Intervista esclusiva a Maurizio Ganz: “Milan, Leao non basta, per lo scudetto serve un super attacco. Esonero una ferita aperta: non c'è stata la possibilità di lottare per vincere”

A due settimane dal via della nuova Serie A le rose delle grandi sono ancora incomplete. Gli ultimi colpi di mercato potranno spostare gli equilibri? La nostra redazione lo ha chiesto a Maurizio Ganz. L'ex centravanti di Atalanta, Inter e Milan è tornato anche sull'amarezza per la fine dell'avventura alla guida del Milan femminile e per non aver coronato il sogno-scudetto sulla panchina rossonera

Maurizio Ganz

Il conto alla rovescia verso l’inizio della stagione è entrato nel vivo. Tra poco più di due settimane sarà Serie A, nonostante la finale di Euro 2024 si sia giocata appena due settimane fa. Il tutto con il mercato in pieno svolgimento, ma che come sempre vedrà le ultime trattative svilupparsi e concludersi nei giorni conclusivi della sessione. Il volto di molte big è ancora incompleto in un’estate caratterizzata da molti cambi in panchina. L’Inter è ancora la più forte? A che punto è la ricostruzione di Juventus e Napoli? E come procede il nuovo corso del Milan? La nostra redazione ha rivolto queste ed altre domande a Maurizio Ganz. Uno dei centravanti più forti del calcio italiano degli anni ’90, ex tra le altre di Atalanta, Inter e Milan, oggi allenatore, è reduce dalla fine della lunga esperienza sulla panchina del Milan femminile, ma è pronto per ripartire.

Buongiorno Maurizio e grazie per aver accettato il nostro invito. Immaginiamo che l'amarezza per l'esonero dal Milan femminile bruci ancora. Nella tua gestione è stato fatto il massimo in campionato e bene nelle coppe, considerando che la squadra non è mai stata la più forte. Dopo il tuo allontanamento le cose non sono migliorate e ora inizierà un nuovo corso con Suzanne Bakker in panchina e una rosa molto rinnovata: Bergamaschi e Thomas sono andate alla Juve, Fusetti si è ritirata, Dubcova e Guagni via a parametro zero. Si ripartirà da Grimshaw, giocatrice che proprio tu hai valorizzato cambiandole anche ruolo, come nuovo capitano. Un ciclo si stava esaurendo e forse si sarebbe potuto farlo insieme. Cosa c'è nel futuro di Ganz?

L’amarezza c’è perché il lavoro fatto insieme al mio staff è stato molto buono. Non abbiamo mai potuto disporre di una squadra costruita per vincere. La società ci aveva chiesto di fare il meglio possibile e credo che ci siamo riusciti. Tre terzi e un secondo posto parlano da soli, così come la qualificazione per la Champions League quando ancora accedevano due squadre dalla Serie A. Per non parlare della finale di Coppa Italia persa ai rigori nel 2020 contro la Roma dopo aver dominato. Purtroppo non c’è mai stata la possibilità di lottare per vincere. Io pensavo che il progetto della società fosse questo, ma non si vince solo perché ci si chiama Milan. La Juventus che ha dominato per anni ha investito tanto, la Roma che lo fa oggi ha preso schiaffi per anni prima di svoltare. Per quanto mi riguarda sono orgoglioso del lavoro svolto. Siamo sempre stati davanti a formazioni come Sassuolo e Fiorentina, oltre all’Inter, che abbiamo battuto in 9 derby su 13. Inoltre tante ragazze sono state valorizzate. Penso a Piemonte, che l’anno scorso ha segnato 19 gol tra campionato e Coppa Italia, o a Thomas e Giacinti che non hanno più ripetuto i numeri avuti sotto la mia gestione. E penso a Grimshaw che ho reinventato come interno di centrocampo e che proprio in quel ruolo si è affermata a livello internazionale diventando titolare fissa nella Scozia. Il futuro non so cosa mi riserverà. Il mio sogno, da tifoso rossonero, era quello di vincere lo scudetto da allenatore dopo averlo fatto da giocatore. Non esserci riuscito, ma soprattutto non averne avuto la possibilità, è una grossa delusione.

