contro i partenopei, che si sono dimostrati squadra forte e di livello, era forse anche fin troppo prevedibile, viste soprattutto le numerose assenze in casa capitolina. De Vrij, Biglia e Lulic sono un qualcosa di insostituibile e immancabile nello scacchiere tattico così perfettamente costruito da Simone Inzaghi. E se poi si è costretti a scendere in campo con un ragazzo di vent'anni al debutto in Serie A dal primo minuto e con un Immobile, che aveva nelle gambe un solo giorno di allenamento durante l'intera settimana, insomma, tutto sembra tornare. E le risposte quasi arrivano da sole.

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Coperta corta: è questo il mantra fin troppo famoso dalle parti di Formello. È infatti bastata una mini emergenza, arrivata, forse nemmeno tanto casualmente, in una delle poche volte in un cui ci sono state tre partite in una settimana, per mettere in evidenza tutte le lacune di una rosa a dir poco striminzita e ristretta. La Champions League è sempre obiettivamente stato un qualcosa di difficilmente raggiungibile. Ci mancherebbe, sognare è pur sempre un qualcosa di lecito e legittimo, ma la superiorità del Napoli ieri è apparsa netta, evidente e a tratti quasi imbarazzante. Giusto pensare che con tutti a disposizione probabilmente la Lazio avrebbe avuto qualche chance in più e qualche cartuccia in più da sparare, ma il terzo posto appare comunque, quantomeno al momento, troppo lontano. Solo aver giocato questo scontro diretto è, a suo modo, un grande risultato. Proprio come lo sarebbe la conferma del quarto posto in classifica.

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Dunque merito, applausi, riconoscimento e valore per il miracolo calcistico targato Simone Inzaghi e per un gruppo straordinariamente e intelligentemente costruito dal tecnico biancoceleste. Un gruppo che anche nella partita di ieri, nonostante tutto, ci ha messo impegno, voglia e spirito di sacrificio, caratteristiche che, quest'anno, non sono davvero mai mancate da parte della compagine capitolina. Da encomiare e da elogiare infatti la reazione dopo il 2-0 firmato da Lorenzo Insigne. Con un po' più di fortuna e freddezza e sotto porta probabilmente la partita si sarebbe quantomeno riaperta. Il pensiero però va sempre a quel solito ammasso di tracotanza, presunzione e arroganza. La tracotanza, la presunzione e l'arroganza di chi nel prepartita ha parlato di Champions League senza aver fatto mercato a gennaio. La tracotanza, la presunzione e l'arroganza di chi ha la strana e discutibile idea di aprire la campagna abbonamenti per il prossimo anno ad aprile. Perché, a volte, certe cose e certe situazioni sembrano essere destinate a non cambiare mai. E se la tanto applaudita banda Inzaghi ha fatto di tutto per provare a fare il salto di qualità, ora sarebbe finalmente il turno della società. Insomma nulla di nuovo all'orizzonte in casa Lazio. Il mare pare esser sempre lo stesso.

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