Intervista esclusiva ad Alessandro Melli: "Pecchia sa far giocare e divertire. Il Parma resta casa mia. Mondiali USA '94? Per me è stato..."
Intervista esclusiva ad Alessandro Melli. Cresciuto nelle Giovanili dell'Audace Parma, viene tesserato dal Parma all'età di 13 anni, il cui esordio in prima squadra risale al dicembre 1985 in Serie C1. Con il club ducale debuttò in Serie A il 9 settembre 1990, durante Parma-Juventus (1-2). In maglia gialloblù vinse una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA, mentre con quella della Nazionale Italiana Under 21 gli Europei del 1992.
Intervista esclusiva della nostra Redazione ad Alessandro Melli. L'ex attaccante, nativo di Agrigento, ha espresso il proprio parere sulle condizioni della squadra del suo cuore, nella quale ha vissuto gli anni più significativi della propria carriera sia da calciatore che da dirigente, il Parma. Non sono mancate riflessioni anche su altri club della Serie A, tra cui il Milan in cui ebbe una breve esperienza nella stagione 1994/95, oltre che riferimenti ai ricordi del passato, tra cui i Mondiali disputati negli Stati Uniti nell'edizione del 1994.
Alessandro, buongiorno. Grazie per aver accettato l'invito della nostra Redazione.
Il Parma riparte dall'ottimo successo contro la Lazio, una delle più in forma del campionato, ma i risultati dicono anche che ha lasciato punti importanti in alcune gare interne. Si potrebbe dire che questa squadra allenata da Fabio Pecchia sia "imprevedibile" e "bizzarra", secondo Lei?
Direi che chi guarda il Parma con gli occhi dello sportivo disinteressato si divertirebbe, perché tutte le partite disputate, sino a questa parte della stagione, sono state piacevoli, con parecchi goal da una parte e dell'altra.
Da tifoso, invece, non sono mancate le sofferenze, ma devo dire che a me la squadra piace, nonostante i suoi alti e bassi. È anche piuttosto prevedibile aspettarsi un rendimento del genere, perché non va dimenticato che si tratta, pur sempre, di una neopromossa. La squadra ha dimostrato di possedere una certa personalità e gioca a viso aperto con tutte, motivo per cui ci sta che prenda dei rischi maggiori con un avversario piuttosto che con un altro. In alcune gare è tornata a casa con zero punti, ma questo atteggiamento ha permesso anche di ottenere vittorie importanti, tra cui proprio l'ultima contro la Lazio che non era affatto facile da ottenere.
Ha vinto contro il Milan e pareggiato con la Juventus, mentre da Napoli è tornata a testa alta. Anche a Lecce si è vista una grandissima prova di carattere, strappando un punto all'ultimo secondo dopo il doppio svantaggio; poteva vincere contro la Fiorentina, altra squadra molto difficile da affrontare, così come ha deluso contro il Genoa e il Cagliari in casa. Si può dire che con il Parma c'è sempre da divertirsi e non ho visto una sola partita in cui la squadra non abbia lottato con tutte le proprie forze. Nel giudizio complessivo, sta dando soddisfazioni più che buone.
Dopo diverse varianti di natura tattica, con il 4-2-3-1 il Parma ha ottenuto due vittorie nelle ultime quattro di campionato. Il terminale offensivo resta sempre Ange-Yoan Bonny. Considerando che Alessandro Melli è stato un attaccante, quali sono le considerazioni personali per lui?
È un buon attaccante, anche se non ha le caratteristiche del goleador. Spesso lo si vede svariare sul fronte d'attacco senza lasciare molti riferimenti alla linea difensiva avversaria, oltre che fare un po' da collante con il reparto di centrocampo. La sua dinamicità aiuta la squadra a coprirsi meglio in fase di non possesso, oltre a essere altruista con i compagni che giocano da esterni. In virtù di queste caratteristiche, spende molte energie sul profilo della corsa e, in certe occasioni, gli manca la lucidità necessaria per andare a rete ed essere più concreto sotto porta.
È ancora molto giovane, sono aspetti che avrà modo di migliorare con il tempo. Poi, per come intende far giocare la squadra, credo che Pecchia abbia voluto un terminale offensivo proprio con queste caratteristiche e non il classico bomber. È già alla terza stagione ed è diventato uno dei punti fermi della squadra, meritandosi ampiamente la riconferma. Può diventare ancora più completo, senza dubbio.
Nel post gara contro la Lazio, Fabio Pecchia ha dichiarato: "Ho visto cose straordinarie dai miei ragazzi e serve vincere per raggiungere il nostro obiettivo". Prossima di campionato contro l'Inter al "Giuseppe Meazza". Sarebbe eccessivo pensare di andare a Milano per ottenere i 3 punti?
Non costa pensarlo, ma attuarlo è molto più difficile. Va ad affrontare un squadra che, obiettivamente, è molto più forte, è Campione d'Italia in carica e sta lottando anche quest'anno per vincere lo Scudetto. Ciò nonostante, credo che il Parma non abbia granché da perdere, viene da quest'ultima vittoria significativa contro la Lazio che ha dato anche maggiore tranquillità e slancio alla classifica, per cui c'è anche un animo più leggero.
