SuperNews ha avuto il piacere di intervistare Gaetano Fontana. Da calciatore ha vestito diverse maglie, fra le quali quelle di Napoli, Fiorentina e Catanzaro. Oggi è allenatore della Turris, club campano che milita in Serie C. Gaetano Fontana ha ricordato i suoi anni passati in maglia azzurra, i primi della gestione De Laurentiis.
Benvenuto Gaetano Fontana. In Serie A il campionato sembra avere un solo padrone. Tra società, allenatore e calciatori, di chi è il principale merito di questa cavalcata trionfale?
Io sono un fautore del concetto che quando si vince il merito è di tutti. Siccome non stiamo parlando di Milan, Inter, Juventus che hanno un po’ segnato la storia del campionato, quando si tratta di Napoli c’è da fare una distinzione. Credo che la società abbia un merito enorme perché negli anni ha saputo investire, soprattutto nel decennio dove c’è stato lo strapotere della Juve. È andata avanti anche quando i tifosi andavano addosso al Presidente perché secondo loro non investiva in maniera adeguata per vincere il campionato. Alla lunga De Laurentiis aveva ragione, come sempre è capitato, perché è riuscito a portare il Napoli a uno standard incredibile a livello italiano ed Europeo.
Tu hai vissuto in maglia azzurra, l’alba dell’era De Laurentiis. Cosa ricordi di quell’esperienza?
C’era una grande voglia di ritornare a fare calcio vero. I sentori erano quelli di una società vera, forte e futuristica. Vincere non è mai facile nemmeno nei campionati minori e fatta eccezione del primo anno che siamo partiti in ritardo, il Napoli ha saputo fare una cavalcata trionfale. Un’escalation continua fino all’Europa.
Da calciatore oltre alla rinascita del Napoli, hai vissuto anche il ritorno nel calcio che conta della Fiorentina. La squadra di Italiano divide la tifoseria fra contestatori che vorrebbero di più ed estimatori che invece apprezzano la Viola. Secondo te qual è la vera dimensione del club toscano?
L’anno scorso hanno fatto un grande campionato, un piazzamento importante e quest’anno si aspettava la conferma agli stessi livelli, invece all’inizio dell’anno c’è stata una falsa partenza. Sono certo che Italiano riuscirà a trovare una quadra anche nel mettere equilibrio in questo nuovo corso. Perché va detto che oltre a tanti infortuni subiti quest’anno, l’anno scorso c’erano anche altri interpreti, uno su tutti Torreira. Io comunque sono estimatore di Italiano perché per me è un grande tecnico.
Com’è iniziata la tua carriera di allenatore?
Sono partito da lontano, dalla Serie D, perché ho preferito non accelerare i tempi. Mi aspettavo un percorso leggermente diverso, un po’ più semplice. Invece è stato tortuoso, perché il primo anno fra i professionisti a Nocera, incappammo in quella disgraziata avventura che ci vide coinvolti nella controversia causata dalla partita con la Salernitana. In seguito subimmo delle squalifiche che compromisero il continuo del percorso. Adesso sto cercando di recuperare il tempo perduto. Anch’io come da atleta mi sono fissato degli obiettivi che voglio raggiungere attraverso il lavoro da campo però ovviamente c’è bisogno di lavoro e di perseveranza.
Proprio la perseveranza è quello che servirà alla Turris per uscire dalla zona play-out?
Si, assolutamente. Serve continuare a lavorare così come stanno agendo i ragazzi, anche in questo momento nel quale i risultati non danno merito a quanto di buono stiamo facendo. A mio avviso solo così possono arrivare i risultati, non ci sono altre strade. Gli ingredienti giusti per arrivare alla salvezza sono composti dal lavoro unito alla loro qualità.
Secondo lei chi è favorita per la promozione in B?
Senza dubbio il Catanzaro. Hanno una rosa importante, profonda e di grande qualità. Vantano calciatori come Ghion, Iemmello e Brignola che sono un lusso per la categoria. Le loro secondo linee giocherebbero titolari in qualsiasi altra squadra e questo la dice lunga sulla forza della rosa. Stanno facendo un grande campionato e i numeri parlano chiaro.