Intervista esclusiva a Pietro Lo Monaco: "Milan, confusione totale: Ibra direttore improvvisato, Theo e Leao palle al piede. A Douglas Luiz pesa la maglia della Juventus. È già il Napoli di Conte"
In esclusiva ai nostri microfoni è intervenuto il dirigente sportivo Pietro Lo Monaco, tra i grandi artefici dei successi di Catania e Palermo in Serie A. Tanti i temi trattati, tra cui i nuovi acquisti del Napoli, la scelta della Roma di puntare su Juric e le difficoltà del Milan di Fonseca.
In esclusiva ai nostri microfoni è intervenuto Pietro Lo Monaco. Il dirigente sportivo, originario di Torre Annunziata, è stato tra i grandi artefici del successo di alcuni club, tra i quali Udinese, Catania e Palermo in massima serie. Negli ultimi anni è stato prima proprietario e poi direttore generale del Messina, oltre che amministratore delegato del Catania in Serie C. Dal primato in classifica del Napoli di Conte alla situazione in casa Milan, passando per Juric alla Roma e la nuova Juve di Thiago Motta: ecco le sue dichiarazioni.
Antonio Conte ha trasformato il Napoli rispetto alla passata stagione? Si aspettava una partenza del genere da parte degli azzurri?
"Il Napoli è sicuramente tra le pretendenti alla vittoria del campionato. Ha tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo. Guardando l'andamento delle altre big viene legittimata ancor di più l'ambizione del Napoli, le altre contendenti infatti non mi sembrano irresistibili. Si tratta di una squadra tosta, che ha delle individualità importanti. C'è già tanto di Antonio Conte per quanto visto finora. L'allenatore ha ricostruito l'anima di questa squadra, che si era smarrita nella scorsa stagione. La mancanza delle coppe europee poi aiuta indubbiamente".
Cosa ne pensa dei nuovi acquisti del Napoli? E' una squadra più forte sulla carta rispetto a quella della passata stagione?
"Tutti i nuovi acquisti faranno la propria parte. Lukaku fa a spallate con tutti ed è stato preso per questo motivo. Farà il suo anche in termini di gol. Buongiorno ha dato maggiore solidità al settore difensivo che si era un po' smarrito lo scorso anno. McTominay è una scoperta solo per chi non lo conosceva. Si tratta di un centrocampista di assoluto spessore. Neres, poi, è uno che dà quel pizzico di imprevedibilità alla manovra d'attacco. Si tratta di un tipo di calciatore che fa sempre comodo in una squadra. Non bisogna dimenticare comunque che il Napoli ha speso centinaia di milioni per questa campagna acquisti. Sicuramente si tratta di soldi non spesi invano. Il Napoli di Spalletti ha espresso calcio a grandissimi livelli, così come il Napoli di Sarri e anche questo Napoli è una squadra molto forte. E' un altro Napoli, una squadra che gioco forza ha dovuto ridarsi un'anima".
Vede una Juventus in grado di essere altamente competitiva su tre fronti? Thiago Motta ha già dato la sua impronta alla squadra?
"La Juventus ha speso tantissimo, forse anche più del Napoli, deve per forza competere per vincere, non c'è alternativa. Sono diverse stagioni che i bianconeri fanno fatica, ora serve la svolta. Bisogna necessariamente puntare al successo e al massimo della competitività. La Juventus con Thiago Motta ha cambiato atteggiamento e predisposizione verso il gioco. La squadra di Allegri era sparagnina e utilitaristica, questa invece è una squadra propositiva, con una impostazione diversa. Certo, servirà ancora tempo per oliare i meccanismi, ma per competere con le squadre lassù il cambiamento deve essere repentino".
Sta facendo fatica ad entrare nei meccanismi bianconeri il nuovo acquisto Douglas Luiz, qual è il suo parere sul brasiliano?
"Douglas Luiz è un giocatore di valore, bisogna capire però le sue spalle come sono tarate. A volte capita di prendere grandi giocatori, ma la maglia gli pesa oltremodo. Forse non riesce ad esprimersi come vorrebbe proprio per il peso specifico della maglia bianconera. Una cosa è giocare all'Aston Villa e una cosa è giocare alla Juventus. Diverso, ad esempio, il caso di McTominay: è uno che ha giocato nel Manchester United, abituato ad avere certi pesi sulle spalle. Sicuramente il brasiliano alla Juventus sta facendo fatica ad adattarsi".
Cosa ne pensa della scelta della Roma di puntare su Juric?