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La nuova Serie A è alle porte e mai come quest’anno sembra difficile provare a immaginare una scala di valori. Tutto fa pensare che l’Inter sarà ancora la squadra da battere. Sei d'accordo e ritieni anzi che i nerazzurri abbiano allargato il gap sulle altre avendo tenuto tutti i big ed avendo pescato con ampio anticipo nel mercato degli svincolati? O viceversa prevedi un campionato più equilibrato rispetto allo scorso anno?

I tifosi, almeno non quelli coinvolti direttamente, e gli appassionati si augurano sempre di assistere ad una lotta per lo scudetto incerta, che coinvolga cinque o sei squadre. Quella che non abbiamo avuto l’anno scorso, così come l’anno prima quando vinse il Napoli e neppure durante i lunghi anni di dominio della Juventus. L’Inter resta la squadra da battere, ma oltre al Milan anche Juventus e Napoli si stanno attrezzando e potranno provare a inserirsi nel discorso scudetto. Magari insieme all’Atalanta.

Cosa pensi invece dei movimenti del Milan? In tanti pensano che le vere rivali dell'Inter possano essere Juventus e Napoli. Eppure le idee sembrano essere buone. Pavlovic può dare solidità alla difesa e Fofana può proteggerla. Morata invece sembra il giocatore ideale per esaltare il gioco degli esterni. L'"incognita", se così si può dire, potrebbe essere proprio Fonseca? I tifosi si aspettavano una scelta di profilo diverso dopo Pioli.

Si è deciso di iniziare un progetto nuovo e l’allenatore merita fiducia. Fonseca non è referenziato? Alla fine, che si abbia un palmares ricco o meno, l’ultima parola è sempre quella del campo. Quindi bisogna lasciarlo lavorare. La speranza da tifoso è sempre quella che il Milan possa vincere il campionato o almeno lottare per farlo e riesca anche a fare grandi cose in Champions League come è nella storia di questo club. Come hai osservato, sul mercato stanno andando a rinforzare i ruoli chiave nei quali la squadra era carente. Morata e Pavlovic sono colpi importanti, ma mi aspetto ancora qualcos’altro per cercare di infastidire l’Inter. La cosa importante a mio avviso è che l’allenatore abbia a disposizione un attacco con almeno quattro o cinque giocatori di livello, cosa che non è sempre avvenuta negli ultimi anni. È giusto affidarsi a Leao che è un giocatore eccezionale, ma da solo non può bastare e del resto sarebbe sbagliato caricarlo di troppe responsabilità. Quando andrà incontro a giornate di scarsa vena devono esserci altri giocatori importanti ai quali affidarsi e che siano in grado di trascinare la squadra.

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Tu conosci bene l'ambiente dell'Atalanta. Stiamo parlando ormai di un club di primo livello e con notevoli possibilità economiche, che resta però una realtà di provincia. Pensi che sia logico puntare allo scudetto o al contrario alzare l'asticella potrebbe essere "pericoloso"?

Vedere un’Atalanta in grado di competere per lo scudetto sarebbe un sogno per la città e una cosa molto bella per tutto il calcio italiano. La famiglia Percassi è stata in grado di costruire un vero gioiello e la vittoria in Europa League rappresenta sicuramente un punto di partenza importante. Sono convinto che la società, pur senza mai perdere contatto con la realtà, riuscirà a tenere la squadra anche quest’anno su livelli molto alti, nonostante ci sarà da affrontare il doppio impegno campionato-Champions League.

Passando agli Europei finiti da qualche settimana, il torneo ha ribadito che la figura del 9 classico non va più di moda. Quella di Füllkrug è stata l'unica eccezione, ma non era titolare. Kane, peraltro un centravanti "ibrido", ha faticato, per non parlare di Scamacca. La Francia di fatto non l'aveva e nella Spagna Morata ha fatto il centravanti di manovra. Pensi che, dopo la svolta dell'era Guardiola, il calcio stia andando in questa direzione in via definitiva? I centravanti d'area, scattanti come eri tu, sembrano essersi estinti...

