Intervista esclusiva a Fulvio Collovati: "Il Napoli vorrà riconfermarsi per lo scudetto. Chivu è un'incognita, il Milan ha scelto la garanzia Allegri. Gasperini alla Roma? Sono curioso di..."
Intervista esclusiva della nostra Redazione a Fulvio Collovati. Iniziò la propria carriera nelle giovanili del Milan, per poi vincere con la prima squadra uno scudetto nella stagione 1978/79 e una Coppa Italia nell'edizione 1976/77. Dopo tanti anni in maglia rossonera rimase a Milano, ma indossò quella dell'Inter per quattro anni. Successivamente, visse le esperienze con Udinese, Roma e Genoa. Con la Nazionale italiana di Enzo Bearzot si laureò campione del Mondo nel 1982, disputando da titolare tutte le gare della competizione.
Intervista esclusiva della nostra Redazione a Fulvio Collovati. L'ex calciatore, nativo di Rivignano Teor, comune in Provincia di Udine, ha espresso il proprio parere su vari temi che riguardano il calcio italiano, a cominciare dalla riconferma di Antonio Conte al Napoli e dal mercato del club partenopeo. Non sono mancate osservazioni sui volti nuovi delle panchine di diversi club della Serie A, tra cui quelli di Inter, Milan e Roma, oltre che dire la propria sulla conferma di Patrick Vieira al Genoa e sul futuro dell'Udinese. Inoltre, si è pronunciato anche nei riguardi della condizione generale dell'attuale Nazionale italiana.
Fulvio, grazie per aver accettato l'invito della nostra Redazione.
Il Napoli, campione d'Italia in carica, ha confermato Antonio Conte per la prossima stagione. Oltre al campionato, ci sarà anche da affrontare la Champions League. Con l'arrivo di Kevin De Bruyne e quello probabile di Yunus Musah, fin dove crede che potrà spingersi la squadra partenopea nella prossima stagione?
Resta difficile stabilirlo. La Champions League è un cammino imprevedibile per chiunque e riserva sempre delle sorprese. Soprattutto, non è il campionato. Con la nuova formula ci sarà da giocare degli scontri diretti che saranno tutti impegnativi, basta anche soltanto una partita sbagliata che si rischia di fallire il vero obiettivo, cioè il superamento della prima fase.
Per quanto riguarda il campionato, questo Napoli ha imparato tantissimo dallo scorso campionato e ha fatto sì che diventasse man mano sempre più coeso. Non va dimenticato che era partito male, poi Conte ha dato una grande sterzata e progressivamente sono arrivate tante vittorie, fino a concludere alla grande. La vittoria dello scudetto darà a tutta la squadra consapevolezza della propria forza per proseguire a certi livelli.
Conte avrà ponderato la sua scelta di restare, perché, evidentemente, sarà stato rassicurato su alcuni rinforzi da lui richiesti; non a caso, è pronto l'arrivo di De Bruyne, come presto potrebbe esserci anche quello di Musah. Siamo appena agli inizi della nuova stagione e credo che al Napoli arriveranno altri nomi importanti. C'è un doppio impegno da affrontare e, di conseguenza, aumenterà il carico di lavoro, oltre a essere più alto il rischio degli infortuni, per cui ci sarà bisogno di altri rinforzi.
Non saprei fin dove potrà arrivare, ma mi auguro che questa squadra riuscirà a giocarsi, almeno, gli ottavi di finale della Champions League.
Crede che sarà proprio il Napoli a partire con i favori del pronostico per la vittoria del prossimo campionato?
Sì, secondo me. Parte favorito, perché vedo le altre pretendenti in una condizione di metamorfosi, per cui ci saranno diversi punti interrogativi. Inter, Milan, Atalanta e Roma hanno cambiato allenatore, mentre la Juventus è in una fase di incertezza. Queste condizioni possono favorire il Napoli che parte già da un lavoro consolidato, mentre le restanti avranno diverse incognite da affrontare.
Quando si cambia allenatore emergono sempre dei problemi all'inizio e proprio il Napoli ne sa qualcosa, anche se Conte è stato accontentato sugli uomini che voleva, a cominciare da Lukaku e McTominay. Fino a oggi, è la squadra più formata, mentre le altre dovranno cominciare a costruirsi daccapo. Ripetersi in campionato è sempre difficile per chiunque, ma parte favorito per vincere anche il prossimo campionato.
