ESCLUSIVA SuperNews, Leonardo Cenci: "Così il mio cancro ha corso una Maratona"

Leonardo Cenci

Il runner perugino Leonardo Cenci, primo italiano di sempre a correre la Maratona di New York con un cancro in atto.

L'esuberanza di certo non gli manca, così come la voglia di aprirsi e parlare di sé, della sua vita e del suo ospite, come ama definirlo, con cui ha imparato a convivere tanto da riuscire a correre la recente Maratona di New York (primo italiano malato oncologico di sempre e secondo assoluto alle spalle del cofondatore della corsa Fred Lebow, che nel 1992, con un tumore al cervello, la chiuse in 5h32'34"), godendosi appieno tutti i 42,195 km del tracciato, percorso in 4h27'57".
Leonardo Cenci è fatto così, gentile ed educato, e lo ha dimostrato ancora una volta nell'intervista che ci ha concesso questa mattina a Perugia, nonostante lo aspettasse un viaggio in direzione Roma.
Tanti i temi trattati, dalla diagnosi nel 2012 dell'adenocarcinoma polmonare al IV stadio con metastasi cerebrali ed ossee (per lui 4 mesi di vita previsti), fino alla rivincita avuta domenica scorsa con la Maratona nella Grande Mela, appunto, che lo ha visto coronare il sogno di una vita.

Allora Leonardo, nel 2012, mentre ti allenavi per la Maratona di New York, hai iniziato a notare una spossatezza persistente, così sei andato dal medico e, dopo tutte le analisi del caso, la scoperta. Che ricordi hai di quel momento?

"Mi ricordo che era luglio, io stavo affrontando la pre-preparazione in vista della Maratona, quando iniziai ad accusare sintomi di astenia, che inizialmente ho imputato a stress e sovrallenamento. Così ho ridotto i carichi di lavoro, ma ho notato che la mia situazione, anziché migliorare, stava iniziando a peggiorare, tanto da non riuscire nemmeno ad alzare le casse d'acqua. Così decisi di fare una radiografia al torace, che evidenziò la presenza di una massa interna ancora non ben definita, localizzata nel mio polmone destro. Venni subito ricoverato fin quando, dopo una broncoscopia, mi diagnosticarono un adenocarcinoma al IV stadio con metastasi cerebrali multiple e alle vertebre D5 e D8.
I miei familiari e i miei amici caddero nello sconforto, mentre io dimostrai subito uno spirito positivo, pronto a combattere anche questa sfida che la vita mi stava ponendo di fronte. Non ho mai pianto, se non quando mi sono accorto di dover dipendere, in certi momenti, da terze persone, a causa dei problemi motori che la malattia mi aveva provocato".


« All'inizio pensavo che il cancro mi avesse puntato una pistola alla testa, mentre io avevo una sola fionda per difendermi. Adesso invece abbiamo gettato entrambi le armi, e ci combattiamo alla pari come due pugili.»


Dove hai trovato la forza di non mollare, di continuare nonostante i pochi mesi di vita rimasti?

"Un termine che mi rappresenta è quello di resilienza: l'essere stato maratoneta, e tornare ora ad esserlo nuovamente, mi ha insegnato a soffrire, facendomi trovare pronto ad affrontare questa lotta contro il cancro, con il quale ho instaurato un'amicizia ormai.
Lui ha imparato a ringraziarmi per la vita dinamica che gli faccio fare, mentre io lo ringrazio perché lui mi permette di vivere facendo meno fatica rispetto a prima. Questo rapporto di convivenza, senza rabbia o rancore nei suoi confronti, mi ha permesso di sopravvivere. Ho capito da subito che avrei dovuto accoglierlo come un ospite entrato senza che io gli avessi aperto la porta, e non come un nemico.
Gli ho fatto notare che se io fossi morto, lui sarebbe morto con me, e da quel giorno abbiamo iniziato a sfidarci come due pugili, concedendoci una pausa tra un round e l'altro.
Mi ha aiutato molto anche la fede in Dio: a volte penso che se Lui non mi ha fatto andare a miglior vita quando ero uno sconosciuto, perché dovrebbe farlo ora che la mia figura sta diventando di pubblica utilità?"

Quattro anni dopo sei ancora qui, e ti sei preso una rivincita sperata ma forse inimmaginabile nel 2012. Cosa ha significato per te correre la Maratona più famosa del mondo, e come hai vissuto l'avvicinamento alla gara?

