Alessandro Budel a SuperNews: "Brescia? Un errore l'esonero di Inzaghi. Bravo Giulini a fare piazza pulita a Cagliari. Per lo scudetto dico Milan"


In esclusiva ai microfoni di SuperNews è intervenuto Alessandro Budel. L'ex calciatore, di ruolo centrocampista, classe 1981, in carriera ha indossato, tra le altre, le maglie di Parma, Genoa, Cagliari, Empoli e Brescia. Cresciuto nel settore giovanile del Milan, ha fatto il proprio esordio tra i professionisti con la maglia dello Spezia, nella stagione 2000/2001, sotto la guida di mister Andrea Mandorlini. Ha disputato più di cento partite in Serie A, affermandosi tra le fila di Lecce, Parma e Cagliari. Il suo nome è legato soprattutto al Brescia: più di 150 presenze con la maglia delle Rondinelle in sei anni. Attualmente è commentatore tecnico per DAZN. Insieme a lui abbiamo ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, con uno sguardo rivolto all'attuale situazione calcistica.

Dopo le giovanili con il Milan, fai il tuo esordio tra i professionisti con la maglia dello Spezia. Che ricordi hai del percorso in rossonero e dei primi anni di carriera in Liguria?

"Crescere nel settore giovanile del Milan, da milanista, è stato bellissimo e fondamentale per la mia carriera. Davvero una grande emozione. Ho avuto modo di stare a contatto con persone vere e di carattere. Sicuramente è stato un percorso di crescita importante, soprattutto sotto l'aspetto umano. In rossonero ho vinto anche il Torneo di Viareggio nel 1999, con in panchina mister Tassotti. Allo Spezia, poi, è arrivata la mia prima esperienza da professionista. E' una piazza vera, una piazza calda. In Liguria sono cresciuto molto. Un posto del genere mi ha 'svezzato' subito. Poi c'era mister Mandorlini che mi ha dato una grande mano e mi è sempre stato vicino. Avere un allenatore come lui è stata una fortuna. Gli piacevo perché ero uno generoso, che non si risparmiava mai".

Nel 2004 una breve parentesi in Serie B con la maglia del Genoa. Ti aspettavi una stagione così sottotono da parte del Grifone?

"Aver giocato a Genova è stato un bene. C'era un clima fantastico, i tifosi erano straordinari. Lì ti senti davvero calciatore. Una bella esperienza quella col Grifone. Purtroppo il Genoa vive una situazione causata dalla poca pianificazione degli ultimi anni. Preziosi è stato sicuramente un presidente caloroso e apprezzabile sotto tanti punti di vista, ma l'organizzazione non è mai stata il suo forte. In ogni modo, la squadra può ancora salvarsi. Blessin ha la possibilità di rimettere il Genoa in carreggiata. A differenza di Ballardini e Shevchenko, ha dato un'identità alla squadra e i risultati del suo lavoro sono evidenti. Contro il Torino è arrivata anche la vittoria: questo può dare energia e fiducia a tutto l'ambiente".

Tra le esperienze più significative della tua carriera c'è Cagliari. Quali ricordi ti legano alla squadra isolana? Com'è stato avere come presidente Massimo Cellino?

"A Cagliari sono stato benissimo, ho vissuto momenti eccezionali. La Sardegna l'ho sempre amata. Il fatto che ci sia una regione intera dietro la squadra è un fattore estremamente positivo, da non sottovalutare. L'attaccamento alla maglia e alla propria terra è viscerale. In rossoblù ho segnato anche il primo gol in Serie A, una grande emozione. Sul mio tiro da fuori area fu decisiva la deviazione di Zoro, sono stato fortunato (ride, ndr). Massimo Cellino è stato un presidente molto particolare, dal carattere fumantino. Ha sempre avuto grande visione nel mondo del calcio, ma rapportarsi con lui non sempre era facile. Cambiava umore di continuo..."

Il Cagliari è ancora immischiato nella lotta salvezza: come valuti la stagione dei rossoblù sotto la gestione Mazzarri?

"La salvezza è assolutamente a portata di mano. Il Cagliari è una squadra forte. Con Mazzarri, dopo un inizio complicato, la squadra si è ripresa alla grande. Adesso i rossoblù sono ripiombati in un momento non particolarmente felice, ma per la permanenza in massima serie sono fiducioso. E' stato fondamentale anche l'intervento di Giulini che ha fatto piazza pulita all'interno dello spogliatoio. L'atteggiamento superficiale avuto da campioni come Godin e Caceres è difficile da capire. Probabilmente arrivati a fine carriera non avevano più grandi stimoli".