L'Inter ha scelto Christian Chivu come nuovo allenatore. Cosa ne pensa?
Non discuto le qualità di Chivu. Se la società ha scelto proprio lui è perché, evidentemente, avrà visto delle caratteristiche che possono subito adattarsi all'ambiente dell'Inter, considerando che ha vissuto diversi anni nel settore giovanile del club. Personalmente, ho qualche perplessità. Al Parma ha dato prova di essere stato un bravo allenatore, è ancora molto giovane e promettente, ma è appena al secondo anno tra i professionisti.
Resta un'incognita, sinceramente, come lo è stato Thiago Motta alla Juventus nello scorso campionato. Penso che l'Inter sia una big e occorra un allenatore da big. Poi, se Chivu riuscirà a ottenere grandi risultati, non potrò che essere felice per lui.
Nelle ultime settimane si è parlato tanto anche di Simone Inzaghi, specialmente dopo la débâcle dell'Inter nella finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain. Alla fine, ha lasciato i nerazzurri per approdare all'Al-Hilal. Si è meravigliato di questa scelta?
Al suo posto, in tutta franchezza, non l'avrei mai fatto. È nel pieno dei suoi anni, ne ha ancora quarantanove e non sessanta e oltre. Credo che certe esperienze vadano bene verso il finire della carriera. Ognuno è libero di scegliere come crede, ci mancherebbe, e viene facile pensare che lui abbia scelto l'Arabia Saudita per l'aspetto economico.
Personalmente, avrei cercato di resistere e di rimanere all'Inter, pur sapendo di portarsi dietro una stagione molto difficile e carica di delusione. L'importante, però, è che lui abbia scelto liberamente la cosa più giusta da fare per sé stesso.
La Juventus ha confermato Igor Tudor anche per la prossima stagione. Quali prospettive potrebbero esserci, d'ora in avanti, sia per l'allenatore che per il club?
Per il momento, Tudor è stato confermato, ma dico che resta ancora da valutare pienamente la sua posizione. Occorrerà vedere attentamente come si comporterà la Juventus in questo Mondiale per club, per cui credo che la sua permanenza dipenderà dai risultati che la squadra riuscirà a ottenere in questa competizione. Per lui resta un vero banco di prova per guadagnarsi la fiducia.
Anche Leonardo Bonucci si è espresso a riguardo della Juventus, dichiarando a DAZN che la squadra ha il dovere di provare a vincere il Mondiale per il club. L'attuale rosa resta competitiva per poter raggiungere questo traguardo?
La Juventus, da sempre, ha il dovere di provare a vincere. Resta un verbo che appartiene a questa società, per la sua storia, per il suo valore. È una di quelle squadre per le quali avviene un certo scalpore se giunge al quarto posto del campionato; la qualificazione in Champions League all'ultima giornata è sembrata la conquista più grande che potesse compiere, ma è stato il minimo che potesse raggiungere. È un dato che deve fare riflettere in futuro, si tratta pur sempre della Juventus.
Mi stupisco abbastanza quando sento che questa squadra ha come obiettivo un posto in Champions League, come se fosse il massimo da poter raggiungere, senza pensare di lottare direttamente per il vertice. È anche vero che per vincere è necessario avere una rosa strutturata per poterlo fare e, francamente, la Juventus di questi ultimi anni si è mostrata inferiore rispetto ad alcune squadre, a cominciare dall'Inter.
Il Milan ricomincia da Igli Tare e Massimiliano Allegri ed è intenzionato a trattenere sia Mike Maignan che Rafael Leão, mentre Theo Hernandez potrebbe essere in procinto di andare via presto. Quale stagione si aspetta di vedere?
Il Milan riparte da una garanzia, che ha il nome di Massimiliano Allegri. È stato un allenatore spesso criticato, ma ci si dimentica che ha vinto tutto a livello nazionale, tra scudetti, Coppe Italia e Supercoppe italiane, oltre ad aver ottenuto risultati importanti con la Juventus anche in Europa. Se ha accettato questa nuova sfida vuol dire che al Milan c'è la seria intenzione di trattenere i pezzi pregiati della squadra; se si dovesse scegliere di vendere un Maignan, un Leão, un Theo Hernandez e qualche altro di prima fascia, credo che la società terrebbe già pronti dei sostituti all'altezza.
