Esclusiva, Pizzul: "Juve attenta, col Monaco hai tutto da perdere. Roma? Crollo vertiginoso e inaspettato"

intervista bruno pizzul

Voce storica del calcio italiano, telecronista della Nazionale per la RAI dall' '86 al 2002. Persona umile e disponibile, amata da tutti. Una voce indimenticabile che ha unito l'Italia e che lega diverse generazioni, accomunate dalla passione per il calcio ed i colori azzurri: Bruno Pizzul. Con lo storico giornalista friulano abbiamo parlato del momento attuale del calcio italiano, della sua carriera e delle sue memorabili telecronache.

Buongiorno Bruno, com'è iniziata la tua carriera da telecronista?
"In realtà non avrei mai pensato di intraprendere questa strada, anzi quando da ragazzino giocavo a calcio nutrivo una certa antipatia verso la categoria dei giornalisti. Poi il caso ha voluto che Radio Trieste desse notizia di un concorso radiofonico per la Rai, a cui non si presentò nessuno. Così inviarono degli inviti ai giovani laureati della regione e dopo alcuni colloqui - in cui incontrai Paolo Valenti (conduttore storico di 90° minuto ndr) che mi fece partecipare ad un corso di preparazione professionale per telecronisti RAI -  sono stato assunto".

Un' ascesa rapida, la tua, verso il grande palcoscenico:
"Si, diciamo che dall'oggi al domani mi sono ritrovato a fare un lavoro al quale non avevo mai pensato. Appena due mesi dopo mi hanno mandato a fare il quarto telecronista ai Mondiali messicani del 1970, quindi posso dire di non aver fatto assolutamente la gavetta. Oggi giorno non credo sia percorribile questa strada..."

Proprio a riguardo di quanto detto, com'è cambiato il mondo del giornalismo negli anni?
"Il giornalismo in generale è cambiato in rapporto al modo in cui è cambiata la società, soprattutto a causa della presenza ingombrante dei nuovi mezzi di comunicazione. La figura del giornalista sportivo si è molto modificata rispetto ad una volta: il lavoro è diventato molto più redazionale, "sedentario", molto meno avventuroso di quanto fosse una volta. Per i giovani è molto più difficile farsi strada in questo campo, perciò raccomando pazienza, passione e coraggio".

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Cosa ne pensi della Juventus di Allegri e dove credi che possa arrivare in Europa?
"Per quella che è la qualità media del campionato italiano, la Juventus è chiaramente una superpotenza; ciò è testimoniato dall'ampio vantaggio in classifica rispetto alle avversarie. In Europa può legittimamente aspirare a superare un altro turno ed approdare alle semifinali, in virtù anche di un sorteggio favorevole. Allegri ha rinforzato molto la sua posizione, che al suo arrivo era stata messa in discussione, e sta dimostrando si saper guidare molto bene la squadra".

Non sarà facile come sembra contro il Monaco
"Probabilmente tra le superstiti in Champions League il Monaco è la squadra con la caratura minore, ma al tempo stesso è un abbinamento insidioso: se i bianconeri avessero incontrato una corazzata, un' eventuale eliminazione avrebbe potuto essere giustificata mentre se le cose dovessero andar male si tornerà a parlare di Juventus e di calcio italiano inadeguato per i livelli europei. Poi l'esperienza dovrebbe insegnarci che quando pensiamo che le nostre squadre siano state fortunate nel sorteggio, poi usciamo con le ossa rotte. Mi riferisco in particolare alla nostra Nazionale nei due ultimi mondiali."

Ti aspettavi il crollo della Roma?
"Una caduta così vertiginosa non me l'aspettavo. Sembrava che la Roma fosse in grado di esprimere un bel calcio, poi pian piano sono venuti a mancare giocatori importanti sul piano della forma fisica e di alcuni infortuni. La squadra ha finito per subire inevitabilmente le pressioni ambientali e lo stesso Garcia ha capito che fare calcio a Roma è difficilissimo. Ora il tecnico deve fare i conti, oltre che con il rendimento della sua squadra, anche con la sua posizione personale".

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Sul campionato difficile delle milanesi che idea ti sei fatto?
"Qualcosa di meglio era lecito attendersi. Sicuramente Milan e Inter non hanno rose per puntare allo scudetto, ma almeno avrebbero potuto aspirare ad una qualificazione europea, con qualche possibilità anche di puntare al terzo posto. Ora invece le due squadre, da sempre abituate ad altre tradizioni, devono accontentarsi di fare una sorta di gara per la supremazia cittadina".

Qual'è stata la tua telecronaca più emozionante?
"Purtroppo la telecronaca che mi è rimasta più impressa nella mente non è stata la cronaca di una partita, ma la cronaca di una notte tremenda, all'Heysel... Di fronte a quella esperienza umana, prima ancora che professionale, non c'è nessun altro confronto ammissibile. E' un fatto che ricorderò sempre con molto dolore".

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Per concludere, quanto ti è dispiaciuto non aver commentato una vittoria della nostra Nazionale? "Non ho mai perso il sonno per non aver potuto raccontare una vittoria dell'Italia. L'avrei fatto volentieri ma non è stato di certo un dramma per me. Mi è dispiaciuto soprattutto che non abbiamo vinto il Mondiale di Italia '90 e gli Europei del 2000 con Zoff in panchina, quando la vittoria era ad un passo".