È anche vero che il Parma lo si è visto giocare contro squadre forti e che occupano le parti alte della classifica, mi sembra che abbia fatto sempre un'ottima figura, portando dei risultati che hanno significato molto. Nulla è da dare per scontato, anche se i favori del pronostico sono dalla parte dell'Inter, ma è giusto pensare di andare a giocare a Milano senza paura, indipendentemente da come possa finire. So per certo che Pecchia saprà preparare al meglio questa partita, consapevole del grande valore dell'avversario, per cui mi aspetto di vedere un'altra bella prestazione.
Lei si proporrebbe al Parma per far parte dello staff tecnico, coordinato attualmente da Fabio Pecchia?
Fabio mi conosce molto bene, siamo grandi amici da tantissimo tempo e c'è ampia stima. Non c'è stata occasione di discutere di questa opportunità, anche perché non rientra tra i miei obiettivi personali, in questo periodo, come non credo che rientri tra quelli di Pecchia. Non nascondo, però, che Parma resta la società che amo di più e sarebbe l'unica per la quale lavorerei. È come se fosse casa mia. Se dovesse accadere in futuro di presentarmi una proposta, la valuterei con grandissimo piacere.
Paulo Fonseca ha dichiarato che il Milan può farcela a vincere il campionato, quindi di credere nello Scudetto. Ne è convinto anche Lei?
Personalmente, considerando anche quello che si sta vedendo, non credo che il Milan possa vincere il campionato. Posso comprendere che Fonseca, in quanto allenatore della squadra, pronunci queste parole per tenere su alta la concentrazione e il morale dei propri ragazzi, oltre che per proteggere l'autostima. Ci sta e lo avrei fatto anche io, se fossi stato al suo posto. Non so in cuor suo se, davvero, crede che possa ambire a vincere il campionato, ma è legittimo continuare a pensare di dare tutto il meglio che si possa tirar fuori.
Invece, in ottica Scudetto, quale squadra Lei vede realmente favorita?
Vedo leggermente favorito il Napoli, anche se l'Inter sarà lì a lottare ad armi pari. Se lo giocheranno loro due, secondo me. Può darsi che, quest'anno, la concentrazione per la squadra di Simone Inzaghi sia più rivolta alla Champions League, mentre il Napoli non ha l'assillo di dover portare risultati dalle gare delle coppe europee. Inconsciamente, l'Inter potrebbe rischiare di sentirsi più appagata in ottica campionato rispetto al Napoli, anche per essere riuscito a vincerlo nell'ultima stagione. Volendo rapportare in numeri, dico 51% in favore del Napoli e 49% per l'Inter. È ancora lunghissima.
Personalmente, ho una venerazione per Gian Piero Gasperini, per cui vorrei che fosse l'Atalanta a vincere il campionato. Se lo meriterebbe ampiamente, per il lavoro che ha svolto e per i risultati ottenuti negli ultimi anni, oltre che per il gioco espresso ad alti livelli in più occasioni. Sono consapevole che sia molto difficile, resta più una grandissima speranza che una convinzione, anche se non bisogna mai dire mai nel calcio, specie se arrivano dei risultati che possono aiutare a motivare ancora di più di quanto non sia stato fatto finora.
Primi tre marcatori della Serie A, in ordine di reti realizzate: Mateo Retegui al primo posto con 12 reti, poi Marcos Thuram e Moise Kean, a pari merito, con 9. Chi piace di più, tra questi, ad Alessandro Melli?
Sono tutti attaccanti forti, anche se con caratteristiche differenti tra loro. Retegui e Kean sono più dinamici e offrono molto movimento su tutto il fronte d'attacco, mentre Thuram, rispetto agli altri due, è un attaccante più presente in area di rigore che punta centralmente la porta. Soprattutto, l'italo-argentino dell'Atalanta sta migliorando tantissimo le proprie capacità di realizzazione, anche se c'è da risaltare il grande lavoro che la sua squadra compie per metterlo nelle condizioni di giocare tanti palloni verso l'area di rigore e arrivare facilmente alla realizzazione in rete. Riesce a leggere tutte le potenziali situazioni in cui poter fare gol, si sta mostrando implacabile e sta meravigliando molto anche me. Vincere la classifica dei cannonieri resta ampiamente alla sua portata.
Sempre per quanto concerne gli attaccanti, cosa ne pensa sull'ingaggio di Mario Balotelli da parte del Genoa?
Spero per lui che possa essere un'occasione di ulteriore riscatto personale, dopo l'ultimo periodo piuttosto difficile che lo ha visto lasciare l'Italia in maniera un po' turbolenta. Il suo approdo al Genoa, senza esagerare, può essere anche l'ultima grande occasione per mettersi in mostra e riprendersi la Nazionale. Ci sono buoni attaccanti italiani, ma nessuno sembra essere inamovibile per Luciano Spalletti. Le qualità che ha come calciatore non si possono discutere, perché ha tecnica e potenza fisica dalla sua, ma deve dare dimostrazione, in particolare a sé stesso, di riuscire a essere continuo nel rendimento, tenendo a bada quegli atteggiamenti che lo hanno penalizzato in passato. Credo che lui sia ben consapevole di quanto abbia compiuto nel suo passato, per cui mi aspetto che faccia un bel percorso fino al termine della stagione con il Genoa, pur non avendo un'età tenerissima.