Staremo a vedere quale mercato compirà, ma di certo Allegri non vorrà avere una squadra che ripeta l'ottavo posto in campionato; è molto probabile che il Milan riuscirà a fare meglio dello scorso anno e resta un imperativo tornare il più in alto possibile. Tutto dipenderà da quale squadra ne verrà fuori. Ribadisco, sull'allenatore è stata fatta una grande scelta, ma si dovrà pensare bene chi scegliere da mandare in campo.
Gian Piero Gasperini alla Roma, Maurizio Sarri di nuovo alla Lazio, Ivan Juric all'Atalanta. Cosa ne pensa di ciascuno di questi tre allenatori e quale di questi club ha compiuto la scelta più appropriata?
Tra queste tre società, direi che la Lazio ha fatto la scelta più ponderata. Per Sarri si tratta di un ritorno, conosce già l'ambiente e aveva fatto piuttosto bene alla sua prima esperienza durata tre anni; è un allenatore che dà sicurezza e ha un bel po' di esperienze importanti alle spalle. Ritengo sia stato piuttosto saggio riprendere lui in panchina.
Gasperini mi è sempre piaciuto molto, è un ottimo allenatore e all'Atalanta ha fatto cose pazzesche, ma allenare a Roma non è come allenare a Bergamo. A Roma ci ho giocato, è una piazza stupenda, molto importante, ma è anche pesante da reggere e ti può bruciare al primo passo falso se non hai una tempra forte; ci sono diversi fattori che condizionano a livello mentale e di cui bisogna tenere sempre conto, dalla voce della tifoseria fino a quella dei media.
La capitale è la capitale, inutile nasconderlo, ma credo che Gasperini se ne sia reso conto sin da subito di quale posto stesse scegliendo. Anch'io sono curioso di vedere quello che sarà in grado di fare, ha accettato una bella sfida e gli faccio un grosso in bocca al lupo.
L'Atalanta ha scelto di puntare su un allenatore che, in tutta onestà, ha fallito negli ultimi anni, sia in Italia con la Roma che nell'ultima esperienza in Inghilterra; anche nell'ultimo anno al Torino ci si aspettava quel salto di qualità che non è arrivato. Evidentemente, la dirigenza avrà avuto le sue buone ragioni per prendere Juric. Non si può giudicarlo anzitempo, non sarebbe nemmeno giusto, perché quando si comincia daccapo in un posto nuovo si azzera tutto.
Anche per lui c'è grande curiosità, specialmente perché l'Atalanta di Gasperini si è sempre qualificata per un posto in Europa e ha vinto un trofeo storico. L'eredità è pesantissima, per cui è inevitabile che tutti gli occhi siano maggiormente puntati sul nuovo allenatore. È una grandissima occasione di rilancio per lui, non c'è dubbio.
Tra tanti volti nuovi in Serie A, il Bologna è uno dei club che ha confermato l'allenatore della scorsa stagione. Con Vincenzo Italiano in panchina, l'obiettivo di qualificarsi nuovamente in Champions League resta alla portata?
Già alla Fiorentina, Italiano aveva dimostrato di essere un ottimo allenatore. Con il Bologna, poi, ha fatto qualcosa di speciale, vincendo una Coppa Italia e riuscendo a entrare in Europa League, oltre a essere rimasto a ridosso delle prime quattro posizioni quasi fino all'ultima giornata. È nelle condizioni di poter fare il salto di qualità in futuro, con ciò intendo dire che può ambire a diventare, tra qualche anno, l'allenatore di una big del campionato italiano. Intanto, con il Bologna ha fatto una bellissima stagione, per cui credo che potrà ripetersi anche in vista della prossima e, perché no, tentare di migliorarsi.
Pensare di andare nuovamente in Champions League non è affatto una cosa da poco, perché la concorrenza è molto alta e lo si è visto anche nel campionato conclusosi qualche settimana fa. Anche soltanto conquistare un posto che equivalga alla partecipazione in Europa League o in Conference League resta sempre un motivo di grande soddisfazione.
Il Genoa ha rinnovato il contratto di Patrick Vieira anche per la prossima stagione. Considerando il rendimento dell'ultimo campionato, si può pensare di migliorare a tal punto da ambire a un posto nelle coppe europee?
