Patrick Cutrone: Milanista doc svenduto in un assordante silenzio societario

Pubblicato il autore: Federico Iacopini Segui

Sacrificio necessario? Cessione fisiologica? Necessario fare cassa?
Cerchiamo di non essere ridicoli, la cessione di Patrick Cutrone è stata l’ennesima dimostrazione che le politiche di investimento sui giovani italiani dei rossoneri sono solo fumo negli occhi. La società ha svenduto (18 milioni di parte fissa, un’inezia visti i prezzi di ora) il giocatore che incarna il milanismo meglio di tutti, come giustamente rammentato dal suo amico Manuel Locatelli, altro prodotto del vivaio svenduto con il risultato di soffrire di mancanza di uomini nel suo ruolo. Tornando a Patrick è eloquente la sua espressione a caldo una volta giunto a Malpensa nel suo percorso di verso l’Inghilterra. Cutrone è stato uno degli l’attaccanti più prolifici del Milan degli ultimi 3 anni, raggiungendo anche la doppia cifra in campionato, uno di quelli ai quali trovano pezzi delle gambe avversarie in bocca alla fine del match; uno che la testa ce l’ha eccome, uno che sa che vestire la maglia del Milan è un sogno e un punto di arrivo e non di passaggio, come è ormai opinione comune. Patrick con la maglia rossonera ci è cresciuto, letteralmente, facendo tutta la trafila delle giovanili e arrivando a giocare e ad essere decisivo con la maglia della prima squadra.

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Cutrone è l’ulteriore esempio che i talenti italiani non sono affatto tutelati nel nostro campionato, oltre che del fatto che la proprietà rossonera sembra essere incapace di ottenere quantomeno il valore oggettivo del giocatore nelle trattative in uscita. Rafel Leao, neo acquisto del Milan di Giampaolo, al quale vanno augurate tutte le fortune del mondo e si spera che possa aiutare il Milan con più gol e assist possibili, è stato pagato 30 milioni, in virtù dei suoi “numeri”, una stagione in Ligue 1 con 8 gol e bam il suo valore schizza alle stelle e il Milan ci si fionda. Un giocatore del 1999 con meno esperienza e con probabilmente  un po’ di talento in più (il che resta da dimostrare) vale 12 milioni in più di un ragazzo del 1998 del vivaio perfettamente integrato e che gioca a buoni livelli in Serie A, con anche decine di gol in gare ufficiali alle spalle. Quale è la spiegazione? Vantaggio economico? Beh, forse nell’ordine di idee di mettere a bilancio una plusvalenza, ma anche qui il gioco non vale la candela. Il ragazzo è un doppione di Piatek? E con questo? Tutti i grandi club hanno più giocatori nello stesso ruolo, per non parlare del fatto che Patrick ci ha abituati a giocare meglio dei compagni che gli sono stati davanti nelle varie gerarchie e di poter tranquillamente, con un po’ di rodaggio, giocare al fianco del pistolero polacco.
Quindi, quale è il motivo? La risposta sembra non esserci. Quello che invece c’è è la delusione dei milanisti e dello stesso Patrick e una società che farà bene a spiegare la cessione e farsi perdonare degnamente sul mercato, nonostante sarà difficile…

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