Rinvio Frosinone Latina, come rovinare un derby e mistificare la verità
Prima no. Poi sì. Poi forse. Poi chissà. Infine non si sa. E' successo davvero di tutto nel fine settimana che doveva introdurre la sfida tra Frosinone e Latina. Un derby atteso da mesi dalle due tifoserie, su cui hanno cominciato a calare ombre già nei giorni seguenti all'incontro tra i ciociari e l'Entella, quello caratterizzato dal contestatissimo arbitraggio di Aureliano che ha portato ai referti dello stesso con i quali si è decisa la schiusura per due turni dei Distinti e della Tribuna Centrale dello stadio Matusa.
Nella giornata di venerdì si è tenuta la riunione della Corte d'Appello Federale, che doveva decidere su un'eventuale cancellazione della sanzione. Il verdetto ha dimezzato le giornate di squalifica e la pena pecuniaria, non cambiando tuttavia le carte in tavola. Di lì in poi si è totalmente persa anche quella poca logica che univa questa vicenda. Il sindaco ha rimpallato la responsabilità alla prefettura, in potere di traslare la giornata di squalifica sulla successiva gara con il Pescara, salvando così la supersfida con i pontini e tenendo a bada gli animi. Non è bastata una riunione tra le maggiori autorità cittadine e provinciali, terminata a notte tarda, per mettere la parola fine alla vicenda. In questo giochino di scarico delle responsabilità infatti, la palla è stata depositata direttamente nelle mani del Viminale, dando alla vicenda dei contorni a dir poco grotteschi. Nel frattempo i tifosi del Frosinone si erano radunati all'esterno dello stadio, con il comunicato della Curva Nord che auspicava l'incontro non avesse mai inizio dopo il torto, a loro giudizio, subito.
Il sabato mattina è arrivata la decisione ufficiale: partita rinviata dalla Prefettura per impossibilità di mantenere l'ordine pubblico, con la Lega di Serie B obbligata a scegliere una data entro trenta giorni. Inutile dire che il vespaio di polemiche già ampiamente in moto, è diventato incontrollabile e fulminante. Il Latina, come ovvio immaginare, non ha accettato di buon grado la scelta, addossando la colpa alle minacce perpetrate dai tifosi ciociari. Tutto d'un tratto, come da copione in questi casi, l'attenzione si è così concentrata sul comunicato degli ultras gialloblu, dimenticando di colpo due settimane di polemiche, scelte infelici e verbali non collimanti tra questura e terna arbitrale. Sia chiaro, ha fatto bene la società pontina a indignarsi e dirsi fortemente contraria alla decisione (cosa che peraltro ha fatto anche il presidente del Frosinone Stirpe), anche nel rispetto di tutti quei tifosi che da giorni avevano comprato i biglietti e organizzato pullman e macchine alla volta del Matusa.
Tuttavia appare un pochino fuorviante scaricare in toto la responsabilità sui tifosi. Innanzitutto vorrebbe dire che qualsiasi prefetto, questura o organo istituzionale sia facilmente influenzabile da un comunicato e da presunte minacce in esso contenute (inoltre se si usasse il buonsenso, aspetto totalmente assente da tutta questa faccenda, si capirebbe anche che quelle righe puzzano più di delusione mista a frustrazione che di minacce vere e proprie) e inoltre così facendo si nasconderebbero le gravissime negligenze che gli organi preposti hanno evidenziato per l'ennesima volta attorno a una partita di calcio. Negli ultimi anni ci si è talmente abituati a vietare, interdire e reprimere, che non ci si è minimamente posti il problema di come risolvere la faccenda senza sotterfugi, ma con chiarezza e rigore.
Se la Corte Federale ha dimezzato la squalifica, è evidente che il referto di Aureliano non fosse esattamente lo specchio di quanto accaduto a margine di quel famoso Frosinone-Entella. La situazione che la CAF era chiamata a giudicare, tuttavia, sembrava la classica da "dentro o fuori": o si confermava in toto la chiusura dei settori incriminati o si cancellava completamente la sanzione. Per dare un colpo al cerchio e uno dalla botte invece si è deciso di restare nella terra di mezzo del "vorrei ma non posso", tipico di molti soggetti che in Italia sono chiamati a prendere una decisione di rilievo. Sconfessare tout court il referto del direttore di gara avrebbe voluto dire sconfessare ancor più l'immagine già decadente di una calcio e di una serie, quella cadetta, agli sgoccioli e tenuta in vita con il respiratore artificiale. Oltre ovviamente al rischio di avallare le proteste della società laziale nei confronti del sistema-calcio.
