Alex Pinardi a SuperNews: "Giovani? In Italia mancano coraggio e pazienza. Modena merita la Serie B. Zeman stravedeva per me..."


In esclusiva ai microfoni di SuperNews è intervenuto Alex Pinardi. L'ex calciatore, di ruolo centrocampista, classe 1980, in carriera ha indossato, tra le altre, le maglie di Atalanta, Lecce, Modena e Vicenza. Ha esordito tra i professionisti con la Dea sotto la gestione Bortolo Mutti nella stagione 1998/1999. Si è affermato in massima serie in nerazzurro con mister Giovanni Vavassori e tra le fila del Lecce tra il 2004 e il 2006. In carriera ha raccolto più di cento presenze con la maglia del Modena in Serie B, club di cui è stato capitano e in cui ha militato per quattro stagioni.

Dopo aver giocato in Serie C con Cremonese, FeralpiSalò e Giana Erminio, ha chiuso la carriera da calciatore a seguito della parentesi in Serie D tra le fila dell'Adrense. Attualmente è responsabile del settore giovanile della FeralpiSalò. Insieme a lui abbiamo ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, con uno sguardo rivolto all’attuale situazione calcistica.

Sei responsabile del settore giovanile della FeralpiSalò. Nelle scorse settimane è stato centrato un importante traguardo: la promozione in Primavera 2. Come si è arrivati a questo risultato? Quali emozioni hai provato? 

"La promozione in Primavera 2 rappresenta un bellissimo successo per i ragazzi e per tutto lo staff. Da due anni a questa parte c'è stato un percorso di continua crescita. Si tratta di un risultato più che meritato. Quest'anno in Primavera hanno giocato sei 2005. Anche in finale abbiamo schierato ben tre ragazzi sotto età, uno dei quali ha anche siglato il gol del 3-1. Per noi sicuramente una grandissima soddisfazione. Importanti meriti vanno al mister per il coraggio e per aver condiviso la nostra filosofia. La vittoria rappresenta il giusto premio per l'operato della società. Abbiamo raggiunto un risultato storico. Affronteremo formazioni Primavera anche di squadre di A, dovremo farci trovare pronti".

Quanto è importante lavorare sui giovani per il calcio italiano? Quali errori sono stati commessi negli ultimi anni? 

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"Tutti si riempiono la bocca di belle parole, poi alla fine diventa un problema anche far giocare un 2003 in Serie B o in Serie C. All'estero le cose vanno diversamente. Poi è inutile 'piangere sul latte versato' e rimuginare se non ci qualifichiamo per due volte di seguito ai Mondiali. Il risultato è conseguenza del lavoro fatto. In Italia manca programmazione, tutti pensano a salvare il proprio orticello. Con i ragazzi è necessario avere coraggio e pazienza. Tante promosse si perdono perché non è stata data loro una chance. Bisogna tutelare i giovani, cercando di non etichettarli dopo due o tre partite. Si dice di voler valorizzare i ragazzi, poi si fanno giocare quelli di 38 o 39 anni".

La tua carriera da calciatore parte dall'Atalanta. Con la Dea più di cento presenze tra Serie A e Serie B. Quali ricordi ti legano ai nerazzurri? Come valuti il campionato della squadra di Gasperini? 

"Dell'Atalanta ho solo ricordi positivi. Pur essendo bresciano, Bergamo per me è un po' casa. Sono arrivato da bambino e sono andato via che ero diventato padre. Ho fatto tutta la trafila del settore giovanile, con momenti alti e bassi, prima di esordire in prima squadra. Devo tutto alla Dea e ai dirigenti e agli allenatori che hanno creduto nelle mie qualità. Penso a Favini, Modanesi, Perico, Finardi, fino ad arrivare a Vavassori e Prandelli. Ognuno di loro è stato importante per la mia crescita umana e professionale.

L'Atalanta ci aveva abituati fin troppo bene. Quest'anno le prestazioni sono state quasi sempre positive, purtroppo non sempre però sono arrivati i risultati sperati. Non penso sia finito un ciclo, la squadra naviga comunque in buone posizioni di classifica. Per quanto dimostrato negli ultimi anni penso sia la squadra più europea in Italia. La Dea ha una propria identità e gioca a viso aperto con tutti. Grandi meriti vanno sicuramente a Gasperini e alla società".

