La caduta di stile di Marchisio
Viviamo in un paese placido dove gli equilibri si smuovono solo quando è la televisione a indignarsi. Meccanicamente, reagiamo di fronte alle più basse questioni bagatellari che la realtà ci propone, dribblando problemi ben più gravi. Ci stupiamo se uno chef come Carlo Cracco cucina un piccione, animale protetto, e indirettamente istiga a delinquere; siamo ignavi, invece, di fronte alla surroga di maternità. La contraddizione è un elemento italiano che consente a taluno di giungere a due conclusioni antitetiche nello stesso ragionamento. Idem per lo sport che, al pari della politica e della religione, presume la fede.
Ieri sera Claudio Marchisio si è lasciato andare in un tweet piuttosto imbarazzante, al quale ha fatto seguito un putiferio mediatico: "La telecronaca è stata fatta da un non vedente". Seguito da alcune faccine, che oggi si chiamano emoticon, capaci di trasmettere un'emozione, appunto. Un mio famigliare era cieco, conosco alla perfezione la realtà di queste persone che perdono il senso più importante per l'uomo: la vista. Vi chiedo un esercizio molto semplice, lo chiedo anche a Marchisio, persona intelligente: provate a chiudere gli occhi per un solo minuto, provate a svolgere la vita quotidiana senza l'ausilio degli occhi. I risultati li conosco, li ho visti - non è un gioco di parole - per ventitré anni.
Ce ne fossero tanti (e ce ne sono...) di ragazzi come Claudio Marchisio, calciatore dal viso e dagli ideali puliti, sani, corretti. Claudio è padre, ha una splendida famiglia e, come uno sportivo, come un politico, come un religioso, ha qualcosa che ieri sera non è riuscito a trattenere: la fede. Ha perso la sua consueta obiettività, il suo canonico stile che avrebbe fatto piacere a Gianni Agnelli. La partita, particolarmente concitata per gli juventini dal primo all'ultimo minuto, è stata commentata dal signor Cerqueti con grande obiettività ed equidistanza.
Il collega della Rai ha sbagliato ad analizzare l'entrata di Zaza, è chiaro. Stavolta è giusto indignarsi, prendere le distanze da Marchisio e dal suo tweet. Farsi difensori di una categoria di invalidi, spogliandosi delle vesti da tifoso, da politico o da religioso, è un atto da intelligenti. Essere umani, inteso nella sua accezione verbale, non antropologica.
Marchisio ha chiesto scusa. Forse - ma non lo sappiamo - non c'è stato bisogno nemmeno dell'intervento della Juventus, società messa in imbarazzo dal proprio centrocampista. Cosa farà il club bianconero? Punire Marchisio sarebbe un atto bigotto, lasciamo la discrezionalità della scelta ai vertici della Juve, da sempre sensibili in materia di sanità (ad esempio, le tante iniziative con il Sant'Anna di Torino o il Gaslini di Genova).
La pietà caritatevole insulta chi la riceve, produce un maggiore e migliore effetto propedeutico una dimostrazione d'umanità. Esseri umani, stavolta nell'accezione antropologica. Marchisio ha sbagliato, è caduto in termini di stile, ne è ben consapevole: chissà come reagirà Antonio Conte al prossimo turno di convocazioni in Nazionale? Al ct, uomo noto per la tenacia e la memoria elefantiaca, non scappa nulla ma lasciare a casa il bianconero avrebbe poco senso: si tratterebbe di una pena differita nello spazio (l'Italia e non la Juve) e nel tempo.