Ma quale Berlusconi, Agnelli, Thohir/Moratti e Pallotta. Si può essere importanti e influenti anche se ci si chiama Claudio Lotito, si ha un patrimonio non faraonico e si è amici e consiglieri di “opti pogba” Tavecchio. L’aquila laziale non volerà ad alta quota a livello calcistico da diversi anni, ma l’influenza del suo presidente, almeno in Italia, conta quanto come quella di Platini nel panorama calcistico internazionale. Ma com’è arrivato a tal punto? Di certo non basta parlare in latino quando tutti parlano italiano, non basta ritirare su un club dal fallimento come la Lazio “craniottiana” dello scudetto del 200o, dell’ultima Coppa delle Coppe, dei pomodori Cirio e del crac finanziario. Ci vuole qualcosa di più. Imprese di pulizie, manutenzione e sanificazione, società immobiliari e un’impresa di termogestione. E ancora, terreni alla periferia della capitale lungo la via Tiberina ed essere ammanicati anche in Lega Pro in quanto comproprietario con il potente Marco Mezzaroma (figlio di Gianni proprietario di un’importante azienda di costruzioni) della Salernitana calcio. Ma sopratutto qualche appalto illecito, come quelli ottenuti dalla Regione Lazio nel 1992 che gli sono valsi, alla tenera età di 35 anni, l’arresto nel novembre dello stesso anno.
Da giovane ambizioso a re degli appalti – Dopo la laurea in pedagogia, Lotito inizia a capire che forse avrebbe fatto meglio a prendere un percorso universitario più orientato sulla finanza e l’impresa. Ma non è mai tardi. Anche grazie ai contatti e le conoscenze del padre, dirigente di polizia, inizia a muovere i primi passi nella Roma che conta. Quella, scusate il gioco di parole, dell’influente costruttore Gianni Mezzaroma. Nell’87 fondò la Snam Lazio Sud, poi le imprese di pulizie Linda, Aurora e Bonadea e l’istituto di vigilanza Roman Junior Security. Il nome è ormai in circolo nei vicoli della Capitale e nei salotti buoni dell’imprenditoria e politica romana. Così è la volta della Provincia di Roma, Regione Lazio, l’Azienda ospedaliera Spallanzani, il Policlinico Tor Vergata, il reparto Scico della Guardia di Finanza, l’Archivio di Stato. Lotito è ora il re degli appalti.
La Lazio e il mondo del calcio – Poi il grande salto nel mondo del calcio grazie al contatto con Francesco Storace, nel 2004 presidente della regione Lazio e Walter Veltroni, sindaco di Roma, che sponsorizzano l’acquisizione. In un’intervista del 2010 a Radio Radio, l’ex governatore chiarì i suoi rapporti con massimo dirigente della Lazio: “Lotito divenne presidente quando io ero presidente della Regione. Chiese di poter acquisire la Lazio, attraverso una trattativa con la Banca di Roma che chiese alla Regione se veramente Lotito vantasse dei crediti verso la stessa. Noi rispondemmo di si, perchè così era. E con quei crediti comprò la Lazio che in quell’epoca era destinata al fallimento”. Così Lotito firma alle 20,45 del 19 luglio del 2004 un assegno di 21 milioni di euro, con cui diventa maggior azionista dei biancocelesti.
Scandalo Calciopoli – Neanche un anno dalla presa della presidenza (stagione 2005/06) e il novello presidente è già alle prese con la giustizia per illeciti commessi nella stagione 2004/05. Ma gli va di lusso. Lo scandalo delle partite truccate, che ha preso poi il nome di Calciopoli, si abbatte sul calcio italiano e non risparmia neanche la Lazio. La Commissione d’Appello Federale condanna a 3 anni e 6 mesi d’inibizione (e 100mila euro di multa) Lotito. Per la squadra invece è prevista la retrocessione d’ufficio in Serie B. Il 27 ottobre, però, la Camera di Conciliazione del Coni riduce a 4 mesi di inibizione la condanna e per la Lazio niente retrocessione, solo una penalizzazione di 3 punti nel campionato successivo.
Lotito al giorno d’oggi – Insomma, sono passati anni e il presidente biancoceleste si è fatto le ossa e conoscenze anche nel mondo del calcio. Conoscenza, anzi vera amicizia, sopratutto con Carlo Tavecchio, attuale presidente della Federazione italiana Calcio. Un contatto ottimo per entrare anche nei meandri degli azzurri come consigliere federale del team Nazionale. Lotito è onnipresente ora. Tanto da riuscire a entrare anche negli spogliatoi all’esordio della nuova Italia di Antonio Conte. Si sente influente, anche da polemizzare e deridere per il suo strabismo un certo Marotta, dg della Juve, che di calcio, e lo dicono i risultati, la sa lunga. Be’, che dire, mentre Marotta comunque vede bene i suoi obiettivi e risultati, nonostante il problemino ottico, il giaguaro Lotito, anzi il gattopardo, non sembra neanche osservare alla lontana decollare la sua aquila.