Per Lei anche un breve periodo con la maglia della Sampdoria. Tra tante incertezze, anche quest'anno sembra non essere quello giusto per provare a tornare in Serie A?
Il 3-3 contro il Catanzaro può sintetizzare il rendimento della Sampdoria di quest'anno. Buona volontà, giocate di un certo spessore, ma anche diversi svarioni collettivi che l'hanno portata a non vincere da oltre un mese. È molto probabile che, con queste condizioni, anche per quest'anno dovrà mettere da parte il discorso della promozione diretta, perché c'è tanto distacco tra le prime due e anche le altre in alto alla classifica stanno andando piuttosto bene. C'è sempre la possibilità dei Playoff, perché la classifica è molto corta nella parte centrale, ma resta ugualmente difficile da raggiungere l'obiettivo della Serie A.
Per le prime due posizioni, direi che la prima andrà al Sassuolo, perché è la squadra più attrezzata per ritornare in massima serie e lo sta dimostrando sul campo. Sia il Pisa che lo Spezia mi sembrano piuttosto competitive per aggiudicarsi la seconda posizione, ma le altre squadre che non sono molto distanti da loro due non resteranno di certo a guardare. Resta tutto apertissimo in Serie B, impossibile prevedere quali scenari possano accadere.
Tre anni importanti, nella parte finale della carriera, vissuti nel Perugia. Ci sarà da soffrire ancora per molto tempo, prima di rivedere gli umbri in massima serie, secondo Lei?
Direi proprio di sì. Credo che ci vorrà un bel po' di tempo prima di rivedere il Perugia che ho vissuto personalmente negli anni gloriosi della Serie A. Ad oggi, sono molto lontani i tempi in cui c'era Luciano Gaucci a rendere questo bellissimo posto anche un punto di riferimento per il calcio italiano, una società che fu abile a portare tanti calciatori importanti che hanno regalato diverse gioie alla propria tifoseria. Spero che ci sia la forza di fare investimenti in futuro, perché la Serie C non è la categoria che merita questa città.
"Arrigo Sacchi mi escluse dalle convocazioni per USA '94, perché mi rifiutai di andare in panchina in una gara del Parma, quando c'era Nevio Scala in panchina". Riprendendo questa dichiarazione in una intervista di tempo fa, l'unica vera motivazione della mancata partecipazione fu questa o ci fu dell'altro?
Fu uno dei motivi, ma non l'unico. Sacchi aveva delle regole molto ferree, badava prima all'aspetto comportamentale, poi alle qualità tecniche. Se sgarravi con lui, era molto difficile riconquistare la sua fiducia. All'epoca avevo 25 anni, ero giovane e anche piuttosto esuberante. In certe occasioni, non mi andavano giù certe scelte e agivo in maniera istintiva, con atteggiamenti sbagliati. Avevo anche delle ragioni per rifiutare la panchina in quell'occasione con Nevio Scala, ma, successivamente, mi resi conto che fu sbagliatissimo il modo in cui mi posi. Certi confronti con lui piuttosto accesi mi crearono problemi anche nella gestione dei rapporti con il club.
Sacchi mi telefonò poco prima di diramare la convocazioni e mi confermò che non avrei fatto parte della Nazionale. Non mi ritenevo un fuoriclasse, ma ero sicuro delle mie potenzialità, pur ammettendo a me stesso di averle sfruttate al 50%, complice anche la presenza di alcuni infortuni piuttosto seri. Se avessi avuto a bada certi comportamenti, avrei potuto fare molto di più. Credo, comunque, che le motivazioni dell'esclusione fossero anche per scelta tecnica; va ricordato che in quel periodo c'erano attaccanti di livello molto alto e la concorrenza era vasta: Baggio, Casiraghi, Massaro, Signori e Zola. Tutti grandissimi, ma per me è stato il più grande rimpianto della carriera sportiva.
Che ricordi ha, invece, di Nevio Scala?
È l'allenatore che ho avuto per più tempo ed è quello che ho conosciuto meglio di chiunque altro. Come già ribadito, i rapporti con lui non erano sempre sereni, ma c'era ugualmente profondo rispetto tra noi. È stato molto formativo e mi ha insegnato tantissimo, soprattutto nel lungo periodo in cui sono stato dirigente del Parma. Il suo supporto non è mai mancato, per cui gli sarò sempre riconoscente, una persona affidabile e di grande temperamento.
Alessandro, è stato gentilissimo per aver condiviso i Suoi pensieri e La ringraziamo di cuore per questa intervista. Ci auguriamo di poterLa risentire, prossimamente.
Grazie a Voi e buon lavoro.