"Le sensazioni, le emozioni che ho percepito sono state innanzitutto di gratitudine verso Dio, perché era quella Maratona che Lui al momento mi aveva impedito di correre, "regalandomi" questa patologia grave nel mio percorso di vita, inaspettata come un fulmine a ciel sereno. Ironia della sorte, però, nel 2012 la corsa venne annullata a causa dell'uragano Sandy che colpì la città e altri Paesi della costa atlantica: per me fu come un segno del destino, un messaggio che mi volesse dire di star tranquillo e recuperare, perché New York mi avrebbe aspettato. E così è stato.
L'avvicinamento alla corsa quest'anno l'ho vissuto con la serenità e l'equilibrio che mi appartengono.
Ho gestito gli allenamenti sapendo di avere una grande responsabilità sulle spalle, perché sentivo gli occhi dell'Italia, dell'Umbria e di Perugia puntati su di me. Sono arrivato pronto grazie al programma dell'ex allenatore della nazionale di maratona Umberto Risi (olimpionico nei 3000 siepi a Città del Messico 1968, ndr), consapevole che avrei dovuto correre ascoltando le mie sensazioni, senza orologio, godendomi il percorso e tagliando il traguardo con il sorriso".


« Il farmaco più potente che ognuno di noi ha è la testa: abbiamo un potenziale dentro inimmaginabile, che va tirato fuori nei momenti del bisogno.»


Einstein diceva che c'è una forza motrice più forte del vapore, dell'elettricità e dell'energia atomica, vale a dire la volontà, e tu ne sei un esempio. Cosa ti senti di dire a chi, invece, nella difficoltà decide di mollare?

"Tra le cose che mi hanno soddisfatto di più domenica c'è senza dubbio il messaggio che ho saputo trasmettere non solo ai malati oncologici ma a tutti, ovvero che anche con un cancro in atto, grazie ad una mentalità positiva, si può convivere con la malattia come se non ci fosse. E la mia Maratona ne è una prova: non sono tante le persone sane che riuscirebbero a portarla a termine...
Il mio segreto sta nel sentirmi atleta e non malato di cancro. Con questa mia impresa spero di aver stimolato le persone a fare attività fisica, avere una mentalità vincente e seguire uno stile di vita sano, vivendo con spensieratezza ed emozionandosi ad ogni piccolo gesto di vita quotidiana, perché nessuno può conoscere il proprio futuro".

Un'altra tua grande vittoria è stata la fondazione della Onlus Avanti Tutta, di cui sei presidente, e il progetto degli Oncology Games. Che significato hanno per te?

"L'associazione Avanti Tutta è nata a giugno nel 2013 con l'intenzione di stare vicino a tutti i pazienti oncologici e ai loro familiari, cercando di dargli la dignità che meritano.
In quel periodo stavo recuperando lentamente dopo la diagnosi, ma alla broncoscopia risposi molto male, e quando mi ripresi, aprendo gli occhi, vidi i miei genitori molto scossi. Così, per tirarli su di morale, dissi loro "avanti tutta!", che è poi diventando una sorta di stile di vita per me. 
Gli Oncology Games rappresentano invece la mia creatura, e sono convinto possano restare per sempre nella storia. Lo scorso anno abbiamo ricevuto i finanziamenti dall'Unione Europea, grazie alla "tigna" che mi contraddistingue e al supporto del CONI nella persona di Giovanni Malagò. A breve prenderemo in mano il progetto, cercando di dargli vita entro i prossimi due anni. Saranno interessati 8 paesi europei, tra i protagonisti ci saranno anche i cancer survivor, coloro che sono sopravvissuti al cancro, e verranno istituite varie categorie per ciascuna disciplina".

Ma tu, Leo, non ti senti un eroe?

"E' la prima volta che mi fanno questa domanda, quindi te lo rivelo in esclusiva, prima ancora che lo sappiano i ragazzi del direttivo: c'è un progetto in corso con lo Star Shop di Perugia per creare un fumetto in cui io sarò un supereroe. Il volume dovrebbe uscire entro un anno, speriamo possa suscitare grande interesse".

Per il futuro, invece, quali altri impegni hai in programma?

"Sono stato invitato a Zona Cesarini, su Rai Radio 1, per parlare di sport e della mia recente impresa. Inoltre mi  aspettano numerose iniziative benefiche, come il Capodanno Matto il 18 novembre, una cena a Villa Fontana (zona della Trinità, a Perugia) il 4 dicembre ed uno spettacolo di teatro dinamico con Antonio Mezzancella (finalista di Tu sì que vales 2015) e i Momix (compagnia teatrale di ballerini-acrobati) il 17 dicembre. Per qualsiasi informazione, comunque, basta visitare la pagina Facebook Avanti Tutta onlus, oppure la mia pagina personale, sempre su Facebook, Leonardo Cenci".