Intervista esclusiva a Guido Schittone: "Caso Red Bull danneggia la F1. Ferrari? Hamilton-Leclerc come Prost e Senna. Sainz seconda guida ideale"
La nostra redazione ha intervistato il popolare giornalista e telecronista. Il punto di vista qualificato di una voce storica della F1 sulle prime battute della nuova stagione. Dalle tensioni in casa Red Bull alle prospettive della Ferrari, in pista e non solo.
Si dice che il primo GP dell'anno in Formula 1 non sia indicativo. Lo strapotere della Red Bull e in particolare di Max Verstappen sembra aver cambiato la storia. Quella apertasi in Bahrain può essere un’altra stagione dominata dall’olandese. Per fare le carte al Mondiale a poche ore dal GP d'Arabia Saudita la redazione di SuperNews ha raggiunto Guido Schittone. Al popolare giornalista, scrittore e volto televisivo, voce storica della F1 negli anni ’90 e tuttora telecronista ufficiale dei campionati italiani Gt Sprint e Porsche Carrera Cup Italia, abbiamo chiesto un parere anche sul caso Horner, che sta scuotendo la Formula 1. Non poteva mancare un'opinione sulla nuova Ferrari, che in Arabia si presenterà con il pilota di riserva Oliver Bearman al posto di Carlos Sainz, fermato dall'appendicite.
Schittone, grazie per aver accettato il nostro invito. Avrei voluto iniziare parlando di “campo”, ma l’attualità impone una riflessione sul caso Horner. Da uomo di comunicazione che idea si sta facendo di questo polverone? Tutto sembra essere legato alla lotta intestina in seno alla Red Bull. Ritiene che nel lungo periodo la scuderia possa risentirne a livello di risultati?
Inizio con il dire che quanto sta accadendo non fa bene alla Formula 1 e che non mi piace come la cosa è uscita. Denunce subdole e accuse al momento solo presunte e non chiare. È chiaro che è in corso una lotta di potere tra Chalerm Yoovidhya, il magnate thailandese che detiene il 51% dell’azienda, e il “filone” facente capo al figlio di Dieter Mateschitz. Yoovidhya è pro Horner, che è stato colui che ha permesso alla scuderia di trasformarsi da un team medio a squadra dominante, mentre l’altro “gruppo” ha dalla propria parte il padre di Verstappen. Entrambe sono fazioni forti. Per il momento non penso che la tensione possa ripercuotersi sui risultati, ma nel lungo periodo il rischio c’è perché una squadra vincente deve essere forte e unita. Sullo sfondo c’è anche il rischio di un addio di Max alla Red Bull, ma per adesso ritengo questa ipotesi remota.
In pista infatti la Red Bull è stata subito dominante e sembra addirittura più forte rispetto al 2023. La Ferrari però c’è, anche se il primo GP dell’anno ha dato esiti contrastanti in particolare per Leclerc. Secondo lei le Rosse quest’anno potranno essere più vicine alle Red Bull e magari sognare di rendere più combattuta la lotta per il Mondiale costruttori? E come si spiega l’anomalo problema ai freni accusato da Leclerc?
Partirei dai dati e allora diciamo che dopo le prove libere, i cui tempi sono quelli che contano di più perché disputate con il serbatoio pieno, il distacco della Ferrari dalla Red Bull era di tre decimi al giro. In gara però è stato molto superiore. In generale è troppo presto per capire come potrà andare la stagione. Neppure dal circuito di Gedda mi aspetto risultanze tecniche significative, essendo un cittadino veloce. Qualcosa di più sui rapporti di forza lo potremo capire dopo Melbourne. Quel che è certo è che la Ferrari è migliorata rispetto al 2023. Lo hanno ammesso anche gli stessi piloti, la SF-24 è una macchina più gentile con le gomme e anche più naturale e divertente da guidare. Il "guaio" è che sembra essere migliorata anche la Red Bull. Quanto al problema ai freni di Leclerc non sapremo mai la verità, come accade sempre in F1, ma tutto fa pensare a un errore umano, più che a un problema di fondo della vettura.
In Bahrain sono state subito scintille tra Leclerc e Sainz, almeno in pista, con i due sorpassi dello spagnolo. Carlos sarà costretto a saltare l'Arabia, ma come immagina la convivenza tra i due in questa stagione anomala che precederà l’arrivo di Hamilton? E che effetto avrà l’avvento di Lewis sul percorso di Charles?
La Ferrari ha due ottimi piloti. Sainz ha una visione tattica molto precisa, sbaglia di rado ed è molto affidabile. Direi che è una seconda guida perfetta, ma nel senso migliore del termine, perché porta tanti punti e fa contenti tutti all’interno della squadra. La Ferrari ha scelto di puntare su Leclerc che è un grandissimo pilota, al quale purtroppo però le cose vanno spesso storte. Nelle sue gare c’è spesso qualcosa che non va e questo è un peccato. Charles deve ancora crescere nella rifinitura tecnica della vettura, ma il suo vero problema è che si sente di dover dimostrare di essere forte e questo finisce per innervosirlo. Tutti questi problemi però dipendono anche dal fatto che guida una macchina non vincente. Se si inizia a vincere con continuità si diventa anche più sicuri di sé stessi. Credo che l’arrivo di Hamilton possa solo fargli bene. Parliamo di uno dei piloti più forti di sempre e molto carismatico, del migliore della propria generazione e di un vero asso la cui popolarità travalica lo sport, come accadde a Senna. La loro convivenza la immagino come quelle tra Prost e Lauda e tra Prost e lo stesso Senna in McLaren. Prost imparò molto da Niki e lo stesso fece Ayrton da Alain. Noi ci ricordiamo solo degli scontri e delle tensioni, ma pur essendo rivali nello stesso team correre insieme si rivelò molto utile per i piloti più giovani. A Leclerc può accadere lo stesso.
Per chiudere mi consenta una domanda “amarcord”. Schittone, 33 anni fa lei fu tra le voci dei primi GP trasmessi sulle reti Fininvest. Le chiedo che ricordi ha di quella “rivoluzione”, se le capita di pensarci con nostalgia e come è cambiato oggi il modo di raccontare il motorsport in tv.
Sono abituato a vivere il presente, il passato non dico che lo dimentico, ma non mi ci si soffermo tanto… Diciamo che nel mio piccolo ho fatto parte della storia della F1, così come è vero il contrario. Tuttavia non vivo questo con nostalgia e non solo perché lavoro ancora all’interno di questo ambiente, faccio tante telecronache e praticamente sono sempre in pista. Il modo di raccontare il motorsport è cambiato di pari passo con lo sport stesso. Un tempo si era tutti amici, piloti, giornalisti e pure meccanici. C’era più commistione e complicità, per certi versi il compito del giornalista era più semplice, mentre oggi è più difficile riuscire ad indagare e a conoscere bene i protagonisti. Anche il linguaggio è si è modificato. È meno tecnico e si ricerca lo spettacolo anche quando non c’è, ma forse è solo una conseguenza dei tempi che sono cambiati. Mi sono dovuto aggiornare anche io…