Wimbledon, Fritz dopo il k.o. contro Nadal: «Infortunio simulato? Non credo, ma...»


Nel match di quarti di finale di Wimbledon tra Taylor Fritz e Rafael Nadal è successo di tutto. Verso la fine del secondo set, il campione spagnolo ha avuto un problema agli addominali e sembrava sul punto di potersi ritirare (come gli chiedevano il padre e la sorella dello spagnolo), ma quel momento è stato un'arma a doppio taglio per il tennista americano. Fritz, infatti, è la seconda volta in carriera che si ritrova in una situazione del genere in un match di uno Slam e contro i due tennisti più forti al mondo, ma sembra non aver imparato ancora la lezione. Il giocatore numero 14 al mondo, infatti, agli Australian Open 2021 aveva vissuto una situazione simile a questa, ma non riuscì a completare la rimonta su Novak Djokovic nonostante quest'ultimo si fosse infortunato agli addominali nel corso del match, proprio come Rafa. La sconfitta di ieri, però, è ancora più difficile da accettare per l'americano. Ecco di seguito le sue parole in conferenza stampa.

Le parole di Taylor Fritz in conferenza stampa dopo la sconfitta con Nadal

Ecco le parole del tennista americano Taylor Fritz, n.14 del ranking ATP, dopo la sconfitta in rimonta contro Rafael Nadal:

SCONFITTA - «Dopo la fine della partita, avrei voluto piangere. Non mi ero mai sentito così. Questo è sufficiente per dire che questa è la sconfitta più dolorosa della mia carriera».

INFORTUNIO NADAL - «Non credo che abbia simulato un infortunio o qualcosa del genere. La velocità del suo servizio è scesa di 10-15 miglia orarie. Non lo avrebbe fatto se non ce ne fosse stato motivo. Sono sicuro che abbia giocato cercando di superare molto dolore. Capita spesso di avere piccoli infortuni durante un torneo e tutti cerchiamo di giocare nonostante questo genere di cose».

INTENSITA' DI GIOCO DOPO L'INFORTUNIO - «Quando la situazione sembrava molto difficile per lui nel secondo set, me ne sono accorto e ho iniziato ad essere meno aggressivo. Per un po’ è sembrato che non riuscisse a muoversi bene su alcuni colpi e il suo servizio ha perso velocità. Ma verso la fine del set abbiamo giocato diversi scambi lunghi in cui lo facevo muovere da una parte all’altra e ciononostante ha recuperato alcune palle imprendibili per molti giocatori normali. Così sono tornato a giocare come prima: ho pensato che non potevo trattarlo come se fosse stato infortunato. I recuperi che facevano sembravano normali, l’unica cosa diversa era la velocità del servizio».

RIMPIANTI - «Mi era sembrato che la situazione mi permettesse di giocare più in sicurezza, ma poi ho smesso perché mi sono accorto che per vincere dovevo giocare in modo normale”. Il rammarico più grande è però quello di non aver messo sufficiente pressione sull’avversario quando quest’ultimo si è trovato – per tre volte – a dover servire per restare nel match: “Quei game sono state le occasioni più grandi che ho avuto. Dovevo fare di più, dovevo almeno portarlo sul 30 pari, farlo pensare che se avesse perso il punto, sarebbe stato match point per me. Invece, non l’ho fatto sudare abbastanza in quei giochi, non gli ho messo pressione».

ATTEGGIAMENTO - «Penso di essere stato abbastanza aggressivo, nel modo giusto rispetto a come mi sentivo. Credo che se avessi provato a spingere di più, avrei fatto molti errori. Anche nel tie-break decisivo non mi sembra di aver fatto troppe cose sbagliate, ad essere onesto. Se potessi rigiocarlo, probabilmente cercherei di essere più aggressivo, ma è facile parlare dopo aver perso”. Un elemento del suo gioco che, però, a suo dire non ha funzionato è la risposta: “E’ stata piuttosto deludente. Ho persino risposto peggio quando ha iniziato a servire più lentamente. Quando serviva attorno alle 120 miglia all’ora (193km/h) nel primo set potevo fare uno swing più corto e usare la sua velocità per controbattere in modo più potente. Dopo dovevo generare più potenza e quindi fare uno swing più lungo ed è stato più difficile».