Intervista esclusiva a Loris Boni: "La Roma è in confusione, manca un vero leader. Vialli sempre vivo nel mio cuore. Scudetto? Una tra…"

Intervista esclusiva della nostra Redazione a Loris Boni. L'ex calciatore ha vissuto gran della carriera da calciatore negli anni '70, prima nelle file della Sampdoria, poi in quelle della Roma, vivendo con entrambi i club un'esperienza quadriennale. E' stato anche compagno di squadra di Gianluca Vialli, per due stagioni, con la maglia della Cremonese.

Intervista esclusiva della nostra Redazione a Loris Boni. L'ex calciatore ha espresso diverse considerazioni, con un focus sulle squadre che hanno contraddistinto il proprio trascorso da calciatore, la Roma e la Sampdoria. Esperienze anche con Pescara e Novara. Non poteva mancare una dedica a Gianluca Vialli, con il quale il rapporto personale è andato ben oltre le due stagioni vissute insieme nella Cremonese, agli inizi degli anni '80.

Loris, buongiorno. Grazie per aver accettato l'invito della nostra Redazione.

Periodo molto delicato in casa Roma. Dopo un inizio promettente, la gestione di Ivan Juric ha subìto una flessione di risultati importante. Quante responsabilità ha l'allenatore croato per questo mancato salto di qualità?

Ritengo che le responsabilità di Juric siano state amplificate anche dal malcontento che permane dal giorno in cui è subentrato a De Rossi. E' vero che sta deludendo quelle che erano le aspettative di riscatto della squadra, pur avendo iniziato bene, ma si è ritrovato catapultato in un contesto ambientale davvero pesante che, a oggi, metterebbe in difficoltà qualsiasi allenatore. Ha le sue colpe, ma fino a un certo punto. Tutti stanno vedendo la grande confusione che c'è sulla gestione societaria, la quale ha creato tensioni all'interno di tutti i comparti, non soltanto nella rosa dei calciatori. Penso che Juric non si aspettasse una situazione così complicata al suo arrivo. Ha cercato di insediarsi in punta di piedi e dare subito tranquillità a tutti i calciatori; sembrava ci fosse riuscito piuttosto bene all'inizio, ma, evidentemente, la tensione è rimasta così forte da far crollare l'equilibrio iniziale in poco tempo. Ha dovuto subire anche l'ostilità di una tifoseria piuttosto agguerrita che non ha per niente accettato l'esonero di De Rossi.

Personalmente, ho apprezzato molto Juric ai tempi del Genoa e al primo anno con il Torino, però mi sarei aspettato di vedere qualche risultato più prestigioso con la squadra granata, cosa che non è avvenuta e che non ha giovato al suo profilo di allenatore. Contro l'Inter non è stata giocata una brutta gara, anzi; è stato determinante l'errore di un singolo, perché la squadra era riuscita a tenere bene un avversario molto forte per gran parte del tempo. Se fosse finita 0-0, non credo che già si sarebbe parlato di un suo possibile esonero.

Tra le ipotesi, c'è anche quella di un clamoroso ritorno di De Rossi in panchina, con gran parte della tifoseria che lo invoca. Lei sarebbe d'accordo con questa eventuale scelta?

Stanno circolando tante voci sul possibile ritorno di De Rossi, ma mi piacerebbe davvero conoscere quale stato d'animo stia vivendo questo ragazzo in cuor proprio. Nel calcio tutto può accadere, ma credo che sia piuttosto difficile ipotizzare che ritorni in panchina, considerando anche il modo in cui è stato mandato via. Per la proprietà significherebbe riconoscere un clamoroso errore di valutazione, con la conseguenza di essere indebolita ulteriormente sul piano della credibilità che, un po' alla volta, è andata scemando. Richiamarlo, quindi, sarebbe come ammettere pubblicamente le proprie colpe e, vista la situazione che c'è, non credo si opterà per questa scelta; piuttosto, sarebbe più probabile sentir parlare di un terzo nome, se Juric non dovesse portare un risultato pieno alla prossima di campionato.

La gestione dei Friedkin sta creando, negli ultimi tempi, grandi malcontenti nell'ambiente romanista. Personalmente, cos'ha apprezzato di più e cosa meno di questa proprietà, dal primo giorno di insediamento alla Roma?