Arrivare a conquistare un posto in Europa significherebbe, quantomeno, posizionarsi al sesto posto in classifica e non credo che questo Genoa possa ambire a tanto, sinceramente. Resta importante sapere che la prossima stagione comincerà con un allenatore che ha imparato a conoscere l'ambiente e, soprattutto, dato prova di valere, a tal punto da essere fortemente cercato da qualche altra squadra.
La società ha fatto molto bene a puntare su Vieira e convincerlo a restare. Credo che anche lui a livello personale si sia trovato molto bene, perché Genova è una piazza che è sempre in grado di poter creare delle soddisfazioni importanti.
Penso che il Genoa possa fare meglio dello scorso anno, ma per arrivare ai posti che valgono l'Europa, anche soltanto quello della Conference League, vorrebbe dire rinforzare di molto la rosa, specialmente in attacco; non a caso, è stata una di quelle squadre di media classifica a segnare di meno, perché la difficoltà maggiore è stata quella di portare questa squadra a fare goal.
Pinamonti si è comportato bene e vedremo se resterà ancora un altro anno; a prescindere dalla sua presenza, ci vorrebbero altri attaccanti per andare molto più su in classifica, di quelli che riescono a realizzare tra i quindici e i venti goal a stagione.
Sono giorni particolari per l'Udinese, in quanto potrebbe essere molto vicina la cessione della società da parte della famiglia Pozzo al fondo d'investimento statunitense Guggenheim Partners. È un motivo per accrescere gli entusiasmi o le preoccupazioni, in vista del futuro?
È un grande punto interrogativo, perché quando si tratta di cedere una società a un fondo di investimento non si sa cosa può accadere. Ho vissuto anche un anno all'Udinese, proprio nel primo anno in cui si insediò Giampaolo Pozzo come presidente; già all'epoca, si notò subito la differenza con la sua gestione che cambiò radicalmente questa società, fino a fare diventare quello che è tuttora, vale a dire una delle proprietà più longeve della Serie A e, soprattutto, un modello per tante realtà.
Quando arriva un fondo d'investimento, invece, non c'è mai la certezza su quanto possa durare; non è detto che operi male, potrebbe anche essere migliorativo per il futuro dell'Udinese, ma, personalmente, sono ancorato a quelle proprietà gestite da un unico presidente, perché hanno rappresentato e rappresentano una garanzia per il tifoso. Abbiamo gli esempi di Lotito e De Laurentiis che, per quanto si possa essere in disaccordo con delle loro scelte, sono sempre rimasti un punto di riferimento certo per le rispettive tifoserie. Che dire, speriamo bene per l'Udinese.
Potrebbe essere Alberto Gilardino il nuovo allenatore del Pisa, neo promosso in Serie A. Dopo l'esonero al Genoa della scorsa stagione, è l'occasione propizia per un riscatto personale?
Gilardino è uno che ha fatto bene al Genoa, tant'è che, quando è stato esonerato, ci sono state anche delle contestazioni da parte di diversi tifosi, perché si erano affezionati e avevano visto che si era comportato da serio professionista, qual è. Anch'io rimasi contrariato quando lui venne liquidato troppo frettolosamente dalla società e non dimentico l'apporto prezioso che diede al Genoa. Merita una panchina in una piazza ambiziosa, per cui se andasse al Pisa sarebbe il giusto riconoscimento nei suoi riguardi.
Per la Cremonese si è fatto anche il nome di Daniele De Rossi, in sostituzione di Giovanni Stroppa. Cosa ne pensa?
Conosco bene Stroppa, è un professionista serio e una persona molto equilibrata. Ha sempre lottato con onore in tutte le occasioni che ha avuto nel suo percorso, soltanto con l'obiettivo di centrare le prime posizioni; molto spesso ci è riuscito, come testimonia quest'ultimo bellissimo traguardo con la Cremonese. Anche lui è uno di quegli allenatori che meriterebbe una chance su una panchina di Serie A. Credo che avrebbe meritato più rispetto e fiducia, peccato che la società abbia optato per un'altra scelta.
Anche De Rossi è un ragazzo che sa farsi valere e sarebbe per lui un'occasione importante. Resta il fatto che la Cremonese ha soltanto l'obiettivo di lottare per la salvezza, per cui non credo che cambierebbe di molto la sostanza con la scelta dell'uno o dell'altro nome.
