Giovanni Ignoffo a SuperNews: "Napoli, lo scudetto è merito di De Laurentiis. Salernitana salva anche con Nicola. Delusione Benevento"


In esclusiva ai microfoni di SuperNews è intervenuto Giovanni Ignoffo
. L'ex calciatore, di ruolo difensore, in carriera ha indossato, tra le altre, le maglie di Palermo, Perugia, Napoli, Salernitana, Benevento e Messina. Giovanni Ignoffo, la cui carriera si è svolta prevalentemente in Serie C, conta, inoltre, 4 presenze tra le fila della Nazionale italiana under-18. Terminata l'avventura da giocatore nel 2014, si dedica alla carriera da allenatore.

Ha giocato nel primo Napoli di De Laurentiis, si sarebbe mai aspettato un'ascesa del genere da parte degli azzurri, culminata con la vittoria dello scudetto nella stagione in corso?

"Assolutamente si. In realtà, credevo potessero vincere ancora prima. Purtroppo però non sempre ti organizzi per arrivare fino in fondo e ci riesci. Nelle scorse stagioni vuoi per sfortuna, vuoi per squadre più attrezzate il tricolore non è arrivato, ma gli azzurri hanno sempre fatto bene. Fin dall'inizio sapevo che il Napoli prima o poi potesse raggiungere traguardi importanti, il progetto è sempre stato ambizioso. Le aspirazioni del presidente De Laurentiis erano chiare già allora. Il Napoli quest'anno ha meritato ampiamente lo scudetto".

Che ricordi ha del campionato di Serie C disputato con la maglia del Napoli? Quali sensazioni ha provato a giocare all'allora stadio San Paolo?

"Sono emozioni e sensazioni bellissime, che porterò dentro per tutta la vita. Giocare davanti al pubblico partenopeo, in uno stadio gremito, non è per tutti. I napoletani trasmettono affetto anche a distanza di anni e anche a chi, come me, non ha giocato in questa piazza in Serie A. Questo ti fa capire l'amore che provano per la maglia e per la squadra. Tra i ricordi più belli c'è sicuramente la doppietta in casa contro la Sambenedettese, valsa un'importante rimonta. In quella partita in tribuna al San Paolo c'erano anche i miei genitori. De Laurentiis in caso di vittoria ci promise un premio perché non gli piacquero le parole del presidente della Sambenedettese alla vigilia, che affermò: 'andiamo a Napoli per vincere'. Insomma, quella doppietta fu un'apoteosi in tutti i sensi".

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Chi è stato a suo parere il protagonista del Napoli campione d'Italia? Gli azzurri hanno la forza per aprire un ciclo vincente?

"Il giusto riconoscimento deve essere attribuito alla società, De Laurentiis in primis. Ci ha sempre creduto, ha fatto un percorso straordinario. Poi il duo Giuntoli-Spalletti ha dato una marcia in più, sia per i movimenti che ci sono stati in sede di mercato, sia per come la squadra si è espressa sul terreno di gioco. Una squadra vincente rimane vincente, i successi te li porti dietro. Il campionato italiano non è semplice, ma per il Napoli ci sono tutti i presupposti per aprire un ciclo vincente. Ovviamente, bisognerà sempre alzare l'asticella di anno in anno, soprattutto per vincere in campo europeo. Rimpianti Champions? Certo, il Napoli è una squadra molto più competitiva rispetto alle italiane arrivate in semifinale. Solo gli azzurri ad oggi possono competere con squadre come Manchester City e Real Madrid".

Si aspettava che la Salernitana potesse raggiungere una salvezza tranquilla? I meriti vanno attribuiti a Paulo Sousa?