E' naturale che, nel periodo più recente, resti viva un'immagine negativa dei Friedkin, soprattutto con l'inizio di questa stagione. E' come se stessero su una bomba pronta ad esplodere, con la conseguenza di vedere forti ripercussioni sulla futura stabilità societaria. Sanno di aver compiuto degli errori e sono costretti a stare lontano dai riflettori per evitare ulteriori tensioni, in particolare con il tifo romanista. Bisogna riconoscere e non dimenticare gli investimenti importanti che hanno fatto agli inizi, portando a vincere anche un trofeo europeo che mancava da tantissimi anni alla Roma, ma è anche vero che si sono progressivamente allontanati e non hanno preso iniziative volte a stare più vicini alla squadra. Far sentire la propria vicinanza aiuta tutto l'ambiente a trovare quella serenità e quella fiducia che una dirigenza non dovrebbe mai far mancare, al di là dei risultati che si possono ottenere dalla squadra. C'è una freddezza dalla loro parte che sta facendo perdere l'entusiasmo a una tifoseria che non merita di vivere questo stato d'animo piuttosto angosciante.

Sono del parere che in questa società manchino quelle persone che conoscono l'ambiente meglio di chiunque altro; non metto in dubbio che ci siano persone competenti, ma non vedo personalità di spicco che abbiano vissuto la Roma anche al di fuori del campo e che siano in grado di esportare all'estero, maggiormente, l'immagine di questo club per farlo crescere sotto tutti gli aspetti. Non si tratta soltanto di avere un buon direttore sportivo che vada alla ricerca di ottimi talenti o un buon allenatore che sappia portare risultati, ma di creare un gruppo di persone che abbiano il desiderio di portare in alto il nome e i valori della Roma. Si sono visti profili di ex calciatori molto importanti nelle gestioni societarie passate, i quali hanno dimostrato di adoperarsi soltanto per il bene di questi colori. E' da un po' che il calcio è cambiato radicalmente e la riconoscenza è una caratteristica che si vede sempre meno, ma sarebbe bello che possano rivedersi figure carismatiche anche in questa società attuale.

Stanno circolando diverse voci sul ritorno al calcio di Francesco Totti. Lei lo farebbe giocare di nuovo in questa Roma? Della squadra di questa stagione, da quali calciatori si sarebbe aspettato di più?

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Totti è stato un simbolo indiscusso, una bandiera, e non soltanto uno straordinario campione in campo. Preferisco ricordarlo per ciò che è stato in grado di fare nel suo trascorso, dando tantissimo alla Roma e al calcio italiano, ma il tempo passa per tutti e non è uno scherzo riproporsi a 48 anni. Gli affiderei, invece, un ruolo dirigenziale all'interno dell'area tecnica della Roma, perché lui può dare tantissimo anche sotto questo aspetto. Peccato che non sembra esserci mai stato un buon feeling con questa società. Sono sicuro che lui potrebbe dare un contributo molto importante per portare nomi di alto livello in questa squadra. Se dipendesse da me, lo contatterei subito, ma non per proporgli di tornare a giocare.

Il livello della rosa attuale della Roma è da Champions League?

E' una buona rosa, ma non c'è un leader. Credo che singolarmente siano tutti sullo stesso livello. In questa stagione, volendo anche considerare l'attenuante delle difficoltà della gestione societaria e di vari episodi avvenuti, non vedo una voglia di migliorarsi e di creare un gruppo unito; ciascuno cerca di svolgere le proprie mansioni con il minimo degli sforzi e non vedo il desiderio di eccellere, oltre che di trascinare la squadra e prendersi carico delle difficoltà del momento. C'è un appiattimento piuttosto preoccupante, una linea costante oltre la quale non si riesce a superare una stentata sufficienza di rendimento; basti vedere i riferimenti cardine, i più rappresentativi, quali Dybala e Pellegrini, entrambi con una grandissima esperienza e con un grande temperamento ma che non riescono a coinvolgere gli altri compagni. La dice lunga sulla condizione mentale che sta attraversando questa squadra.

Inoltre, ho delle perplessità anche a riguardo di alcuni volti nuovi: penso a Hummels che, sebbene il suo spessore sia noto, non è ancora nelle condizioni di potersi esprimere al meglio, così come Enzo Le Fée, il quale mi è sembrato piuttosto spaesato nell'ultima parte di gara contro l'Inter, oltre a non riuscire a trovare la sua dimensione.

Fino a oggi, è molto difficile immaginare che la Roma possa lottare per un posto in Champions League. Non sta dimostrando di essere un gruppo unito e sta facendo davvero fatica. In queste condizioni, non potrà andare lontano, è inevitabile. E' un vero peccato, perché so che questa squadra ha tutto il potenziale per ben figurare e ottenere risultati nettamente migliori. Spero che tutti riescano a scrollarsi di dosso, al più presto, questo periodo davvero insulso.

Secondo Loris Boni, chi è la vera favorita per lo Scudetto di questa stagione?