Filippo Inzaghi è in procinto di restare in Serie B, con una nuova esperienza da allenatore del Palermo. Avrebbe meritato una chance in massima serie con il Pisa?
Credo che Pippo (Inzaghi, ndr) avrebbe meritato di giocarsi un'opportunità in Serie A, ma è anche vero che andrebbe in uno dei club più importanti d'Italia. Per scegliere di restare in B, è molto probabile che la proprietà del Palermo gli abbia offerto delle garanzie solide e lui si sarà sentito trascinare dalle ambizioni che non credo siano di carattere economico ma prettamente professionale, in quanto vorrà mettersi nuovamente in discussione come professionista in una piazza che merita ampiamente di andare di nuovo in Serie A.
Tra l'altro, dietro c'è questa proprietà emiratina tra le più ricche al mondo che ambisce ad altri palcoscenici calcistici, per cui credo che Inzaghi sia stato ammaliato da questo forte desiderio. Diventare l'allenatore del Palermo sarebbe soltanto un motivo di vanto e di grande soddisfazione personale.
A riguardo della Nazionale italiana di calcio, Lei ha dichiarato ad Adnkronos: "Secondo me, non sono gli allenatori come Ventura o Spalletti a doversi fare un esame di coscienza perché è il sistema che va cambiato, ma a tanti va bene così com'è". Cosa intende per "sistema da cambiare"?
È da una decina d'anni che sento dire dai vertici del calcio italiano che occorre cambiare, specialmente dopo le mancate qualificazioni ai Mondiali. Non è cambiato nulla. In tanti preferiscono essere attaccati alla propria poltrona, piuttosto che creare progetti seri. Intendo dire che bisogna puntare tutto sui settori giovanili.
Possibile che la Spagna, tra le più forti al mondo, riesca a proporre da anni una formazione con quattro/cinque ragazzi tra i 18 e i 20 anni che giocano già con la Nazionale maggiore, mentre in Italia riesce a emergere soltanto qualche giovane promettente che non abbia meno di 23 o 24 anni? Yamal, Gavi e Pedri sono la dimostrazione lampante della cultura calcistica che c'è in Spagna, ma di nomi da fare ce ne sarebbero ancora.
C'è bisogno di un cambio culturale, ma per farlo resta necessario creare delle regole ben precise, a cominciare da una che impone di far giocare quattro/cinque ragazzi italiani in ogni squadra di Serie A, anche per far crescere quel senso di appartenenza al proprio Paese. Mi sono sentito dire che non è possibile fare tutto questo, ma per quale motivo? Sinceramente, non riesco ancora a capirlo.
Tra l'opinione pubblica è emerso anche il pensiero secondo cui la Nazionale più recente sia una di quelle con le qualità tecniche tra le più basse mai esistite. Condivide questa lettura?
Non sono d'accordo, non è vero che questa Nazionale sia scarsa tecnicamente. C'è una mentalità che è sbagliata da diverso tempo, di questo ne sono convinto. Se una squadra regala alla Moldavia sette/otto occasioni da rete, vuol dire che non cura la fase difensiva e questo è un aspetto che non si può tollerare; poi, non per forza devono essere segnate otto reti per vincere una partita contro un avversario del genere, come ha fatto l'Olanda contro Malta.
Ripeto, l'aspetto allarmante è stato l'aver concesso tutte quelle occasioni alla Moldavia, vuol dire che è molto più forte il pensiero di attaccare la porta avversaria piuttosto che preoccuparsi di difendere la propria.
Sarebbe bello ricominciare come si faceva tanti anni fa, quando il calcio italiano presentava squadre che difendevano con orgoglio e aveva tanti interpreti validissimi che sapevano costruire il gioco dalla difesa; su tutti, abbiamo avuto dei maestri come Franco Baresi e Gaetano Scirea, i quali hanno giocato in squadre che hanno vinto tutto quello che c'era da vincere. Eppure, cominciavano a costruire il gioco dalla difesa e, prima di tutto, sapevano difendere.
Fulvio, La ringraziamo per questa intervista e ci auguriamo di poterLa risentire, prossimamente. È stato gentilissimo.
Alla prossima, grazie a Voi.