Schio Basket, il dg De Angelis: "Serve la vicinanza delle istituzioni. Riduzioni dei compensi per i nostri tesserati".


SuperNews intervista il direttore generale della Schio Basket Paolo De Angelis. Abbiamo fatto alcune domande sulla decisione della FIP relativa allo stop della stagione e alle conseguenze che tale soluzione ha comportato, soprattutto in termini economici. L'intervista si chiude, infine, con l'idea di De Angelis su che cosa debba basarsi il mondo della pallacanestro per ripartire al meglio dopo una crisi di questa portata.

Quali sono le condizioni di salute della squadra e della società?
Stiamo bene, non abbiamo registrato nessun caso di CoVid19, né in squadra né in società. Sono rientrati tutti a casa, a parte la giocatrice francese Gruda che ripartirà martedì. Noi, già nella prima fase dell'emergenza, abbiamo cercato di utilizzare tutti gli accorgimenti necessari: mascherine, gel disinfettante, controllo della temperatura corporea delle atlete prima di ogni allenamento, sanificazione dei palloni da basket, ecc. Abbiamo fatto prevenzione. Quando siamo andati in Repubblica Ceca, eravamo già tutti muniti di mascherine. Possiamo dire di essere intervenuti in anticipo.

Come è stata accolta dalla Schio Basket la decisione della FIP della chiusura del campionato? Si poteva aspettare, prima di scegliere per la cancellazione della stagione?
No, anzi. La Schio è stata una delle società che auspicava la chiusura del campionato. Forse perché, prima delle altre, abbiamo vissuto l'esperienza in Eurolega in cui, a fine febbraio, solo l'Italia risultava il paese colpito da quest'emergenza. Ci siamo, così, resi conto della gravità e della persistenza del coronavirus e della necessità di uno stop del campionato. Contro i nostri stessi interessi, abbiamo anche chiesto che non venisse assegnato il titolo, poiché vincere un titolo sulla carta era una delle ultime cose che Schio avrebbe voluto. Inoltre, La Lega era già orientata verso questa scelta, noi abbiamo solo proposto di chiudere il campionato, senza vinti nè vincitori. Ho anche chiesto alla FIP che il prossimo anno tutte le squadre di Serie A1  possano indossare lo scudetto sulla maglia, perché le squadre che riusciranno ad iscriversi in A1 avranno già vinto lo scudetto. In alcuni momenti, come questo, l'interesse personale deve essere messo in secondo piano, a favore di quello collettivo. Il nostro sponsor è Famila, famosa catena di supermercati, e abbiamo fatto dello slogan di Famila anche il nostro:"Con noi sei in famiglia". Questo slogan rispecchia il nostro modus operandi: ragioniamo come se ci trovassimo in famiglia.

Quanta amarezza c'è in casa Schio, per questa splendida stagione ormai vanificata?
Chiamarla "amarezza" sarebbe riduttivo. Come dire: "Eravamo a Roma e non abbiamo visto il Papa". Eravamo primi in classifica a pochissime giornate dalla regular season, tra le prime otto in Europa e con la possibilità di giocarci l'accesso alle Final Four, qualcosa di storico, mai capitato nella storia della Schio Basket. Tutti questi risultati, poi, stavano per essere raggiunti senza la presenza dei due nostri migliori difensori: Trippa si è rotta il crociato con la Nazionale a novembre, mentre alla giocatrice americana purtroppo è stato trovato qualcosa alla schiena, fortunatamente si tratta di qualcosa di benigno, ed è dovuta rientrare in America per operarsi. Il nostro staff ha realizzato un lavoro certosino.

A quanto ammontano le perdite economiche della Schio?
E' difficile quantificarle. Non abbiamo un'esatta contezza degli sponsor che porteranno a termine gli impegni economici. Ci sono aziende che ci hanno comunicato di aver sospeso i pagamenti, senza capire se questa "sospensione" significhi una "cancellazione" degli stessi. Altre, hanno lamentato il fatto di non poter esibire il proprio brand e, avendo una visibilità ridotta del proprio marchio, pensano di ridurre i contributi. La Schio, al di là dello sponsor istituzionale, ha altri cento sponsor, quindi è difficile capire come agiranno tutte e cento le aziende. Sicuramente abbiamo avuto un danno economico, ed è per questo motivo che ci siamo confrontati con le nostre giocatrici e il nostro staff per trovare una soluzione condivisa al fine di compensare le minori entrate non previste.

Quindi, ci sono stati dei tagli sui compensi per i propri tesserati?
Sì. Nulla di imposto dal vertice. Semplicemente, abbiamo incontrato la nostra capitana e le abbiamo chiesto di formulare una proposta per affrontare questa situazione, proposta che poi è stata applicata a tutte le componenti della società sportiva.

Da cosa non può prescindere la pallacanestro per poter ripartire?
La pallacanestro è inserita in un macrosistema sportivo in crisi. E' fondamentale sentire la vicinanza delle istituzioni. Credo si debba partire da questo, dal supporto delle istituzioni, sotto forma di agevolazioni per le aziende quali la deducibilità delle sponsorizzazioni, la detraibilità sull'irpef relativa alle liberalità, una serie di iniziative che potrebbero farci sentire vicini allo Stato. Federazione e Lega stanno già lavorando per attuare delle forme di riduzione del pagamento delle tasse federali e di Lega per il prossimo anno. Tuttavia, ciò che serve prima di ogni cosa è il buon senso, il buon senso da parte della governance della pallacanestro, della proprietà dei club, delle giocatrici. Bisogna capire che la stagione 2020/2021 sarà ancora più complessa della 2019/2020, quindi avere buon senso in tutto ciò che si fa e si farà è indispensabile. Il settore giovanile della pallacanestro femminile è primo in Europa, per cui confido che già nell'europeo del prossimo anno l'Italia possa arrivare tra le prime quattro. Nel basket femminile non ci sono troppe cose da cambiare, però, come ho accennato in precedenza, proprio come fa una famiglia, bisogna sostenersi nei momenti di difficoltà.