Gianluca Vialli, l'anniversario della morte. Pessotto: "Sei stato una guida"
E' già passato un anno da quel tragico 6 gennaio 2023 giorno della morte di Gianluca Vialli. L'ex bomber di Sampdoria, Juventus e nazionale ha lasciato questo mondo in punta di piedi, lasciandosi alle spalle sbigottimento e disperazione per una notizia che purtroppo era già da tempo nell'aria

Gianluca Vialli se n'è andato il 6 gennaio 2023 e nell'anniversario della sua morte il dolore di tutti quelli che gli hanno voluto bene non si placa. Un anno senza Vialli è passato via velocemente eppure il ricordo delle sue imprese e del suo essere uomo sempre e comunque ed in ogni circostanza non si placa. L'ex attaccante della Cremonese, della Sampdoria, della Juventus, del Chelsea e della nazionale ha saputo unire nel ricordo l'affetto di tutti oltre ogni appartenenza di colore.
Vialli è stato il ragazzo in cui tutti si sono rivisti almeno una volta. Calzettoni abbassati alla Sivori e folta chioma di riccioli per conquistare la gloria e la fama del calcio. Partendo dalla provincia italiana ha saputo a suon di gol e prodezze conquistarsi la gloriosa maglia della Sampdoria con cui ha scritto la pagina storica dello scudetto blucerchiato assieme al gemello del gol Roberto Mancini. Un anno fa durante il minuto di raccoglimento prima di Juventus-Udinese Gianluca Pessotto lo ha ricordato come meglio non avrebbe potuto: "Sei stato una guida".
Gianluca Vialli, l'anniversario della morte: il bomber di tutti
E Vialli una guida lo è stato per tutti. Per tutti i tifosi che spesso ha saputo prendersi sulle spalli e condurre alla gloria. Il tricolore della Sampdoria. La Coppa dei Campioni della Juventus. La rinascita del Chelsea. L'Europeo della nazionale. Ovunque sia stato ha saputo lasciare il segno all'interno dei cuori e del ricordo di tutti. L'anniversario della sua morte è uno dei momenti in cui si deve ricordare ai bambini di oggi chi è stato Gianluca Vialli. Un bomber vero, ma un bomber di tutti.
L'ultima magia è quell'Europeo conquistato da dirigente al fianco dell'amico di sempre Roberto Mancini e degli "inseparabili" sampdoriani che ne componevano lo staff tecnico. Una presenza fondamentale di quella spedizione trionfale capace di battere gli inglese a casa propria e riportare un trofeo internazionale in Italia a distanza di 15 anni dal mondiale di Berlino. Una vita passata a sfidare tutto e tutti ma sempre con il sorriso e con i calzettoni abbassati. Con coraggio ma anche con sfrontatezza e genialità che può permetterti, con l'assist giusto, di segnare in rovesciata o farti fare breccia nel cuore della gente.