Tempo di lettura: 3 minutiGianni Rivera raggiunge alla matura età di 76 anni un grande traguardo: prende il patentino di massimo livello per allenare, portando in campo il suo grande bagaglio di esperienze sportive calcistiche e politiche. Chiude cosi il cerchio dopo aver preso negli anni addietro i primi patentini.
” Rivera calciatore”
Alessandrino di nascita, Giovanni, questo il nome vero di battesimo, ma chiamato da tutti Gianni, dimostra precocemente un grandissimo talento per il gioco del calcio.
A 15 anni esordisce in serie A nell’Alessandria e presto, grazie alle sue spiccate doti calcistiche, entra nella squadra del Milan, che lo porterà in alto.
Gianni, non è un corridore velocissimo sul campo, a dire di alcuni suoi colleghi, ma è un “fantasista” del gioco: sa dove piazzare i palloni, tira con precisione identificando subito la traiettoria e smista perfettamente ai suoi compagni di squadra.
Un centrocampista geniale, oseremmo dire, come pochi nel corso della storia calcistica.
Con lui si sono portate a casa 3 scudetti, 4 coppe Italia, 2 coppe dei Campioni, 2 coppe delle coppe e una coppa internazionale.
Il numero 10 rossonero è stato vicecampione mondiale nel 70 con la nazionale e campione europeo nel 68, prendendo parte a 4 mondiali.
Adesso, dopo tanti anni, si apre per lui la porta dell’ allenamento di una squadra di calcio.
“No agli smartphone”
Il futuro neo-tecnico porta innovazioni anche nelle regole di comportamento dei suoi calciatori, infatti come ha rilasciato nell’intervista per dribbling su rai 2, quando inizierà la sua nuova carriera, ha deciso di bandire dagli spogliatoi gli smartphone, perché rappresentano una fonte di distrazione per gli atleti, che invece nel momento molto delicato della partita, hanno bisogno di essere coesi e concentrati e soprattutto lucidi quando entreranno in campo.
Perciò d’ora in poi il Rivera allenatore farà stipare in albergo questi aggeggi tecnologici.
Grande uomo, sicuramente l’ex abatino del calcio diventerà un ottimo allenatore e ci regalerà piacevoli sorprese, e noi lo aspettiamo sul campo con la sua squadra, qualsiasi essa sarà, che si ritroverà a dirigere nella parte più matura della sua vita, con la sua innata fantasia e la sua determinazione, come un direttore d’orchestra o Primo ministro.
Il goldenboy ha avuto tanti maestri ma di questi quello che sicuramente ha lasciato un segno indelebile nella sua vita, è stato il compianto Nereo Rocco, che gli ha trasmesso dei valori solidi che sommati a quelli che aveva già, una volta appese le scarpette al chiodo, gli hanno permesso una seconda vita da parlamentare( 4 legislature), nonché da sottosegretario alla difesa, e per un ex calciatore sono traguardi prestigiosissimi.
Come spesso Rivera ricorda, con l’avvento di Silvio Berlusconi al Milan a cavallo degli anni 80 e 90 dovette farsi da parte dopo 26anni filati, passati in rossonero e certamente anche se fisicamente non era più a Milanello, ha portato nel cuore il grande Milan nel mondo.
” Fondatore dell’Associazione Calciatori”
E’ stato tra i fondatori alla fine degli anni 60 dell’Associazione Italiana Calciatori e grazie ad alcune sue intuizioni, molte cose sono cambiate in meglio e se proprio volete conoscere una sua idea divenuta fatto concreto, ricordiamo che grazie a lui nella categoria dei pulcini, si introdusse la regola che le partite dovevano essere arbitrate internamente tra i dirigenti e lo staff delle 2 squadre in campo proprio per insegnare ai giovanissimi calciatori il rispetto delle regole.
Lo stesso Rivera e’ il maggiore sostenitore nell’investire nei settori giovanili per colmare la distanza con le potenze mondiali calcistiche che ad oggi hanno il doppio ed il triplo delle risorse economiche italiane.
Questo per dire che se Gianni Rivera fosse stato più coinvolto(anzi ascoltato) ed utilizzato nei ruoli chiave della Figc, oggi avremmo uno scenario diverso e chissà se il futuro oltre che come neo-allenatore non c’è lo riservi come pilastro del nuovo corso calcistico italico.
Ancora a distanza di 50 anni, l’ex parlamentare viene ricordato anche per i mondiali messicani del 1970, in cui ci fu il dualismo con Sandro Mazzola e per la leggendaria partita Italia-Germania 4 a 3 in cui segnò il goal definitivo al 111mo del secondo tempo supplementare che qualifico’ gli azzurri alla finale, purtoppo persa, contro il Brasile di Pelé per 4 a 1.
Ora non ci resta che aspettare un incarico per il “signorino del centrocampo” da parte di qualche presidente perche’ ne vedremo senz’altro delle belle!