Avendo visto questa prima parte di campionato, sento di proporre due nomi per lo Scudetto: Inter e Napoli. Sono loro due le squadre più accreditate per la vittoria del campionato. L'Inter, come ho già ribadito più volte da inizio stagione, resta la più completa, perché ha qualità tecnica superiore ed esperienza nell'affrontare i momenti più critici. Il Napoli sta andando molto forte, Conte è stato bravo a riassestare un iniziale periodo di difficoltà, oltre ad avvalersi di innesti nuovi e importanti, a cominciare da Lukaku che sta facendo vedere ottime cose. Sta dimostrando di essere un ottimo allenatore anche in questa squadra; inoltre, può giocare soltanto il campionato ed è un grande vantaggio. Sono piuttosto fiducioso anche sul Milan, se riesce a trovare più continuità, migliorando la fase difensiva, può essere un avversario difficile per tutti; ho visto spunti interessanti da diversi singoli, oltre a mostrare una certa compattezza di squadra. La Juventus, invece, non mi sta convincendo particolarmente e non mi ha dato quella sensazione di essere solida; è composta da un buon gruppo, ma non credo possa essere tra quelle squadre in grado di contendere per lo Scudetto.

Due vittorie esterne consecutive, a cavallo della sconfitta interna contro la Juve Stabia. Per questa Sampdoria ci sono veri segnali di ripresa o restano ancora tanti dubbi?

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C'è da premettere che la Serie B è un campionato tremendo, davvero strano, con alti e bassi frequenti. Resta sempre difficile trovare una squadra che riesca a portare avanti una lunga continuità di risultati. Anche quest'anno, la Sampdoria sembrava che seguisse il rendimento sulla falsa riga della passata stagione, iniziando piuttosto male e destando preoccupazione per il prosieguo; poi, con l'esonero di Pirlo e l'arrivo di Sottil, qualcosa è cambiato nell'atteggiamento, perché mi è parso di vedere più concretezza e più velocità nel proporre il proprio gioco.

L'ultima vittoria di Cesena è stata significativa, non soltanto per i tre punti ma per aver fatto emergere delle qualità di alcuni singoli che erano rimaste ancora inespresse. Ho visto per la prima volta una squadra compatta e piuttosto determinata, non è un caso che siano state realizzate cinque reti, vuol dire che c'è stata voglia di vincere e convincere, come non è un caso che ne siano state subite tre, a testimonianza di come la difesa, abbastanza deconcentrata, sia il reparto su cui lavorare maggiormente. C'è ancora tanto da migliorare, è naturale che sia così, ma è anche vero che quest'ultima gara può essere un punto di partenza per portarsi progressivamente nelle parti alte della classifica e prendere più consapevolezza delle proprie capacità.

Tutino-Coda potrà essere una coppia d'attacco da almeno 30 reti stagionali?

Sono due attaccanti fortissimi, a me piacciono molto. Sul loro rendimento non si discute, perché hanno già dimostrato cosa sono stati in grado di fare nei campionati precedenti. Si aiutano e vanno in simbiosi, questo è importantissimo. In diverse gare di questo campionato, ho visto sia Tutino che Coda andare a recuperare molti palloni a ridosso della linea dei centrocampisti centrali, per poi riproporsi in fase offensiva; proprio nell'ultima gara di Cesena, non ho visto per loro due quelle difficoltà nel procurarsi palloni giocabili verso la porta, perché c'è stata una trazione offensiva da parte della linea mediana che ha prodotto buoni risultati.

A mio parere, un tandem d'attacco di questa qualità andrebbe supportato da qualche calciatore che sappia unire anche il contributo dei centrocampisti, per cui non mi dispiacerebbe vedere un jolly in squadra che regali fantasia e imprevedibilità. E' doveroso ricordare che questa Sampdoria può anche disporre di valide alternative di cui ce ne sarà sicuramente bisogno, considerando la mole di gare da disputare: Borini, La Gumina e Pedrola sono tutti nomi importanti.

La Sampdoria ha il potenziale per effettuare una grande scalata in classifica e andare a occupare uno dei primi due posti che valgono la promozione diretta in Serie A?

Sì, a mio parere questa Sampdoria ha tutto per riprendersi e iniziare a prendere quota, fino ad arrivare tra le prime posizioni. Ci sarà tanto da lottare e da soffrire, perché in Serie B non potrebbe essere altrimenti, ma credo che la squadra abbia il carattere per venire fuori da questa posizione di anonimato in classifica.

Lei è stato anche un compagno di squadra nella Cremonese per due stagioni, dal 1981 al 1983. Quali ricordi ha di Gianluca Vialli?

Gianluca è sempre vivo dentro il mio cuore, anche se a tratti è tremendamente doloroso rendersi conto che non c'è più. Ricordo ancora bene i suoi trascorsi alla Cremonese, quando iniziava a proporsi tra i professionisti all'età di 17 anni, mentre io avevo qualche anno in più. Furono due stagioni intense in quella squadra che, poi, raggiunse la promozione in Serie A. Lui era già proiettato a diventare un grande campione, si vedeva che era un predestinato, perché aveva qualità umane, oltre che tecniche. Era una persona di grande umiltà, semplice, un amico di tutti. La sua carriera ha parlato da sé, ha vinto tanto in grandi squadre e vissuto belle soddisfazioni anche da allenatore, oltre che da ambasciatore della Nazionale con il trionfo degli Europei nel 2021. Sento tantissimo la sua mancanza.