Il calcio sta andando inevitabilmente in questa direzione. Avere a disposizione un centravanti da 20 gol farebbe comodo a tutti e lo dico anche da allenatore. Allo stesso modo non posso trascurare il fatto che il calcio di oggi richieda una partecipazione costante al gioco anche agli attaccanti. Una presenza costante del maggior numero possibile di giocatori nelle due fasi ormai è indispensabile. Quelli che tu chiami “attaccanti scattanti”, come potevo essere io, oggi giocano essenzialmente sugli esterni per cercare di creare la superiorità numerica, ma capita sempre più spesso anche alle punte centrali di dover allargarsi. È difficile fare raffronti tra generazioni, perché rispetto ai miei tempi i calciatori hanno una fisicità molto diversa. Questo è il calcio totale, dove la corsa è fondamentale e dove la figura del falso 9 è sempre più diffusa, ma dove soprattutto non ci sono più ruoli fissi. L’esterno taglia in mezzo e il centravanti si allarga per creare spazi, la tendenza è questa. Anche gli altri ruoli sono andati incontro a cambiamenti. Ai miei tempi un centrocampista offensivo segnava qualche gol a campionato, oggi ne fanno almeno dieci oltre a fare il proprio lavoro in mezzo. Per non parlare dei difensori: saper marcare non basta più, è indispensabile partecipare con qualità alla costruzione del gioco.

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Per la prima volta dal 2008 la finale degli Europei non aveva giocatori che militano in Serie A. Che segnale è? Si dice che ci siano troppi stranieri, ma evidentemente non riusciamo neppure più a prendere i più forti se non a fine carriera, vedi Ronaldo e ora Varane. A te che hai lavorato e lavori tuttora con i giovani chiedo: i ragazzi non ci sono, non li vediamo oppure li consideriamo 'giovani' per troppo tempo e non ci puntiamo? E che idea ti sei fatto del flop dell'Italia? Regge la giustificazione di Spalletti di non aver avuto tempo? Il gruppo è parso stanco e anche in confusione per i tanti cambiamenti tattici effettuati.

Come tutti sono rimasto sorpreso e deluso dal rendimento dell’Italia agli Europei. Dall’esterno è sempre difficile giudicare, da settembre in poi Spalletti potrà lavorare in vista dei prossimi appuntamenti e potremo giudicare meglio il suo lavoro. Resta che la squadra sia parsa in effetti spenta sul piano fisico e mentale ed è strano perché quando si indossa la maglia azzurra, in particolare nella fase finale di un grande torneo, ci si aspetta che a mancare non siano entusiasmo e motivazione. Quanto ai giovani i successi delle Under sono importanti, ma non bastano per farci pensare che i nostri ragazzi siano davvero forti. Bisogna mostrare di esserlo quando si fa il salto nei grandi e non è facile, anche se va detto che non sempre viene data loro l’opportunità di riuscirci.

Per finire e ringraziandoti ti chiedo di parlarci del tuo Camp. Il "Maurizio Ganz Camp 2024" ha visto due sessioni, in Valcanale dal 30 giugno al 6 luglio e poi ad Arta Terme dal 7 al 13 luglio. Come sempre insieme al lato tecnico dell’apprendimento c’è stato spazio per momenti di animazione e divertimento.

Abbiamo festeggiato il decennale e questo ci rende molto orgogliosi. Anche quest’anno abbiamo vissuto un’esperienza molto positiva. Come piace dire a me è stata una settimana tipo di un ritiro precampionato, con due allenamenti al giorno, ma anche con momenti di svago con la disputa di tornei alternativi, sottolineando l'importanza del rispetto delle regole e dello stare insieme, che per ragazzi di questa età sono aspetti fondamentali. Mi piace citare chi ha lavorato insieme a me, rendendo possibile il successo del Camp anche quest’anno insieme ai nostri sponsor. Mio padre Ettore, mio figlio Simoneandrea, Andrea Cainero, il figlio del grande Enzo, e Federico Segato, che insieme a me nel 2015 ha fondato la GS Sport Events.