"Quando vieni da una promozione è importante crearti un vissuto, fare esperienza. Credo che il conto la Salernitana l'abbia già pagato nella passata stagione. Sulla carta, guardando la rosa granata, ci poteva stare che una squadra del genere potesse raggiungere una salvezza tranquilla. Ovviamente, sono stati bravi i dirigenti a fare innesti oculati e ad alzare l'asticella della competitività rispetto all'anno prima. Probabilmente, Davide Nicola non era più abituato a partire dall'inizio e infatti in corso d'opera sono state fatte altre scelte. Ma lo reputo un bravissimo allenatore e credo che la squadra si sarebbe salvata tranquillamente anche con lui in panchina".

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Il Benevento è retrocesso in Serie C, si aspettava una debacle del genere?

"Non mi aspettavo un epilogo del genere. A inizio stagione pensavo che il Benevento potesse fare un campionato di vertice, centrando almeno un posizionamento playoff. Sicuramente è stata una grandissima delusione, soprattutto se si guarda alla forza dei singoli in rosa. I cambi di allenatore non hanno aiutato, si creano soltanto trambusti che non giovano ai fini del risultato e dell'obiettivo da raggiungere. Sono stati fatti certamente degli errori di valutazione. Per Vigorito è stata una bella batosta, anche a livello economico, ma so che è una persona ricca di energie e proverà sicuramente a risollevare le sorti del suo club".

Il Palermo probabilmente disputerà i playoff per la promozione in A, si aspettava una stagione del genere da parte dei rosanero?

"Quella del Palermo è stata una stagione importante, soprattutto dal punto di vista del cambio societario. La nuova proprietà ha messo subito in chiaro quali sono le ambizioni per il futuro. Ci sono tutti i presupposti per arrivare lontano. Il campionato è stato di buon livello, spero possano togliersi importanti soddisfazioni eventualmente anche ai playoff. Credo che il Palermo possa sempre dire la sua".

Il Messina ha superato la Gelbison ai playout, conquistando la permanenza in C, un risultato soddisfacente a suo parere?

"Fa piacere per il calcio siciliano e per la mia ex squadra. Ho assistito anche alla partita, non è stata una gara facile. Il Messina ha rischiato tantissimo quest'anno, ma per fortuna tutto è andato per il meglio".

Ha condotto l'Acireale alla salvezza in Serie D, che tipo di stagione è stata per lei?

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"La salvezza conquistata alla guida dell'Acireale è stata complicata. Ho preso la squadra al terzultimo posto in classifica e a gennaio sono arrivato a mercato chiuso ed ho trovato già l'organico allestito. Abbiamo sempre giocato fuori casa, non abbiamo mai avuto il nostro stadio e spesso abbiamo dovuto far a meno dei nostri tifosi. Ci sono state difficoltà organizzative anche a livello societario. Per questo motivo, raggiungere l'obiettivo della salvezza è stato come vincere un campionato. Chi ha vissuto questi quattro mesi può capire quanto sia stato complicato restare in D. Tra i giocatori ho trovato tanti infortunati e ho avuto pochissimi over a disposizione, per via di problematiche personali. Ho sempre schierato almeno 6 under titolari ad ogni partita. Per questa serie di vicissitudini è una salvezza che vale doppio. Non abbiamo mai mollato di un centimetro".

Quali sono le ambizioni per il suo futuro da allenatore? C'è qualcuno a cui si ispira?

"Spero di poter rientrare nel calcio professionistico. Sono cresciuto tra i professionisti come calciatore e mi sento un professionista dentro, anche a livello mentale. Mi auguro che prima o poi possa arrivare una buona opportunità. Tra i dilettanti, se non si allenano squadre di vertice con società ben strutturate, è difficile riuscire ad affermarsi. L'obiettivo è quello di fare un passo avanti o restare ad Acireale, ma per fare un campionato ambizioso e di vertice, con un'adeguata organizzazione societaria. A chi mi ispiro? Cerco di trarre il meglio da tutti. Alcuni allenatori mi piacciono tanto per la loro filosofia di gioco e li osservo con interesse, tra questi ci sono sicuramente Italiano e De Zerbi. Mi piace il loro calcio propositivo e cerco nel mio piccolo di migliorare per arrivare ai loro livelli".