Nella Cremonese attuale, invece, c'è quella qualità da poter essere decisiva per un ritorno in massima serie? Quali altre della Serie B possono essere inserite per la conquista della promozione?

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Sto vedendo una buona squadra, per cui sento di dire che anche la Cremonese vorrà rendersi protagonista e farà di tutto per riuscire a tornare in Serie A. La vittoria di Castellammare di Stabia è stata significativa, perché per nessuna squadra è facile andare su questo campo e portare a casa la vittoria, contro una formazione in buona salute e su un sintetico molto insidioso. Spero che dia morale alla squadra per migliorare un rendimento che è stato, finora, discontinuo.

Per altri nomi, stanno andando molto bene le prime tre, ossia Pisa, Spezia e Sassuolo, soprattutto quest'ultima che porta con sé l'esperienza dello scorso campionato; naturalmente, nel gruppo delle favorite c'è la Sampdoria. Anche il Palermo sarà lì a lottare, ma resta una grande incognita perché offre prestazioni superlative ad altre piuttosto deludenti; la squadra ha buoni calciatori, oltre che un allenatore di una certa esperienza, di certo se la giocherà per obiettivi importanti da raggiungere.

È inevitabile affermare che, tra quelle accreditate alla promozione, il Frosinone sia la squadra più deludente in assoluto; il nuovo allenatore avrà il compito molto delicato di risollevare il morale, in un contesto non particolarmente sereno. Aggiungerei anche il Bari tra quelle che hanno la possibilità di fare molto meglio, l'ho vista giocare e mi è parsa una buona squadra che sta trovando forma, oltre a dimostrare di essere un gruppo piuttosto combattivo.

Il Pescara, una delle ex squadre di Loris Boni, è in testa alla classifica, unica imbattuta del Girone B della Serie C. La formazione di Silvio Baldini è la più accreditata per la vittoria del campionato?

Mi viene subito da dire che il Pescara è una realtà che non merita di essere relegata in questa categoria, perché può e deve risalire la china al più presto. Mi auguro fortemente che quest'anno sia quello giusto per tornare in Serie B ed è la classifica stessa a dire che la squadra stia andando nella direzione giusta. Baldini sta facendo un ottimo lavoro e sta trasmettendo tutta la sua tenacia all'intero gruppo. Vedo una certa determinazione, stavolta. L'unica in grado di creare grattacapi è la Ternana, anch'essa una squadra che merita miglior sorte, ma questo Pescara ha tutti i presupposti per proseguire su questo trend e staccarsi da tutte le dirette concorrenti.

Per Lei anche una stagione (1983/84) vissuta al Novara, squadra che lotta nel Girone A della Serie C. Questo Padova è troppo forte per tutte le altre?

Ho avuto un'esperienza a Novara che ricordo con grande piacere, una città che ha avuto la fortuna di vivere anche la Serie A, ma che poi ha attraversato momenti difficili. La Serie C è estenuante per tutte, anche se vedo che questa squadra sta cercando di farsi rispettare come meglio può. È inserita in un girone in cui il Padova sta andando già in fuga, una squadra forte che, però, ha sprecato occasioni importanti per centrare l'obiettivo della Serie B, specialmente nell'ultima stagione in cui lo ha fatto in maniera sciagurata. Quest'anno sa che è troppo importante e, visti i risultati, non potrà assolutamente sbagliare.

C'è stato qualche ex calciatore, tra i compagni di squadra del passato, con cui Lei ha avuto un feeling particolare?

Sia a Roma che a Genova ho, tuttora, tanti amici con i quali scambio ricordi e condivido momenti di compagnia. Sono rimasto particolarmente legato a Francesco Rocca, quando ero nella Roma, una persona davvero eccezionale, sempre disponibile con tutti e mai sopra le righe. Nella Sampdoria ho avuto la fortuna di conoscere personaggi che hanno fatto la storia: mi riferisco, in particolare, a Marcello Lippi, il quale non ha bisogno di presentazioni; ricordo con grande affetto persone del calibro di Luis Suárez, Giovanni Lodetti e Giancarlo Salvi. Non potrò mai dimenticare i nomi che ho citato, perché è stato grazie a costoro, soprattutto, ad avere la fortuna di essermi espresso a certi livelli. Sarò sempre riconoscente.

Loris, è stato gentilissimo per aver condiviso i Suoi pensieri. La ringraziamo di cuore per questa intervista, è stato un vero piacere.

Grazie a Voi e buon lavoro.