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Dopo l'esperienza all'Atalanta, continui ad affermarti in Serie A con la maglia del Lecce. In giallorosso sei stato allenato da Zeman, che ricordi hai dell'allenatore boemo? Lecce in piena lotta per la Serie A, la promozione è a portata di mano? 

"Ho ricordi splendidi della società, dei tifosi e della città di Lecce. Zeman per me stravedeva, con lui ero sempre in campo. Quell'anno facemmo molto bene, raggiungendo una salvezza tranquilla e il record di gol realizzati in Serie A. Eravamo una squadra giovane, tutti desiderosi di metterci in mostra. E' stato un anno davvero intenso. Anche la stagione successiva, nonostante la retrocessione, mi ha lasciato bei ricordi. Sarei rimasto a Lecce più che volentieri, purtroppo a causa di problemi familiari dovetti riavvicinarmi a casa.

Tifo affinché il Lecce centri l'obiettivo Serie A. Sono legato alla piazza e spero vivamente nella promozione diretta. Hanno un grandissimo allenatore ed esprimono davvero un bel calcio".

Quattro campionati intensi con la maglia del Modena. Di recente sei stato inserito tra gli undici migliori di sempre per i 110 anni di storia del club, quanto ti inorgoglisce questo riconoscimento?

"Per me è un vero onore essere stato inserito dai tifosi del Modena nella top 11 di sempre del club. Davvero un motivo di vanto e di orgoglio. Questo vuol dire che ho lasciato un ricordo positivo e per me conta tanto. Modena è probabilmente la piazza dove mi sono espresso meglio. Ogni anno avevo richieste dalla Serie A, ma ho sempre rifiutato qualsiasi destinazione. A Modena mi trovavo bene e sono ben felice di esserci rimasto per quattro stagioni. C'è un grande legame tra la città e la squadra e lo dimostra anche l'entusiasmo che ha portato alla promozione in Serie B. Sono felice che abbiano vinto il campionato, Modena meritava più della Serie C".

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Smesso col calcio giocato sei diventato immediatamente tecnico e poi responsabile. Come hai vissuto il passaggio dal campo a fuori?

"Ancora oggi, svolgendo principalmente un ruolo da direttore tecnico, mi piace lavorare direttamente sul campo. A inizio stagione detto i principi di gioco, seleziono gli allenatori e scelgo i ragazzi che vanno a comporre le nostre squadre. Insomma, cerco di fare tanto campo e poca scrivania. L'obiettivo principale dev'essere sempre la crescita dei ragazzi, aldilà del risultato. Ciò che deve interessarci è la prestazione. Siam qui per trasmettere ai ragazzi conoscenze e passione, per prepararli al meglio al calcio dei grandi che non è tutto rose e fiori".

C'è un giovane calciatore italiano che apprezzi particolarmente? Puoi farmi un nome? 

"Mi piace tanto Davide Frattesi del Sassuolo. Ha delle caratteristiche e delle qualità davvero interessanti. Al Sassuolo bisogna fare i complimenti per come lavora coi giovani. Hanno coraggio e puntano tanto sui ragazzi, penso ad esempio anche a Scamacca e Raspadori. L'addio di De Zerbi, grandissimo allenatore, non ha destabilizzato l'ambiente e non ha modificato la filosofia del club. Quella del Sassuolo è la linea che dovrebbero intraprendere tutte le società di medio-basso livello. Se fossi responsabile della Figc, metterei come obbligatoria la presenza di tre calciatori del proprio settore giovanile nella rosa dei ventidue. Per non parlare delle tante squadre Primavera che hanno dieci stranieri sugli undici in campo...."

Lotta scudetto particolarmente agguerrita, chi la spunterà a tuo parere? 

"Da milanista spero vinca il Milan. La favorita però è senza dubbio l'Inter, che ha sicuramente qualcosa in più rispetto alle dirette concorrenti. Il momento negativo c'è stato, ma è la squadra più forte e completa. Il Napoli non ha avuto la stessa continuità delle milanesi ed ha perso troppi punti per strada per puntare allo scudetto".