Hai indossato la maglia dell'Empoli per sei mesi nel 2008. A fine campionato arrivò la retrocessione in Serie B, speravi in un epilogo migliore? Qual è il tuo giudizio sulla squadra allenata da mister Andreazzoli?

"Con l'Empoli la retrocessione arrivò con 39 punti conquistati sul campo. Con quei numeri oggi saresti salvo. Facemmo comunque un campionato di buon livello. Le ultime dieci giornate purtroppo si fecero male Pozzi e Saudati, ci ritrovammo senza attaccanti e ciò incise in maniera negativa sul nostro cammino. Nonostante tutto, restammo aggrappati alla salvezza fino all'ultima giornata. Della piazza di Empoli ho bei ricordi. Quell'anno c'erano anche due giovani di grandissimo talento come Marchisio e Giovinco. Poi, ho avuto un bel rapporto con mister Cagni, che ho ritrovato a Parma, e con mister Malesani. I toscani stanno disputando un ottimo campionato. Andreazzoli ha trovato la sua dimensione, il suo habitat. La squadra ha il vantaggio di poter lavorare con calma, senza troppe pressioni, e i giovani possono crescere con la giusta tranquillità".

Con il Parma ottieni un'avvincente promozione in Serie A nel 2009, che ricordi hai di quel campionato? I gialloblù stanno facendo fatica ad ottenere risultati importanti in Serie B, cosa manca ai Ducali a tuo modo di vedere?

"Avevamo una squadra molto forte. Partimmo a rilento, poi ci fu una grande ripresa e riuscimmo a centrare l'obiettivo stagionale. Per me era la seconda esperienza a Parma, ci sono tornato sicuramente con grande piacere. Non mi aspettavo un campionato così deludente da parte dei gialloblù. La rosa sulla carta è molto competitiva, probabilmente è stata costruita male. Le difficoltà sono una diretta conseguenza. E' una squadra non costruita usando la testa. Buffon ancora in campo? Sicuramente è da ammirare. Si diverte e vuole giocare ancora: tanto merito a lui. Ha dato tanto al calcio italiano e gli fa onore che abbia ancora stimoli per andare avanti".

La tua carriera è legata soprattutto al Brescia, che ricordi hai degli anni trascorsi tra le fila delle Rondinelle? Il Brescia ha esonerato mister Pippo Inzaghi, scegliendo di virare su Eugenio Corini. Qual è il tuo pensiero a riguardo?

"Brescia è una piazza alla quale sono molto legato. All'epoca era una squadra diversa, meno competitiva. L'anno in cui potevamo concretamente sperare nella promozione fu quello sotto la gestione Giampaolo. Tuttavia, il problema con i tifosi ci tagliò un po' le gambe. Il club con Corioni non viveva un momento felice dal punto di vista economico. Avevamo sempre una squadra piena zeppa di ragazzi. Pippo Inzaghi stava facendo un ottimo lavoro. Forse ci si aspettava di più, ma a mio parere è stato messo in discussione senza una valida ragione. Poteva tranquillamente finire lui il campionato. Il Brescia è lì in vetta a giocarsi la promozione in Serie A. Cellino a volte, purtroppo, perde la testa un po' troppo velocemente".

I campionati di Serie A e di Serie B sono particolarmente entusiasmanti e combattuti. A tuo parere, chi la spunterà nella lotta scudetto? Se ti dovessi sbilanciare, quali squadre riusciranno ad ottenere la promozione in massima serie?

"Per lo scudetto ho sempre pensato Inter, però credo che attualmente il Milan sia avanti e abbia una grande chance che non vuole assolutamente sprecare. Se Pioli dovesse vincere il campionato sarebbe un capolavoro assoluto. Il lavoro fatto è strepitoso. Tuttavia, attenzione al Napoli che può insidiare i rossoneri: se la giocheranno fino alla fine. Non credo possa inserirsi anche la Juventus. In Serie B vedo molto bene Lecce, Brescia e una tra Pisa e Cremonese. Penso siano queste le squadre in lizza per la promozione in massima serie".