"Alla Roma la confusione regna sovrana e l'esonero di De Rossi e la decisione di puntare su Juric lo dimostra. A livello societario non hanno le idee chiare, si era capito anche in passato. Quella giallorossa a mio parere è una squadra che deve fare ancora tanta strada per poter ambire a giocarsela per un posto in Champions League con le big del nostro campionato".
Soulè ha fatto fatica in queste prime giornate di campionato, si aspettava un impatto diverso da parte dell'argentino con l'ambiente giallorosso?
"Soulè è arrivato principalmente per sostituire Dybala, poi l'ex Juventus è rimasto a Roma, rinunciando all'Arabia, e quindi lo spazio per lui si è ridotto drasticamente. I giocatori se non hanno la possibilità di esprimersi difficilmente possono far vedere tutto il loro valore. A stretto giro Soulè si è ritrovato ad essere da potenziale titolare ad alternativa. I progetti attorno al suo acquisto erano diversi, ora sta facendo fatica ad inserirsi nel contesto giallorosso".
Cosa ne pensa della gestione Fonseca in casa Milan?
"Se la Roma è la confusione fatta persona a livello societario e aziendale, il Milan è il caos più indicibile sotto questo punto di vista. Direttori che non hanno mai fatto i direttori. Un Ibrahimovic assolutamente fuori contesto e fuori luogo sotto questo punto di vista. Con zero esperienza e certamente incapace a svolgere un ruolo del genere in un club prestigioso come il Milan. Solo tanta prosopopea e tracotanza. Le grandi aziende si guidano con la competenza non con le chiacchiere, quelle le porta via il vento. Sua è stata la scelta di puntare su Fonseca e non penso il portoghese abbia fatto granché finora...".
Sotto la lente di ingrandimento ci sono Theo Hernandez e Leao, lei li considera top player?
"Al Milan regna l'anarchia totale. Si tratta di giocatori dalle ottime potenzialità ma che sono delle autentiche palle al piede. Certo, sono giocatori importanti, ma al contempo indolenti, strafottenti e assolutamente non esempi positivi per i compagni e per puntare a grandi traguardi. Per essere considerati top player servono ben altri atteggiamenti e anche ben altre prestazioni. Non basta uno spunto o un guizzo a partita se poi si cammina per la restante parte del match".
Si aspettava una partenza più decisa da parte del Palermo? Vede una squadra in grado di lottare per la promozione?
"Non credo il Palermo stia avendo un rendimento in linea con quelle che sono le aspettative della proprietà e della piazza. Serie A? Se i rosanero non si danno una svegliata credo restino solo ambizioni sulla carta, ma le qualità per puntare alla promozione ci sono tutte. Il campionato di Serie B comunque è molto duro e faticoso, di solito qualcosa riesce a delinearsi soltanto a partire dal mese di marzo. Al Palermo serve continuità, stare sempre sul pezzo è fondamentale".
E’ partito bene in campionato il Catania di Toscano, può essere l’anno giusto per l’agognato ritorno in Serie B?
"Il Catania ha alle spalle una proprietà con una disponibilità economica davvero importante. Il pubblico etneo, poi, ha pochi eguali in Italia per passione e sentimento e in panchina siede un decano della categoria come Toscano. Insomma, una squadra del genere ha l'obbligo di puntare alla promozione, non si possono fare discorsi diversi. Tra le pretendenti alla cadetteria, ad insidiare il Catania, c'è sicuramente il Benevento, che però rispetto al recente passato ha deciso di investire sui giovani e non di attuare la solita politica spendacciona. Trapani? Il loro presidente fa pallone da ieri mattina, eppure ha dichiarato che in due anni vuole andare in Serie A, questo fa un po' sorridere. Certo, sul fatto che metta mano al portafogli bisogna prenderne atto, non ci sono dubbi. Chi punta a vincere deve mettere in preventivo che ci sarà anche il Trapani".
Lo scorso anno per il Messina è arrivata una salvezza a tratti anche sofferta, si immagina un campionato simile quest’anno?
"A Messina si vive sull'improvvisazione più totale. Il modo di fare calcio della proprietà è questo. Sarà una sofferenza sempre e comunque fino alla fine. Mi auguro le cose possano sempre andar bene, come accaduto lo scorso anno, ma non so quanto possa reggere ancora il gioco, bisogna stare attenti. La cosa che dispiace è che una grande piazza come Messina debba andare incontro a questo destino un po' amaro e scadente. Purtroppo la proprietà è questa. Al di là delle tante chiacchiere, non c'è mai stata una volontà decisa a vendere".