Questo ha mandato su tutte le furie i tifosi frusinati, che già si sentivano defraudati da quanto deciso a loro scapito. Giusto o meno è il ruolo del tifoso. E possiamo star qui a parlare di rivalità e campanilismi quanto vogliamo, ma mi sento di poter dire con una certa sicurezza che qualunque altra tifoseria avrebbe reagito in questo modo. L'ago della bilancia, a questo punto, lo fa l'enfasi che determinati media danno a determinate azioni. Così come il chiacchiericcio sotto la Sud dell'Olimpico di qualche settimana fa è diventato "aggressione da parte di teppisti", il rinvio della partita tra Frosinone e Latina è passata come "la vittoria del tifo violento".
Di vincitori personalmente ne vedo ben pochi. I primi sconfitti sono proprio i tifosi. Vessati, umiliati e privati di uno spettacolo per l'ennesima volta. Non bastava un derby d'andata giocato a metà, con il settore ospiti del Francioni chiuso e i tifosi canarini presenti nella tribuna in numero ridotto, ma a rovinare definitivamente l'anno che avrebbe dovuto consacrare la madre di tutte le partite in ambito regionale, ci hanno pensato l'incompetenza, il pressapochismo e la mistificazione della realtà da parte di chi, da una decina d'anni a questa parte, ha deciso di tramutare il calcio in una costante e accomodante situazione d'emergenza. I tifosi sono gli sconfitti-innocenti per me. Non i responsabili.
Gli sconfitti-responsabili sono innanzitutto chi, dopo le dichiarazioni di Lotito, che per quanto mi riguarda c'entrano e come nell'innesco di tutto questo putiferio, non hanno aperto neanche un fascicolo nei confronti del presidente di Lazio e Salernitana, lasciando palesemente intendere che se il calcio è truccato, come dovremmo sapere tutti da sempre, non è poi la cosa più grave del mondo. Gli sconfitti-responsabili sono coloro i quali da anni continuano a propinarci questo modello di calcio Mulino Bianco e poi non sanno, non riescono e non vogliono gestire partite della Serie B italiana con neanche 10.000 spettatori. Questi sono gli stessi che poi vorrebbero organizzare finali di Champions League, Europei e Mondiali. Ci rendiamo conto? Gli sconfitti-responsabili sono tutte quelle istituzioni, prefetti e questure in primis, che non hanno il minimo coraggio e la minima decenza di prendere una decisione che in realtà rientrerebbe solamente nella sfera delle loro competenze. Gli sconfitti-responsabili sono poi tutti quei giornali, quelle televisioni e quelle radio che, pedissequamente alle istituzioni di cui prima, non hanno l'onestà intellettuale di puntare il dito contro questo modo schifoso di gestire il calcio e i suoi tifosi.
Non ci sto a far parte di questo circolo vizioso dove le responsabilità vengono sempre pagate da chi dovrebbe rappresentare il cuore pulsante dello spettacolo. Invece di fare compagne pubblicitarie e scolastiche contro il tifo organizzato, sarebbe forse ora di fare veri e propri corsi di formazione su come favorire l'accesso sulle gradinate da parte di tutti, anziché studiare modi sempre più efficaci per escluderli. Si pensasse a un modo per ridare credibilità dal calcio e toglierlo dal giogo dittatoriale di organi che dovrebbero occuparsi di ben altri campi nella vita sociale di un paese.
Frosinone-Latina altro non è che il derby del Basso Lazio. Sarebbe stato giusto restasse solo ed esclusivamente questo. Invece si è trovato il modo di rovinarlo, annientarlo e mistificare tutto ciò che vi è gravitato attorno. Probabilmente quando la gara si rigiocherà tutte le tribuna saranno aperte. Ma lo spettacolo è già rovinato. Non va escluso che i tifosi latinensi boicottino la partita, e mi sembra anche difficile biasimarli. In tutti i casi si è resa una giornata di sport e di sana rivalità l'ennesima pagliacciata italiana legata al calcio. Credo che non sia più tempo per questo sport nel nostro Paese. Non c'è nulla di male ad ammetterlo. Gli antichi romani erano soliti praticare sport come la corsa delle bighe, cosa oggigiorno impensabile. E' ora che anche noi riflettiamo sull'eventualità di abolire il calcio. Del resto si è ammesso chiaramente di non saperne gestire neanche gli aspetti più basilari. Sempre che tutto ciò non sia una farsa per creare polemiche e tensioni ad hoc. E a pensar male non si sbaglia mai.