Intervista esclusiva a Omar Camporese: "Sinner ha svoltato grazie al servizio. Può vincere Wimbledon. Paolini? Vi svelo il suo segreto"

La nostra redazione ha intervistato il popolare ex tennista bolognese, oggi allenatore e commentatore tv. Al centro della chiacchierata il punto sulle prospettive di Jannik alla vigilia dei Masters 1000 statunitensi e della stagione sulla terra, ma non solo.

Unico tennista imbattuto nel 2024, Jannik Sinner è pronto per entusiasmare ancora gli italiani durante il “Sunshine swing”. Dopo aver vinto il torneo di Rotterdam tre settimane dopo il trionfo agli Australian Open, gli appassionati di tutto il mondo del tennis sono pronti per godersi le gesta del neo-numero 3 del mondo nei primi Masters 1000 della stagione, Indian Wells e Miami. Per capirne di più sul momento magico e sulla crescita di Jannik la redazione ha raggiunto Omar Camporese. L'unico azzurro capace di vincere a Rotterdam prima dello stesso Sinner è oggi allenatore e commentatore per la Rai. Uno dei tennisti italiani più forti di sempre sul veloce si è sbilanciato con noi sugli ancora ampi margini di crescita del campione di Sesto Pusteria.

Camporese, Sinner sembra essere diventato una macchina perfetta. Dopo l'impresa a Melbourne ha trionfato anche a Rotterdam con apparente facilità. Jan è freddo nei colpi decisivi, tattico quando serve, oltre che migliorato in maniera esponenziale al servizio. Si aspettava una crescita così impetuosa? Quanto è merito del suo talento e quanto del lavoro del suo nuovo staff? Che previsioni si sente di fare per i prossimi tornei e i prossimi Slam?

Direi che è un mix delle cose che ha elencato. Il talento naturale di Jannik è noto ed evidente, ma va anche dato il giusto merito al gran lavoro del suo team che lo segue in maniera impeccabile. Dal punto di vista tecnico il salto in avanti più grande l’ha fatto con il servizio. Prima gli capitava di tradire un po’ di nervosismo in qualche partita proprio perché non si sentiva tranquillo alla battuta, ora è tranquillo perché sa che questa è diventata una delle sue armi principali. Credo che la "scintilla", se così si può dire, sia scoccata durante le ATP Finals. Sinner ci è arrivato conscio mentalmente di potersi giocare i massimi traguardi, anche il primo posto del ranking. La vittoria in Coppa Davis, dove è stato decisivo, ha fatto il resto. In Australia poi ha giocato benissimo in tutte le partite, vincendo con merito. Adesso siamo tutti curiosi di sapere cosa riuscirà a fare sulla terra, dove farà più caldo e gli scambi saranno più lunghi. Lì si capirà davvero quanto Jannik impiegherà per andare a prendere Djokovic, ma penso sia solo una questione di tempo. Quanto a Wimbledon penso che Sinner possa essere tra i favoriti, è molto cresciuto rispetto alla semifinale persa contro Djokovic lo scorso anno.

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Camporese, la sua carriera è ricca di partite indimenticabili contro top players, dalle vittorie su Lendl, Ivanisevic e Stich alle “maratone” contro Becker. Partendo dalla sua considerazione sul “click” avuto da Sinner contro Djokovic a Torino come si spiega la flessione alla quale è andato incontro Carlos Alcaraz proprio dopo la vittoria a Wimbledon su Nole? In tanti pensavano che lo spagnolo fosse più forte di Sinner, ora si stanno ricredendo…

Iniziamo con il dire che Alcaraz ha due anni in meno rispetto a Jannik, ma al momento ha vinto uno Slam in più. Nel corso di una stagione, in particolare per un atleta così giovane, è normale andare incontro ad alti e bassi, soprattutto sul piano psicologico. Carlos e Jannik saranno i due atleti che domineranno la scena nei prossimi anni, ma non è detto che il 2024 sia già l’anno buono per “detronizzare” Djokovic. Novak è ancora l’uomo da battere in tutti i tornei ed ha peraltro un buon margine su entrambi in classifica. Penso possa gestirlo per tutto l’anno.

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Purtroppo però per un Sinner che vola il tennis italiano sta avendo a che fare anche con le crisi di Berrettini e Musetti. Matteo è stato frenato come sappiamo da tanti guai fisici, mentre Lorenzo ha iniziato il 2024 male come aveva finito il 2023. Come si spiega le difficoltà che sta incontrando un ragazzo così talentuoso? Da ex doppista di livello ritiene che per riprendersi possa essere utile giocare più match in doppio come ha dichiarato di voler fare Musetti?

Io ho un debole per Musetti e non da oggi. Sarò romantico e un po’ retrò, ma se c’è un motivo per cui il tennis di oggi mi piace poco è che non vedo più tanti giocatori tecnici. Musetti è tra questi. Mi entusiasmo per giocatori in possesso di un talento come quello di Lorenzo, che tecnicamente è uno dei tennisti più puliti del circuito. In un’intervista mi sono state attribuite parole che non ho detto, perché non penso che Musetti si “piaccia troppo”. Semplicemente in Coppa Davis alla Rai dissi che uno in possesso del suo talento non può giocare quattro metri fuori dal campo, ma molto più vicino alla linea di fondo. Può non essere ancora così forte sul piano mentale, ma ha un talento straordinario e un rovescio che entusiasma. Può ancora crescere e arrivare molto in alto. Il doppio può sicuramente aiutarlo e lo dico per esperienza. Io lo giocavo per allenarmi, ma anche per migliorare alcuni colpi come la risposta o il gioco a rete. L’Italia è messa bene anche nel doppio in ottica Davis. Sono ottimista per il dopo Fognini e Bolelli: Sinner può giocare con tutti, Sonego ha già fatto ottime partite e oltre a Musetti non dimentichiamo Vavassori.

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Per concludere Camporese non posso non farle una domanda sulla crescita impetuosa di Jasmine Paolini, che ha incantato tutti a Dubai. Potremmo aver trovato una nuova stella anche nel circuito femminile dopo qualche anno di “vuoto” ad altissimi livelli?

Nel tennis italiano per strane coincidenze non spiegabili non abbiamo mai avuto campioni di valore assoluto in contemporanea nel maschile e nel femminile. Quando andavano molto bene i ragazzi non accadeva lo stesso per le donne e viceversa. Adesso forse la tendenza può cambiare. Non so dire se Jasmine possa arrivare a impensierire le più forti del mondo. Per adesso sta sorprendendo tutti, sono particolarmente contento per lei e pure per il suo allenatore che è un mio caro amico. Con Renzo Furlan ho condiviso tante partite e tanti allenamenti, è un ragazzo che stimo molto, quindi la crescita di Paolini non mi stupisce perché so che dietro c’è il grande lavoro di Renzo.